Agguato di mafia in rosticceria ferito un bimbo di Fabio Albanese

un innocente nel mirino un innocente nel mirino Catania: ha tre anni. Era entrato da solo nel negozio per comprare le patatine. Ucciso il proprietario Agguato di mafia in rosticceria# ferito un bimbo E' stato il fratello maggiore a sentire gli spari e a correre in aiuto del piccolo Quando si è risvegliato in ospedale ha chiesto: hanno ammazzato Filippo? E CATANIA RA andato in rosticceria a comprare delle patatine fritte. Adesso è ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Vittorio Emanuele. Giuseppe D'Emanuele, 3 anni appena, è l'involontaria e innocente vittima di un commando di killer che ieri mattina, poco dopo le 11,30, ha ucciso a colpi di pistola il gestore di un negozio di alimentari. Filippo Vitale, 24 anni, era intento a confezionare il pacchetto di patatine fritte per il piccolo abituale cliente che aveva dall'altro lato del bancone, quando nel locale sono entrati i due sicari. Uno avrebbe controllato l'uscita, l'altro ha ripetutamente fatto fuoco sul titolare, scaricandogli addosso otto colpi di una pistola calibro 9. Nella violenta sparatoria un proiettile si è conficcato nel fianco destro di Giuseppe. A soccorrere il bimbo ò stato il fratellastro, Ignazio Maitta, 19 anni, che ha sentito i colpi di pistola dalla vicina abitazione di famiglia, nella stessa via Giuseppe Poulet, poche porte dopo la rosticceria. Lo ha preso in braccio e con un'auto di passaggio lo ha trasportato al pronto soccorso. I chirurghi hanno subito avviato un delicato intervento per ricucire fegato e colon, perforati rial proiettile che dopo aver trapassato il corpo era uscito da un gluteo. L'operazione ò durata un paio d'ore. Poi il bambino è stato trasferito nel reparto di Chinirgia, in prognosi riservata. Dopo l'iniziale pessimismo i medici hanno cominciato a sperare nel pomeriggio, quando Giuseppe si è svegliato dall'anestesia e ha cominciato a chiedere ai familiari che gli stavano attorno che cosa fosse accaduto: «Hanno ucciso Filippo?», ha domandato con un filo di voce al fratello. Secondo i medici dell'equipe del prof. Gaetano Catania, nonostante Giuseppe abbia bene in mente le immagini di quanto è accaduto, «non mostra segni evidenti di choc». La prognosi, tuttavia, resterà riservata per i prossimi due giorni. La madre, Maria Sottile, era stata avvertita di quanto era accaduto pochi minuti dopo la sparatoria: una volante della polizia si e recata all'ospedale Ferrarono, che dista poche centinaia di metri dal Vittorio Emanuele, e ha prelevato la donna che lì lavora come infermiera. Mentre il piccolo Giuseppe era sotto i l'erri del chirurgo, sul luogo del delitto gli investigatori tentavano di ricostruire le fasi dell'agguato e la personalità della vittima. Filippo Vitale, l'uomo ucciso, non era un pregiudicato. Alle spalle c'era solo una denuncia per furto che risale a otto anni fa, quando aveva 16 anni. Da qualche tempo gestiva la rosticceria di via Poulet, una strada lunga e ampia che si trova in uno dei quartieri malfamati della città, più volte teatro di fatti di sangue. Il padre è gestore di una panineria ambulante alla stazione ferroviaria. Vitale non risulta inserito in alcun clan mafioso della città; tuttavia gli investigatori non sono convinti che possa essere stato ucciso perché si è rifiutato di pagare il pizzo. Si pensa piuttosto a un regolamento di conti oppure a un torto che un giovane avrebbe fatto a clienti «eccellenti», qualcuno dei boss che opera nella zona. Le indagini, coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Catania, non trascurano nem¬ meno il degradato ambiente nel quale è avvenuta la sparatoria e gli episodi della guerra di mafia che ha insanguinato Catania, con un'ottantina di morti ammazzati dall'inizio dell'anno. Il piccolo Giuseppe ha avuto la sfortuna, con le sue patatine fritte, di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, davanti a killer spietati e decisi a tutto. Fabio Albanese

Persone citate: Filippo Vitale, Giuseppe D'emanuele, Ignazio Maitta, Maria Sottile

Luoghi citati: Catania