« E' vissuto anche in Italia »

« « E' vissuto anche in Italia » Parla David Yallop, il suo biografo «Protetto dalle Br e dal Sismi» SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO Carlos l'imprendibile, Carlos il terrorista più pericoloso e ricercato del mondo? Una fama dovuta in parte proprio alla complicità di chi avrebbe dovuto fermarlo: i servizi segreti occidentali, alla ricerca di un capro espiatorio per ogni azione terroristica non rivendicata e, allo stesso tempo, di uno spauracchio da agitare davanti ai rispettivi governi per ottenere più fondi e potere. Questa, almeno, è la conclusione cui è giunto lo scrittore inglese David Yallop in una biografia di Carlos tradotta pochi mesi fa in Italia da Feltrinelli. «Quando nel 1983 ho iniziato a lavorare sul libro, ho letto tutto il materiale già pubblicato su Carlos, migliaia e migliaia di pagine. Alla fine, sono arrivato alla conclusione che in quella montagna di carta non c'era una sola versione attendibile - ha raccontato Yallop a Im Stampa - per anni, i giornali hanno pubblicato le notizie fatte filtrare dai servizi segreti di diversi Paesi, senza preoccuparsi di verificare le informazioni. La fama internazionale di Carlos è nata così, ed è durata sino ad oggi». La «verità» di Yallop - autore di «Nel nome di Dio», il polemico best-seller sul presunto complotto in Vaticano che sarebbe culminato nell'uccisione di papa Luciani - è stata ricostruita, sulla base di documenti riservati di una dozzina di servizi di sicurezza e a decine di interviste con protagonisti della tragedia mediorientale, da Arafat e Gheddafi a miliziani di Hezbollah. Quando, nei primi Anni 70, Carlos divenne un «operativo» in Europa del Fronte popolare per la liberazione della Palestina era, secondo Yallop, un terrorista mediocre, che falliva tutte le missione affidategli. La grande svolta nella sua sanguinosa carriera avviene nel giugno 1975, quando in un albergo del Quartiere Latino ammazza due agenti della Dst, il servizio segreto francese, e il suo superiore diretto, che sospettava lo avesse tradito. Si rifugia ad Algeri, dove il capo del Fplp, Wadi Haddad, vorrebbe farlo fucilare. Ma i giornali europei hanno già iniziato a trasformare Illich Sanchez nell'imprendibile Carlos, e quindi in un utile strumento di propaganda. Il terrorista viene graziato e inviato in un campo di addestramento d'elite, ed il giorno di Natale del 1975 guida il celebre attacco contro la riunione dei ministri dell'Opec a Vienna. Un'operazione voluta personalmente da Saddam Hussein, sostiene Yallop, per intimidire gli altri Paesi produttori di petrolio e forzare l'aumento del prezzo del greggio. «Fu la definitiva consacrazione del mito, la fine della carriera di Carlos come rivoluzionario e l'inizio di quella di imprenditore del terrore, pagato profumatamente per missioni di ogni tipo - sostiene Yallop -. I servizi segreti occidentali avrebbero potuto bloccarlo, prima e dopo d'allora, e hanno preferito non farlo. Dopo l'attacco di Vienna, Carlos è stato personalmente responsabile della morte di almeno 200 persone. Ma in momenti diversi lo hanno protetto tutti. La Cia, la Dst, l'MI-6 inglese e persino il Mossad israeliano hanno stretto accordi con lui per evitare attentati nel proprio Paese. Ad esempio, ho scoperto che sino alla metà degli Anni Ottanta Carlos è rimasto per alcuni periodi in Italia, senza realizzare azioni, usando documenti falsi fornitigli dalle Brigate rosse e scambiando informazioni col Sismi». Mercenario di lusso (sembra non ricevesse meno di 5 milioni di dollari per ogni incarico) negli ultimi anni Carlos aveva diradato le sue azioni ed in un paio di occasioni era stato addirittura dato per morto. Sino a non molto tempo fa viveva tranquillamente a Damasco con la moglie, l'ex terrorista della Raf tedesca Magdalena Kopp, occupandosi di traffico internazionale di droga sotto la diretta protezione del presidente siriano Assad: «L'ex rivoluzionario si è trasformato esattamente nel nemico che 25 anni fa voleva combattere», ironizza Yallop. E conclude: «Non credo proprio che i francesi siano felici di averlo nelle loro mani. Potrebbero esserci degli attentati di rappresaglia. E comunque, Carlos ha troppe cose da raccontare». Gianluca Bevilacqua