Somalia il peschereccio dei misteri

Bloccato con otto marinai nel porto di Bosaso, a bordo ci sarebbero uomini armati CORNO D'AFRICA Bloccato con otto marinai nel porto di Bosaso, a bordo ci sarebbero uomini armati Somalia, il peschereccio dei misteri Sequestrata una nave italiana: deve pagare i debiti NAIROBI. «Stanno bene e non hanno mai avuto la sensazione di correre pericolo o di subire minacce», ma anche «il comandante si rifiuta di parlare». Notizie contraddittorie, dunque, sulla sorte degli otto marittimi italiani a bordo del motopeschereccio «Airone» bloccato da alcuni giorni nella rada di Bosaso, a Nord della Somalia. Ieri, da quanto si è appreso da fonti diplomatiche, è stato stabilito un contatto via radio con il capitano della nave dall'unità di crisi della Farnesina, come pare avvenga frequentemente da quando - il 10 agosto scorso l'armatore ha avvertito della situazione il ministero degli Esteri. Contatti sono in corso anche con Yusuf Mohamed Ismail «Bari Bari», dirigente del Fronte somalo per la salvezza democratica (Ssdf) che ha trattato l'intesa sui diritti di pesca ieri al centro della vertenza che potrebbe risolversi con il pagamento di una sorta di multa. A bordo della nave ci sarebbero sei uomini armati. Sarebbe del tutto da escludere, comunque, ogni movente politico per il blocco della nave. Nel pomeriggio di ieri una delegazione di autorità di Bosaso si sarebbe recata a bordo del peschereccio per compiere un sopralluogo e comunicare le condizioni del rilascio. Non essendo ancora stata chiesta una somma di danaro, né essendo stato impedito al comandante Spina di utilizzare la radio di bordo per comunicare con l'Italia e con i dirigenti della «Meridionalpesca», non si può affermare che il peschereccio sia sotto sequestro. Sarebbe più corretto rilevare che il battello ed il suo equipaggio sono stati fermati dalle autorità del porto di Bosaso per accertamenti concernenti una vertenza di tipo commerciale su eventuali mancati pagamenti di royalties sul pescato. Nessun elemento di conferma si è peraltro avuto finora sulla ricostruzione giornalistica, pubblicata dal quotidiano «L'Indipendente», secondo la quale somali armati si sarebbero nascosti sull'«Airone» prima del 13 agosto durante la sosta nel porto di Gibuti, ed avrebbero poi dirottato il peschereccio verso Bosaso. Ieri a Mogadiscio, intanto, una dozzina di dipendenti occidentali del programma alimentare mondiale (Pam) sono stati sequestrati nella palazzina che ospita abitazioni e uffici da una sessantina di somali armati che hanno circondato il complesso. Proprio di fronte vi è un comando di caschi blu nepalesi che non sono intervenuti. La notizia è stata data dal portavoce militare Unosom, maggiore Richard McDonald, secondo il quale «il personale non è sotto diretta minaccia delle armi». I somali, infatti, si sarebbero limitati a circondare l'edificio senza sparare e senza tentare di entrarvi. Sempre secondo la fonte Unosom, l'episodio potrebbe essere stato originato da un contrasto su compensi pretesi dai somali per servizi forniti al personale Pam. Nella città la situazione negli ultimi giorni è relativamente tranquilla, dopo che sono cessate due settimane fa le sparatorie tra clan rivali. E' ancora in possesso dei suoi rapitori una operatrice umanitaria svedese dell'organizzazione religiosa «Swedish church relief». Non risulta che sia stato chiesto alcun riscatto per il rilascio della donna. Riguardo alla forza di pace internazionale in Somalia, ieri il segretario generale dell'Onu Boutros Ghali in un rapporto al Consiglio di Sicurezza ne ha suggerito una riduzione. «La forza internazionale - scrive Ghali - dovrebbe essere ridotta dai 18.700 effettivi presenti ai 17.200 entro la fine di settembre e a 15.000 verso la fine di ottobre. Se non si registrerà alcun progresso nella situazione somala entro la fine di settembre il Consiglio di sicurezza dovrà decidere per quanto tempo ancora intende mantenere una forza di 15 mila uomini a protezione dell'operazione umanitaria». Nel rapporto il segretario generale sottolinea che l'operazione avrebbe dovuto da tempo privilegiare la ricostruzione agli obiettivi militari, ma aggiunge che qualsiasi sforzo in tal senso è stato compromesso dalla «lentezza del processo di riconciliazione politica e un deterioramento progressivo delle condizioni di sicurezza». «La mancata collaborazione delle fazioni in guerra venute meno agli impegni presi - afferma Ghali - solleva dubbi circa la serietà del loro impegno nei confronti della pace e della riconciliazione nazionale». «In tale contesto - conclude - alcuni membri del Consiglio di Sicurezza e Paesi donatori hanno fatto sapere di non essere più preparati a fare fronte indefinitivamente all'onere finanziario che comporta l'operazione di peacekeeping». [Ansa-Agi] Il motopeschereccio Airone bloccato nella rada di Bosaso

Persone citate: Boutros Ghali, Corno D'africa, Ghali, Richard Mcdonald, Yusuf Mohamed Ismail

Luoghi citati: Bosaso, Gibuti, Italia, Mogadiscio, Nairobi, Somalia