L'altra metà della Resistenza nei romanzi di Cassola

L'altra mela della Resistenza nei romanzi di Cassola L'altra mela della Resistenza nei romanzi di Cassola con cui riprende i discorsi sul fascismo imperante, e si riaffeziona all'attiviti! politica avvicinandosi a una cèllula comunista clandestina, custodendo del materiale da nascondere. Uno dei vecchi compagni che ha ceduto al fascismo denuncia però l'attività politica dei suoi amici, ma al primo arresto di uno di costoro muore come colpito da una maledizione. 11 racconto si chiude mentre Maggiorelli sta per essere arrestato a sua volta. Nel secondo racconto troviamo di nuovo Maggiorelli in visita ad Anita Turri, vedova di un deputato socialista. Il fratello della vedova, l'avvocato Franzoni, che sta per capitolare e prendere la tessera fascista, non gradisce che la sorella riceva antifascisti. La vedova Turri abbandona Roma per qualche tempo. Nel dopoguerra vien posta una lapide in memoria dell'onorevole Turri nella sua casa di via Valadier.. la vedova Turri è morta da tempo, ma alcuni vecchi compagni si riavvicinano per l'occasione. Il figlio dell'avvocato Franzoni, vergognoso del fascismo del pa- Pepo, uno dei partecipanti all'azione fallita, è avvilito perché è costretto a sposare una ragazza incinta. La sua vita familiare è tristissima, la moglie non vuol neppure far piii l'amore con lui. E lui non riesce a trovar lavoro, è un perdigiorno sempre al caffè. Gli viene offerto di partecipare a un losco traffico con i negri di Tombolo, ma non accetta e, finalmente, ottiene un posto in Salina, mentre i suoi amici vengono arrestati. Un degrado doloroso, ma inevitabile dopo il rischio dell'azione, anzi della gioventù. La ragazza di Bube, romanzo scritto tra il 1958 e il 1959 pubblicato da Einaudi ne «I coralli» nel 1960, coronato dal Premio Strega 1960 e da un immediato successo di pubblico, destinato a venir presto portato sullo schermo da Luigi Comencini, con una interpretazione straordinaria di Claudia Cardinale e di George Chakiris, è il testo che per Carlo Cassola conclude in un certo senso la sua rivisitazione delia Resistenza e la sua polemica con i critici di sinistra. . idesAip( ildroin ( laudia ( 'animale interpreti) il ruolo ili Mara nel film di ( unicnviiii. Sullo, l'illirici' roti il regista e (ìeorge ( liulans. interprete di liiibe Ara, dopo la cerimonia prende visioni1 delie carte di Turri, rendendosi conto che non contengono granché. 11 ricordo della lotta ò destinato a sbiadire. Resta solo, piii tenace, il disagio del fallimento. Un matrimonio del dopoguerra, pubblicato da Einaudi nel 1957, è stato scritto tra il 1954 e il 1957. La prima pane era già uscita sul Ponte dell'aprilemaggio 1955 sotto il titolo Un'azione fallita.) e la seconda parte era pure uscita sul l'onte del febbraio 1956. Tutto e rifinito, naturalmente nuli taglio del bosco del 1959. Si torna, dopo la parentesi romana cìi Esiliati e de La casa di via Valadier, al Volterrano. Ce la quasi schematica ricostruzione di un'azione di guerra partigiana per procurarsi delle armi che fallisce, con qualche botto, senza spargimento di sangue Poi, con l'arrivo degli americani a Volterra, gli alabastrai riprendono il lavoro. E gli iscritti al partito comunista da poco ricostituitosi partono volontari per lottare contro i tedeschi ubbidendo al solito Babà. Mara Castellucci è una ragazza di sedici anni, che vive a Monteguidi con il padre comunista militante e dedito al vino, la madre e un fratello minore. Un altro fratello, Sante, andato partigiano, è morto. Mara, dapprima, stordita dall'età ha considerato la notizia della morte di Sante come la possibilità di godere finalmente di una cameretta tutta por sé Piando Arturo Cappellini detto Bube, compagno di lotta del fratello, dopo la conclusione della guerra civile, arriva a casa Castellucci per salutare i familiari dell'ani io perduto, Mara non lo prende particolarmente in simpatia. Ma Bube torna a Volterra per trovar lei, e, alla fine, chiede la sua mano al padre ubriacone più che consenziente. Mara si trova impegnata quasi controvoglia, ma le piace clic Bube sappia farsi valere con gli altri, che gli altri lo considerino un poco come un capo, li un giorno Bube si presenta a Mara, chiedendole di seguirlo. La vuol portare a Volterra per presentarla alla sua famiglia. Bube hf ammazzato il fi¬ glio di un maresciallo dei carabinieri che aveva ammazzato un suo amico. Non erano neppure avversari politici, erano tutti partigiani. Ma ne ha parlato a Mara come se fosse una cosa di poco conto, assicurando che metterà tutto a posto il partito. E Mara non si è troppo impressionata nella sua sventatezza, l'abnorme egoismo giovanile. Faccende di uomini. Uomini che si ammazzano non si capisce perché. Per riconfermarsi di essere uomini. Ma durante il viaggio accidentato verso Volterra, nella tappa di Colle Val d'Elsa, dove Bube le compra le agognate scarpe con i tacchi a spillo, Mara comincia a intuire la tragedia. E' così che nasce il suo attaccamento a Bube che sa ormai di dover perdere, perché il partito ha deciso di mandarlo fuori Italia, in attesa di tempi migliori. E' addirittura Mara a forzare Bube a possederla nella prima e ultima notte di poveri amanti che resta loro. I tempi