Il padre: sono orgoglioso di Ilic di Gabriele Beccaria
Il padre: sono orgoglioso di Ilic Il padre: sono orgoglioso di Ilic «E' un vero rivoluzionario, proprio come me» «Quelli che vogliono delle informazioni le chiedano a mio figlio. Io sono un rivoluzionario, un marxista-leninista, e non sono disposto a fornire alcuna notizia». Punto e basta. Il padre di Carlos, José Ramirez Sanchez, si è liberato bruscamente dei reporters che lo stanno braccando dai telefoni di tutto il mondo e dopo una secca dichiarazione rilasciata a «Le Figaro» si è volatilizzato. Secondo le persone che lo conoscono meglio, l'arresto del figlio lo ha precipitato in un'angoscia che si è presto tramutata in un silenzio impenetrabile. Da San Cristobal, scheggia di Venezuela al confine con la Colombia, se n'è andato. Alla farmacia «Altagracia», una delle sue tante proprietà, si limitano a far sapere che il «padrone» si ò preso un'improvvisa vacanza. Personaggio famoso, si porta dietro una triplico personalità di avvocato, di miliardario e di comunista. Ha fama di duro, favorita dal profilo classico che lo fa rassomigliare a un imperatore romano: fedele ai suoi principi proletari, ha chiamato i tre figli Ilic, Vladimir e Lenin in onore del leader della Rivoluzione russa. José Ramirez, infatti, ama ricordare di essere stato lui, negli Anni Quaranta, il fondatore del partito comunista venezuelano. Ma la fede nel marxismo e la militanza comunista non gli hanno mai impedito di buttarsi nei business più diversi e di immergerne ogni volta più ricco di prima. Ilic nacque a San Cristobal 45 anni fa, il 12 ottobre 1949, proprio quando il Venezuela stava scoprendo il petrolio: un momento magico che avrebbe inondato il Paese di dollari prima di precipitarlo, un ventennio più tardi, nella crisi debitoria e nel marasma economico. Sono gli anni d'oro dell'intraprendente José Ramirez, che si mette in proprio e strappa le lucrose licenze per la costruzione del porto di Barcelona, la nuova città-vetrina affacciata sulle Antille. Il padre dell'uomo che diventerà tristemente famoso come lo «Sciacallo» diventa rapidamente miliardario. Paperone dei Caraibi e mistico internazionalista, affascinato dai nascenti miti di Castro e del «Che», non lesina sforzi e risorse per il prediletto Ilic. Alla fine degli Anni Sessanta lo manda a Mosca a farsi le ossa alla «Patrice Lumumba», l'università dove i giovani dei Paesi in via di sviluppo venivano selezionati dal Kgb. «Il futuro Carlos era uno di noi, andava in giro col berretto e la barba di cinque giorni, ma la differenza era che il papà gli dava un sacco di soldi e lui li spendeva con le ragazze», ha ricordato un suo compagno di studi, Kirill Privalov, oggi corrispondente da Parigi della «Literaturnaja Gaze- ta». Prima della Russia, José Ramirez aveva incoraggiato il figlio ad addestrarsi come guerrigliero nei «campi» di Cuba. I primi passi però Carlos li mosse proprio a San Cristobal, dove, sotto l'occhio vigile del padre, entrò nel movimento studentesco comunista. Anni dopo, nel '75, si vantò con lo sceicco Yamani, l'allora ministro del Petrolio saudita, di aver debuttato da terrorista da adolescente, a 14 anni. «Ilic, comunque, non è un terrorista», ha dichiarato un paio di anni fa a «Liberation» José Ramirez. «E' semplicemente un militante della lotta antisionista. E io sono fiero dei lui». E, poi, esibendo un pacco di lettere, aggiungeva: «Ricevo spesso sue notizie, ma non so dove si trovi. Tutte le buste portano il timbro di Caracas». Gabriele Beccaria
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