Costa Smeralda politici addio

Costa Smeralda/ politici addio Nuove protagoniste sono Ponte di Legno e Gallipoli Costa Smeralda/ politici addio 7/ mare della Sardegna disertato dai potenti IN CRISI Li A favola si nutre dei I refoli odorosi di mirto e di lentisco e narra magica, quest'anno, di Sultani spendaccioni, di Califfi mostruosamente ricchi e altrettanto tristi, di Tmain alla canna del gas e di aspiranti sovrani - secondo la dotta diagnosi di Beniamino Placido facitori insuperabili di Mausolei, ma soprattutto di business. Comunque, faccende araldiche. E nel contorno fantastico, danzano vaporose Barbie in ascensori di cristallo e diafane signore britanniche, ma rigorosamente nate in India, liquidate con assegnucci da 50 miliardi. Che cosa tocca almanaccare, per divertirsi, quando i poteri, quelli forti e quelli deboli, quelli palesi e quelli occulti, non buttano più l'ancora da queste parti. Perché, diciamolo, dopo la crisi di Tangentopoli, che svuotò forzosamente lo Yacht Club di Porto Cervo l'anno scorso, e l'inabissamento della Prima Repubblica, gli elicotteri ormai stanno a terra, le motovedette della sicurezza languono in porto e le sciurette brianzole si aggirano disperate tra le boutique, incapaci di titillare il loro famelico immaginario. Non c'è più da proteggere Ciriaco De Mita, con la bella Antonia, né Forlani, rifluito triste ai lidi marchigiani, né il Creso-Prandini, quel ministro con le tariffe che facevano tremare le vene ai polsi. La villa abusiva di Antonio Gava, ormai, è stata rasa al suolo da Gigi il Rosso, l'indiscreto ex assessore regionale Luigi Cogodi, che ha pagato il fio dell'indelicatezza, e anche l'appartamento di Palumbalza, sempre in Costa, è vuoto, non vi risuona più il confortante lessico di Castellammare di Stabia. Tatarella, astuto postfascista, sta in Puglia, Radice, forzitalista (o bossiano?) ruspante, chissà dove. Lo sceicco Yamani, il più furbo di tutti, ha preferito altri lidi. Carlo De Benedetti è partito a vele spiegate per la Grecia con il Moro 2, di gardiniana memoria, che ha acquistato a prezzo d'affezione, coraggiosamente sfidando la sfiga. Non resta che spiare le mosse di Vittorio Merloni, antico presidente della Confindustria, visto che il nuovo, Luigi Abete, piuttosto che aprire l'appartamento del Bagaglino, lì vicino all'inferno di Porto Cervo, preferirebbe farsi tutto agosto tra gli inchiostri acri del suo stabilimento tipografico sulla Tiburtina. Ed ecco che d'improvviso decolla, straordinaria, la favola di Ferragosto: si narra nei bar, si gonfia nei tinelli dei bicamere e cucina da dove s'osservano i presunti ricchi, s'espande nei pozzetti degli yacht a nolo, si moltiplica senza posa nella fantasia del popolino berlusconiano, che affolla ansioso il luogo, nella speranza d'intravedere, vaporosa, Veronica. Tutto comincia il 12 agosto alle 22,30, quando il Gulfstream 4 del Presidente atterra all'aeroporto di Olbia, per ripartirne diciassette ore dopo. Tolta la crisi della lira, cos'è mai avvenuto in quelle ore fatidiche tra mirti e lentischi? «C'erano sul molo dieci Mercedes 600 tutte di diversi colori e con le tendine abbassate, una vedetta incrociava e un elicottero rombava», dice la vox populi. Vogliamo crederci? Sarà vero che è arrivato Hassnal Bolkiah, Sultano del Brunei, l'uomo più ricco del mondo, almeno sei volte più ricco dell'Avvocato Agnelli? Hassnal ha comprato La Certosa, rivela il cronista de La Nuova Sardegna Augusto Ditel, che ci regala un superbo pezzo di cronaca bianca: «Berlusconi vende casa - recita l'incipit -. Addio Certosa, buen retiro gallurese con vista mozzafiato sul Golfo di Marinella e Cala Reale. C'è un Sultano che tratta i miliardi come se fossero bruscolini: vai la pena di cedere alle lusinghe, coccole arabe accompagnate dallo chèque a dieci zeri. Gli affari sono affari». Proviamo a riassumere l'ottimo Ditei: quelle diciassette ore di Berlusconi in Costa Smeralda sarebbero state dedicate alla vendita al Sultano del Brunei della villa di Porto Rotondo, visto che la signora Veronica preferisce II Tulipano di Porto Cervo, mille metri quadrati, arredati con preziosi quadri fiamminghi. Scusate, dimenticavamo la vera notizia che Ditel, eroe dell'estate della crisi valutaria, ci ha regalato: il Sultano del Brunei ha staccato al Presidente del Consiglio italiano un assegno da 80 miliardi. Ora, a costo di apparire pregiudizialmente antiberlusconiani, cercheremo di essere sinceri: l'architetto Gianni Gamondi ha progettato quei 2500 metri quadrati dipinti di rosa pallido di fronte al Golfo di Marinella. Ventisette camere, dodici bagni, piscine interne ed esterne e non sappiamo più che altro, visto che il Presidente Berlusconi non ci ha mai invitati a visitare l'immobile, che presumiamo fosse fin dall'inizio in vendita. Ma abbiamo potuto ammirarlo, da fuori, con i suoi immensi corpi sormontati da una torretta, e riteniamo di dover esprimere