Il terremoto non si può evitare, ma vittime e danni sì

SISMOLOGIA SISMOLOGIA Il terremoto non si può evitare, ma vittime e danni sì Uno studio del Gir sul rischio che minaccia i centri storici della Riviera ligure di Ponente TRA alcuni milioni di anni il Mediterraneo sarà scomparso, inghiottito dall'avanzata dell'Africa che spinge contro l'Europa. Non ci sarebbe da preoccuparsi se i segni dell'immane urto, in corso ormai da 65 milioni di anni, non si manifestassero in continuazione sotto forma di terremoti disastrosi, particolarmente in Italia, nei Balcani, in Anatolia, sulla stessa costa africana. Molte delle più antiche città del mondo, dai palazzi di Creta ai templi crollati di Selinunte fino ai palazzi di Napoli feriti dal terremoto dell'Irpim'a, recano nelle loro pietre i segni della violenza tellurica. C'è dunque;, nei Paesi mediterranei, un interesse comune a studiare metodi che, utilizzando le tecnologie moderne, consentano di convivere con questa instabilità naturale. Alla prevenzione del rischio sismico nei centri storici e stato dedica¬ I danni causati a Bussana. una frazione di Sanremo, dal terremoto del 1887 to uno studio presentato in occasione di un convegno internazionale che si è svolto a Sanremo intorno alla metà di giugno. Ad esso hanno collaborato la Regione Liguria, la finanziaria regionale Filse, il Consiglio Nazionale delle Ricerche attraverso il Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti, la facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova e il Comune di Sanremo. Il Ponente ligure porta ancora i segni vistosi di uno dei più violenti terremoti che abbiano colpito l'Italia nel secolo scorso; alle 6,20 del 23 febbraio 1887, una scossa .valutata tra l'ottavo e il decimo grado della scala Mercalli con epicentro in mare al largo di Imperia fece tremare la terra da Nizza a Genova (e fu sentita fino in Svizzera]; a Sanremo, Imperia, Triora, Ceriana, Taggia, Diano, Pompeiana, Castellare, Cipressa e numerosi altri centri crol¬ larono decine di case seppellendo la gente; era il mercoledì delle Ceneri e a quell'ora antelucana le chiese erano gremite di fedeli per le cerimonie del primo giorno di quaresima: dalla chiesa crollata di Baiardo furono estratti i corpi martoriati di 102 persone; la volta della chiesa di Bussana, una frazione a Levante di Sanremo, schiacciò 53 persone. Il terremoto dell'87 confermò la sismicità di questo territorio, che era già stato duramente colpito nel 1806 da una fortissima scossa nel Nizzardo, nel 1807 a Sanremo, nel 1818 a Sanremo, Oneglia e Alassio, nel 1831 a Taggia, Castellare, Pompeiana e Bussana, nel 1854 a Oneglia, Diano e Taggia. I danni furono amplificati da vari fattori, tra cui le caratteristiche delle vecchie costruzioni, di origine medioevale, prevalentemente in pietra e malta. Nel convegno di Sanremo è stato presentato uno studio tecnico sulla valutazione del rischio sismico (Chirico, Corsanego, Giorgini, Roggeri, Ugolini) e dedicato in modo specifico al suggestivo centro medioevale della città, la «Pigna». E' un tipico esempio di centro a rischio come in questa parte della riviera e nell'entroterra ne esistono a decine; composto di alti edifici (18-20 metri) addossati gli uni agli altri sul pendio della collina, più volte lesionati dalle scosse, più volte rimaneggiati e rappezzati, con sopraelevazioni e aggiunte casuali, insidiati dalle infiltrazioni d'acqua e da decenni di abbandono. Le conclusioni? «Gran parte della popolazione del centro storico di Sanremo abita e vive in edifici che hanno una elevata probabilità di subire danni rilevanti nell'ipotesi che si ripeta un terremoto con intensità simile a quello del 1887» (e un evento del genere, aggiunge lo studio «ha mediamente tempi di ritorno dell'ordine di 100 anni»). Considerazioni che valgono per tutti gli altri centri simili, della riviera e delle altre zone sismiche d'italia. Non è possibile qui entrare nel merito delle soluzioni tecniche proposte dallo studio, ma una cosa è chiara: occorre prevenire altri disastri non solo costruendo i nuovi edifici secondo le norme antisismiche, ma anche rafforzando e adeguando le vecchie costruzioni. Purtroppo non si può essere troppo ottimisti a questo proposito. Persino i terremoti del Friuli e della Basilicata hanno insegnato poco o niente se, come dice lo studio, la ricostruzione «è avvenuta in taluni casi a seguito di spinte soprattutto economiche, con poco riguardo peri fattori fisici e sismici del teritorio». Vittorio Ravizza

Persone citate: Baiardo, Chirico, Diano, Giorgini, Mercalli, Ponente, Roggeri, Ugolini, Vittorio Ravizza