Il Borghese perde Maddaloni

Licenziato ieri Licenziato ieri Il Borghese perde Maddaloni ROMA DALLA REDAZIONE Nessun motivo, nessuna spiegazione. Vincenzo Maddaloni ieri mattina ha letto e riletto lo striminzito pezzo di carta inviatogli dal suo editore e, a parte la comunicazione di essere stato licenziato dall'incarico di direttore de II Borghese, non ha trovato molto di più. «Per decisione degli organi amministrativi della nostra società, lei è sollevato dall'incarico di direttore responsabile del settimanale. La ringraziamo della sua collaborazione e la invitiamo a mettersi a disposizione del nuovo direttore». Maddaloni deve essersi sentito vittima di uno scherzo o il disorientato protagonista di una pièce da teatro dell'assurdo. Invece, è tutto vero: vero il licenziamento, vera la prossima nomina di un nuovo direttore. Circolano già i primi nomi, come quello di Carlo Carta, uno dei sette redattori del settimanale. E circola anche il nome di un nuovo socio che potrebbe entrare a far parte del pacchetto di maggioranza, finora detenuto da Angelo Ferretti: l'imprenditore sardo Sergio Zuncheddu. E' vero anche lo sconcerto di Maddaloni che stenta a capire che cosa sia accaduto. Dopo essere stato redattore del Gazzettino di Venezia e poi redattore capo di Famiglia cristiana, dal 1° maggio Maddaloni aveva assunto la direzione del Borghese, il settimanale da sempre vicino alla destra, rilevato e rilanciato quest'anno da un gruppo di imprenditori romani operanti nel settore delle costruzioni. Il primo numero con la firma di Maddaloni è uscito il 25 giugno, seguito da altri otto, poi la secca comunicazione. A questo punto, Maddaloni, in mancanza di spiegazioni esplicite, prova a crearne di sue. Di questi tre mesi e mezzo da direttore ricorda alcuni motivi di screzio delineatisi fin dall'inizio con l'editore. «Nonostante le promesse è venuto a mancare dalla Fininvest il sostegno della pubblicità e, in seguito, anche quello della concessionaria. No, non mi ricordo il nome, non so se era anche questa una società collegata alla Fininvest, ma agli inizi di agosto ho scritto all'editore chiedendogli spiegazioni. Chiedevo poi una campagna pubblicitaria per il lancio mai avvenuto del giornale, nonostante fossimo arrivati ormai al nono numero e maggiori risorse da investire nella redazione ora composta solo da sette redattori, un po' poco per un settimanale. L'unica risposta che ho ricevuto è questa lettera di licenziamento. A questo punto ho 0 sospetto che il provvedimento nasconda delle motivazioni politiche che per il momento mi sfuggono. Sono, però, assai meravigliato, perché mi ero impegnato a rilanciare la testata su una linea politica su cui la proprietà concordava, aprendola fin dall'inizio ad una pluralità di autorevoli interventi, da Piero Ostellino a Sergio Romano, da Massimo Salvadori a Vittorio Strada, da Piero Melograni a Indro Montanelli. Sarà questo tentativo di fare un giornale a 360 gradi ad aver dato fastidio. Evidentemente preferiscono un giornale allineato, non un giornale che parli chiaro».

Luoghi citati: Maddaloni, Roma, Venezia