un'opinione: mai nel bacino del Mediterraneo fu edificato qualcosa di più eccessivo e, se il ministro Matteoli non abolirà le carceri di massima sicurezza sulle isole, proponiamo la detenzione all'Asinara per questo architetto Gamondi, a tempo indeterminato. Quanto al Presidente Berlusconi, va invece proposto per il No- bel, se veramente è riuscito a vendere quella roba per 80 miliardi. Ci dispiace per il signor Bolkiah, abitante di qualche sibaritica reggia orientale, ma noi stiamo alle quotazioni ufficiali: l'agenzia locale, che fa capo a un signore tutt'altro che sprovveduto come Karim Aga Khan, ci dà per le villesuper una quotazione di 15 milioni (sì, avete capito bene) al metro quadrato. Moltiplichiamo pure per 2500 metri quadrati e, se non andiamo errati, fa 37 miliardi e mezzo, un prezzo sempre pazzesco per quell'esagerato muro di cemento rosa sardizzato, ma certamente più ragionevole. Almeno Karim, poveretto, si è inventato l'architettura arabo-mediterranea per stralunare un po' con i suoi insediamenti il sindaco di Arzachena. Ma, si sa, i Sultani hanno le mani bucate e il Presidente del Consiglio è uno dei venditori più dotati d'Italia: se ha guadagnato 40 miliardi (anzi 50, perché pare che la colata non gli sia costata più di 30, compresi gli arredi), non possiamo che complimentarci con lui. Con il guadagno potrebbe comprare almeno dodici ville come quella che suo fratello Paolo avrebbe dovuto inaugurare quest'anno a Punta Volpe, vicino a quella della contessa Marzotto, se non fosse stato costretto agli arresti domiciliari a Milano-3, Comune di Basiglio. Corrono le favole sui refoli odorosi di mirto e di lentisco. Ottanta miliardi al Presidente Berlusconi dallo sciagurato Sultano del Brunei, cinquanta miliardi da Karim a Sally Croker Poole. Figlia di un semplice colonnello dell'esercito inglese, nata 54 anni fa in India, non aveva sangue blu nelle vene, ma figurava tra le dodici donne più belle del mondo. Karim Aga Khan l'impalmò e ne fece la regina di Aiglemont, la tenuta di 200 ettari coperta di ontani alla periferia di Parigi, e della Costa Smeralda. Oggi, per liquidarla, raccontano che il capo religioso degli Sciiti Ismailiti debba sborsare cinquanta miliardi di lire. Se lo fa, vuol dire che, poveretto, non ha altre vie d'uscita. Perché Karim, uomo parco, vive a Porto Cervo in una villa (Lo Cerbiatto,) di tre o quattrocento metri quadrati, da buon borghese (si fa per dire), mangia spaghetti, e ha col denaro un rapporto diremmo rispettoso, pur avendo accumulato 1200 miliardi di debiti con le banche italiane per la Ciga e quant'altro. Anzi, gli Sciiti Ismailiti, quindici milioni di persone nel mondo, di cui Karim è il capo religioso, pare siano una specie di élite islamica molto versata negli affari e - come dire? - un po' tirata. Quando Karim, nel 1958, arrivò in Costa con un traghetto e vide quel posto, senza acqua e senza elettricità, si disse: ho buttato dalla finestra 25 mila dollari, dieci annualità dell'Università di Harvard, che allora frequentava. Ma l'animus commerciale prevalse, com'era nella tradizione di famiglia. Suo nonno, marito della torinese Teresa Magliano e poi di Rita Hayworth, biografato da Tom Antongini, segretario di Gabriele d'Annunzio, aveva messo a posto nientemeno che Mussolini: Galeazzo Ciano voleva comprare le sue scuderie, ma il Duce in persona si oppose: «Se non coglie questo affare - commentò il nonno Sultan Mohammed - Mussolini non andrà lontano, perché un vero uomo di Stato non perde occasioni simili». E se lo diceva Sultan... Perché il Profeta era uomo di religione, ma anche uomo d'affari, tanto che aveva il titolo di Amin, che vuol dire Uomo Onesto. Guardate un po' che incredibile intreccio di storie fiabesche ha colto magistralmente Augusto Ditel, cronista della Nuova Sardegna e Pulitzer di questa estate a quaranta gradi: il Presidente Berlusconi incorporato nel suo Guljstream e nella sua dimora da vendere, la signora Veronica, più propensa a situazioni abitative di minor impegno, e il Sultano del Brunei, ansioso di collocare montagne di petrodollari; poi, lady Salima, eterea super-miliardaria nata in India da un colonnello di Sua Maestà, il buon Imam, un po' avaro, ma alquanto indebitato, e il Presidente, grande venditore di immobili, a dispetto della tendenza a costruire Mausolei, come quello di Arcore con tomba in giardino, che Beniamino Placido considera segno di una Sindrome Monarchica. Mandano odori e storie, qui, il mirto e il lentisco, mentre i Poteri Forti e non, s'inguattano: a Chia, a Porto Conte, a Capo Caccia... E Augusto Ditel, l'eroe della comunicazione, racconta le misteriose diciassette ore presidenziali. Alberto Staterà Berlusconi avrebbe venduto una villa al sultano del Brunei Nuove protagoniste sono Ponte di Legno e Gallipoli LA MAPPA DEI GIOIELLI DI FAMIGLIA R0MA VIA DELL'ANIMA ST. MORITZ [AFFITTATA] Silvio Berlusconi in Costa Smeralda