I Caschi blu musulmani bruciano la croce di Foto Reuter
Sotto accusa i militari della Malaysia. Bombe sugli aeroporti di Sarajevo e Dubrovnik EX JUGOSLAVIA Sotto accusa i militari della Malaysia. Bombe sugli aeroporti di Sarajevo e Dubrovnik I Caschi blu musulmani bruciano la croce In Bosnia e Croazia minacce al viaggio del Papà ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO A poco più di tre settimane dalla visita del Papa a Sarajevo e Zagabria (il Pontefice si recherà nella capitale bosniaca soltanto se lo permetteranno le condizioni di sicurezza), le milizie croate della Bosnia centrale hanno denunciato un grave atto di intolleranza religiosa compiuto dai Caschi blu del contingente malaysiano stazionato a Fojnica: i militari, musulmani, hanno abbattuto e distrutto una grande croce innalzata quarant'anni fa in cima a una collina nei pressi della città. «Si tratta di un grave insulto alla comunità croata ha dichiarato Zeljko Budimir, ufficiale del Consiglio della difesa croato a Fojnica -; se entro il 21 agosto i Caschi blu malaysiani non avranno sostituito la croce chiedendo ufficialmente scusa ai fedeli croati non potremo più garantire la loro incolumità nella zona». Dal quartier generale delle forze di pace dell'Onu a Zagabria è stata immediatamente annunciata un'inchiesta per appurare le circostanze dell'incidente. «I soldati dell'Unprofor agiscono nel pieno rispetto dei costumi e delle tradizioni locali» ha dichiarato il portavoce delle forze di pace, che non ha nascosto il proprio stupore di fronte all'accaduto, ma non ha voluto fornire altri dettagli. E quasi a voler lanciare nuove sfide in vista dell'imminente viaggio del Pontefice della Chiesa cattolica in Bosnia e in Croazia, i serbi hanno ripreso a bombardare Sarajevo e Dubrovnik: ieri sera un proiettile di mortaio è stato sparato sull'aeroporto della capitale bosniaca, che è stato nuovamente chiuso; poco dopo le sei del mattino due colpi di cannone sono caduti su Cilipi, l'aeroporto della «perla dell'Adriatico». Non ci sono stati feriti, il traffico aereo è stato interrotto solo brevemente. E' la terza volta nelle ultime due settimane che i serbi di Trebinje, cittadina bosniaca situata sui monti alle spalle di Dubrovnik, at¬ taccano con artiglieria pesante la città dalmata, limitandosi a colpire i dintorni. Da quando l'esercito federale jugoslavo si è ritirato dalla punta estrema del Sud croato, nell'ottobre del '92, il fronte di Dubrovnik è stato tranquillo. Gli abitanti della regione hanno cominciato a ricostruire i villaggi rasi al suolo dalle truppe serbo-montenegrine e a riparare i gravi danni subiti dalla città durante i feroci bombardamenti dell'inverno precedente. Isolata dalla guerra e dalla mancanza di comunicazioni, soltanto quest'estate Dubrovnik ha ritrovato i primi turisti, ma i serbi hanno immediatamente voluto ricreare il clima di insicurezza. Le autorità croate hanno mandato una dura nota di protesta all'Onu. Ma Zagabria vive questi giorni nell'attesa della visita papale che cade in occasione dei festeggiamenti per il novecentesimo anniversario della fondazione dell'arcivescovado della capitale croata. Mentre la città viene lustrata a nuovo, uno speciale comitato di accoglienza prepara tutti i dettagli del soggiorno di Giovanni Paolo II in Croazia, il 10 e 1*11 settembre. Le scuole, che riaprono il 5 settembre, verranno chiuse per tre giorni per permettere a tutti i cattolici di seguire la visita del Pontefice. Grandi speranze anche a Sarajevo, che il Papa dovrebbe visitare l'8 settembre se non si riaccenderà il conflitto nella capitale bosniaca. «Per noi l'arrivo del Papa che vuole visitare la Chiesa dei croati in Croazia e in Bosnia Erzegovina Sarebbe un atto di grande incoraggiamento in questa difficile e san^'ùnosa situazione di guerra. Noi vorremmo che il Santo Padre pregasse con noi e per noi per la pace», ha dichiarato l'arcivescovo di Bosnia, monsignor Puljic, che ha annunciato un possibile incontro del Pontefice con il capo della Chiesa ortodossa e l'imam musulmano. Ingrid Badurina .3 * Una ragazzina impaurita attraversa in lacrime una via di Sarajevo [foto reuter]
Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Ingrid Badurina, Puljic, Zeljko Budimir
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