Una bomba ad alta tecnologia di Piero Bianucci

Una bomba od alta tecnologia Una bomba od alta tecnologia Al decollo 2000 tonnellate di carburante della navicella i segreti SONO cinque i computer che controllano lo shuttle. Cinque parallelepipedi marchiati Ibm che misurano 19 centimetri per 25 per 49 e pesano appena un diciottomillesimo della navetta spaziale al decollo. E' stata la loro intelligenza di silicio a evitare una tragedia ieri a Cape Canaveral, un secondo e nove centesimi prima che si accendessero i razzi a combustibile solido e si superasse quindi il punto di non ritorno. I cinque computer sono tutti identici e si scambiano le rispettive informazioni 450 volte al secondo. Uno solo basterebbe a dirigere le operazioni automatiche del lancio e delle altre fasi della missione. Ma per ovvi motivi di sicurezza si è voluto disporre sulla navetta spaziale della massima ridondanza mai applicata nella storia del volo. Devono la loro vita a questa mai eccessiva prudenza i sei astronauti che avrebbero dovuto portare in orbita per la seconda volta X-Sar, il radar italo-tedesco che ha già dato ottimi risultati nell'osservazione della Terra dallo spazio a fini di tutela ambientale. Lo shuttle è virtualmente una bomba dalla potenza esplosiva terrificante. Al decollo pesa 2020 tonnellate, e sono quasi tutte carburante. Il serbatoio esterno, lungo 48 metri, contie¬ ne 603 tonnellate di ossigeno liquido a 147 gradi sotto zero e un centinaio di idrogeno a 251 gradi sotto zero. Due condotti di 43 centimetri di diametro trasportano i liquidi ai tre motori, capaci di una spinta di 210 tonnellate ciascuno. Si accende prima il motore numero 3, poi il 2, poi l'uno. In 8 minuti le 700 tonnellate di propellente sono bruciate. Meno ancora dura il funzionamento dei due booster, ognuno dei quali brucia 503 tonnellate di combustibile in 2 minuti e 3 secondi. Già due volte la missione era stata bloccata in extremis, tre secondi prima del lancio, con due motori accesi. Ma ieri per la prima volta l'arresto si è avuto quando tutti e tre i motori erano in funzione. Ancora un attimo e i razzi ausiliari avrebbero fatto staccare dalla rampa la navetta, che con un motore in avaria si sarebbe trasformata in una bomba impazzita, del tutto incontrollabile, mettendo a rischio anche le migliaia di persone che seguivano il lancio. Ci vorrà tempo per accertare che cosa è successo, ma a un primo esame risulta che la temperatura del motore numero 3 era salita eccessivamente, pare per un guasto alla turbopompa o per una fuga di idrogeno. Questa seconda ipotesi è avallata dal fatto che una fiammata ano- mala sarebbe uscita lateralmente. Fatto sta che tecnici e pubblico hanno visto arrivare a 000 il display del conto alla rovescia, mentre lo shuttle, invece di staccarsi da terra in un boato percepibile a cento chilometri di distanza, rimaneva attaccato alla rampa 39, avvolto in una nuvola dì fumo grigiastro. In caso di lancio abortito dopo il decollo, la procedura prevede che i motori vengano portati al 109 per cento della potenza nominale per poter compiere una conversione di rotta e un atterraggio di emergenza. Ma ciò probabilmente non sarebbe stato possibile in quelle condizioni. Che succederà dei prossimi voli? «Bisognerà come minimo attendere un mese per la sostituzione dei tre motori - dice Giuseppe Viriglio, della direzione di Alenia Spazio, l'industria italiana responsabile della parte elettrica del radar X-Sar - ed è possibile che slittino il lancio del Discovery previsto per il 9 settembre e dell'Atlantis, in programma il 27 ottobre. A questo punto si arriverebbe a un ulteriore rinvio in quanto per motivi scientifici la missione X-Sar doveva essere compiuta in periodo estivo». Piero Bianucci

Persone citate: Cape, Giuseppe Viriglio