migliori non arrivano più. L'attesa amnistia concessa da Palmiro To- assiste un peccatore: sono gente giovane e semplice che impara a soffrire con dignità. Il non religioso Carlo Cassola attinge al massimo della virtù. «Ho detto che alla fine del '38 tornai a occuparmi di politica "constatando" di essere antifascista: avessi avuto più chiarezza mentale, avrei potuto constatarlo molti anni prima. Il nazionalismo difatti non mi ha mai attratto, anzi l'ho sempre detestato: fin da piccolo ero per gli stranieri contro gli italiani, si trattasse di gare sportive o della storia del Risorgimento. La verità è che i libri hanno sempre contato poco per me; ci ho trovato tutt'al più la conferma o il chiarimento di ciò che l'esperienza mi aveva già insegnato. Gl'incontri umani hanno contato sempre di più. Non so nemmeno quindi se posso considerarmi un intellettuale. Ma con gl'intellettuali della mia generazione ho lo stesso molto in comune: la passione, l'antifascismo. E' diventata una seconda natura per noi: non saremmo mai capaci di disinteressarci di politica o di occuparcene in modo freddo, distaccato, tecnico. E' questa passione che vorremmo trasmettere ai giovani. Perché qualsiasi accusa potrà esserci mossa, ma non quella di essere stati degl'indifferenti» è la conclusione della testimonianza a La generazione degli anni diffìcili, edito da Laterza nel 1962, ma in realtà lo scritto di Carlo Cassola risale al 1960 e lo possiamo rintracciare nel numero 22 dell'anno V della rivista di cultura giovanile II paradosso, diretta da Ettore A. Albertoni che pubblicò a puntate l'inchiesta dal titolo così sbagliato. Quelli a cui si riferiva, infatti, per la scelta tra il bene e il male erano stati anni puerilmente facili. Le difficoltà sarebbero venute per le generazioni successive. Nel 1960 Carlo Cassola era molto in auge, anche se non piaceva alla critica di sinistra per come aveva narrato la Resistenza nuda e cruda. Ma il suo stesso successo presso i lettori faceva aumentare i suoi nemici, e non si trattava più solo degli ortodossi di sinistra, anche di altri. Pier Paolo Pasolini, che per il Premio Strega aveva sostenuto la causa di Italo Calvino, bollò impetuosamente Carlo Cassola come traditore del Realismo della Resistenza, peggiore persino di Giuseppe Tornasi di Lampedusa, autore del Gattopardo, pure vituperato dalla critica di sinistra, e peggiore persino delle inquiete neoavanguardie in fermentazione, a loro volta nemiche sia di Tornasi, sia di Cassola, sia di lui stesso, Pier Paolo. Per infondere più sarcasmo al suo «In morte del Realismo», Pier Paolo Pasolini si servì impudentemente anche di Shakespeare: «Ecco, invece / qui lo strappo, in questa forma, del pugnale/di Tornasi, ecco la rabbiosa sdrucitura dei neosperimentali, ecco il colpo tagliente di Cassola ch'era amico. Quando egli estrasse la punta sacrilega, / guardate come il sangue la seguì, quando per verificare ch'era lui, Cassola , a colpire così, senza vergogna... Perché Cassola, lo sapete, è socialista: / ha agito dentro il cuore dell'idea / realista; e il suo colpo è il colpo più brutale». «In verità, Cassola si trova in quel momento piuttosto sbilanciato nei confronti della situazione letteraria italiana ed esposto ai colpi delle due diverse parti», commenta nel suo Invilo alla lettura di Cassola, Mursia, 1973, Giuliano Manacorda che dell'autore de.La ragazza di Bube è un critico severo, ma molto attento e onesto. «Se da un lato Pasolini poteva vedere nella sua maniera di trattare gli argomenti della Resistenza non tanto il modo di sottrarla alla mera celebrazione e al sospetto retorico-propagandistico, quanto il modo di liquidarla come emozione collettiva e come ideologia, dall'altra le neoavanguardie potevano vedere nella narrativa di Cassola proprio i difetti in un certo senso opposti. Ed erano la perpetuazione del personaggio animato da buoni e forti sentimenti, della strutturazione delle sue vicende in forma romanzesca e, insomma, degli aspetti di un estremo epigonismo realistico. ,». Carlo Cassola, insomma, era preso in mezzo dai retori. . 1/ loro confronto idi uomini, come Fausto e Bube, appaiono sventati ed egoisti Anche per lo scrittore i sentimenti contavano più della politica gliarti funzionerà più per liberare i fascisti che per proteggere i compagni, almeno a quanto appare ai reduci della Resistenza. Mara, a servizio a Poggibonsi, comincia a interessarsi anche a un altro uomo, il giovane operaio Stefano che la vorrebbe sposare. Ma, al momento di acconsentire, Mara scopre di non riuscire a dimenticare di essere la «ragazza di Bube». Espulso dalla Francia, dove la destra è andata al potere, Bube viene arrestato alla frontiera, processato e condannato a quattordici anni di reclusione. E Mara, con assoluta naturalezza, si trasforma nella donna del carcerato che vive per incontrarlo di tanto in tanto, viaggiando da un penitenziario all'altro per fargli coraggio nei brevi colloqui. Il romanzo si ferma a meta pena. Già sette anni sono passati, e Mara toma a casa dopo una visita fatta al carcere di San Gimignano all'uomo che conta di sposare appena riavrà la liberta dopo altri sette anni. Bube non è un eroe traviato della Resistenza, Mara r.on e una suora laica che Orestu del Buono