Ciclone-profughi Sos dalla Florida

Il governatore: Clinton dichiari lo stato d'emergenza. Castro spalanca i porti ai fuggiaschi Il governatore: Clinton dichiari lo stato d'emergenza. Castro spalanca i porti ai fuggiaschi Ciclone-profughi, Sos dalla florida A Cuba arrembaggio alle zattere WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton sta considerando la richiesta rivoltagli dal governatore della Florida di dichiarare lo stato d'emergenza a causa dell'inarrestabile flusso di esuli cubani. «E' ancora un po' presto per stabilire se ci si trova di fronte a una tendenza oppure a un temporaneo aumento di rifugiati», ha detto ieri Dee Dee Myers, portavoce della Casa Bianca, aggiungendo che, comunque, «non intendiamo permettere che ci sia un altro esodo di massa. Gli Stati Uniti non consentiranno a Fidel Castro di dettare una politica sull'immigrazione». Ma ormai non sembra più esserci dubbio che l'esodo da Cuba ha compiuto un salto di qualità e anche al dipartimento di Stato si è diffusa l'opinione che Fidel Castro stia cominciando a attuare la sua minaccia di non ostacolare più le fughe dall'isola. Ogni giorno è un nuovo record. Mercoledì, la Guardia costiera americana ha raccolto 537 esuli, un numero che ha polverizzato il record del giorno precedente, 339. Fino a oggi, nel '94 sono approdati in Florida quasi 7 mila rifugiati cubani, circa il doppio dell'anno scorso. Ma di questi 7 mila, 2 mila sono arrivati negli ultimi dieci giorni. Difficile non rilevare una tendenza. «Centinaia di persone, probabilmente migliaia - ha dichiarato ieri il governatore della Florida Lawton Chiles -, stanno facendo la fila sulle coste cubane aspettando di partire». «Non c'è alcuno sforzo da parte del presidente Fidel Castro - ha continuato - di fermare questa gente. Anzi, sembra che venga fatto ogni sforzo per incoraggiarla. Non c'è alcun dubbio che questo è un vero e proprio stato d'emergenza». Tutte le cose dette da Chiles sembrano fondate su fatti. Giornalisti cubani intervistati telefonicamente dall'«Associated Press» hanno confermato che orde di potenziali rifugiati stanno abbandonando le coste e i porti senza alcuna interfenza da parte della polizia. Centinaia di cubani si sono raccolti nella spiaggia di Cojimar, 15 chilometri a Est dell'Avana, aspettando qualunque cosa possa assomigliare vagamente a un natante. Sono lì, con le loro bottiglie d'acqua e i loro bambini, e dicono apertamente a chiunque glielo chieda che vogliono partire, che stanno per partire. La polizia fa finta di non vedere. «La ragione di tutto questo è che Castro ha cambiato la sua politica sugli esuli», ha dichiarato ieri al «New York Times» un alto funzionario del Dipartimento di Stato. «Castro - ha continuato il funzionario continua a bloccare le navi grosse, ma non le zattere. Blocca solo i battelli che hanno qualche valore per Cuba. Ma non ferma più i piccoli gruppi». Attraverso il suo rappresentante a Washington, Rafael Dausa, il governo cubano avanza delle richieste in cambio delle quali si dice disposto a bloccare il flusso. Cuba vuole che venga cancellato l'embargo economico e, secondo, chiede che vengano sospese le trasmissioni radio da Miami dirette verso l'isola. Gli americani non hanno per il momento in mente alcuna concessione del genere, ma anche in caso contrario sembra ormai dubbio che Castro possa fermare il flusso anche se lo volesse. A Cuba l'unico mercato fiorente è ormai quello di pezzi di legno e di ferro che possono essere usati per costruire zattere di fortuna. Il Congresso americano, proprio recentemente, ha aumentato il Fondo per l'Emergenza-Immigrazione da 35 a 75 milioni di dollari. I soldi quindi ci sono. Se Clinton ac¬ cettasse la richiesta di Chiles potrebbero essere stanziati per mandare più navi e per alloggiare e sfamare gli esuli. Clinton, ancora una volta, sembra indeciso. L'unico cambiamento che il governo americano sembra intenzionato a introdurre, secondo il «Los Angeles Times», riguarda la concessione di visti regolari all'Avana. Esiste un tetto, negoziato tra Stati Uniti e Cuba, di 20 mila l'anno. Ma il governo americano si è sempre tenuto molto al di sotto di questo tetto, preferendo incoraggiare le diserzioni politiche. A Miami, intanto, gli esuli che ce l'hanno fatta a entrare negli Stati Uniti, celebrano il loro eroe. E' Reynaldo Cruz, il primo esule su una zattera di fortuna, 30 anni fa. Mangiò un gabbiano crudo, bevve la sua pipì, venne attaccato dagli squali. Ma dice: «Lo rifarei domani». Paolo Passarmi La folla dà l'assalto a una nave cisterna, sognando la fuga verso gli Stati Uniti. Sopra, tre ragazzi su una zattera improvvisata, al largo di Key West [foto ansa e epa]