INCUBI VAN GOGH

INCUBI VAN GOGH INCUBI VAN GOGH Un professore rivisita la casa di Arles Racconti «accademici» dell "americano Elkin ! geografia politica, anziano e per di più paraplegico in costante peggioramento, viene piantato in asso dalla moglie proprio alla vigilia di un pranzo che annualmente offre ai suoi studenti. Mediante il telefono si organizza a cavarsela, iscrivendosi a un cestoso servizio che gli manderà assistenti e soccorsi in'easo di qualsiasi inconveniente domestico; contemporaneamente però ha la debolezza di non opporsi agli studenti che, desiderosi di non rinunciare alla festa, si impegnano a fare tutto loro ma poi si ubriacano e gli devastano la casa. Vivace la descrizione dell'ingegnosità e anche dell'egocentrismo con cui il professore architetta la propria sopravvivenza. D'altro canto egli ha caratteristicamente perso i contatti con la realtà, vive in un suo mondo astratto come la vaga disciplina che insegna, e alla lunga la sua intelligenza si rivela inadeguata. Il protagonista del pezzo che dà il titolo al volume è invece ancora relativamente giovane (trentott'anni), ma accademicamente non ha speranze di distinguersi. Docente di una materia irrilevante in un oscurissimo college di provincia, egli sbarca ad Arles per un conve¬ tre, questo si forse è un pregiudizio, egli comincia ad avere meno pazienza di una volta davanti ai protagonisti imbranati. L'eroe di un romanzo, d'accordo, non deve essere un superman; ma se è molto più cretino del lettore non può contare su quell'identificazione che bene o male è uno degli incentivi a voltare le pagine («come me la caverei io in questa situazione?»). Se il protagonista è pili stupido di chi leggo può quindi continuare ad attirare l'attenzione soltanto a ragion veduta - perché la storia avvince comunque, perché facendo si che il lettore capisca le cose prima di lui si ottengono certi effetti deliberati, ecc., ecc. Di qui dunque la freddezza con cui chi scrive ha percorso i due racconti lunghi che riuniti costituiscono l'ultima fatica di Stanley Elkin, brillante scrittore ebreo americano insegnante alla Washington University di Saint Louis, Missouri: sono due storie di universitari, e contemporaneamente descrivono due paralisi, anche se per la verità una delle due è molto più fisica che cerebrale. Questo racconto, intitolato «Il tempismo di Claire», appare il più riuscito Schiff, professore di Da Defoe in poi il romanzo moderno attira raccontando storie plausibili di persone attendibili in ambienti verosimili, e pertanto prevede da parte dell'autore un meticoloso lavoro di ricerca e di documentazione - oppure il ricorso alle proprie esperienze personali. Questa seconda tattica, certo più comoda, raggiunge risultati interessanti nella misura in cui anche tali esperienze lo siano; e qui forse un Tolstoj, un Hemingway o un Graham Greene hanno qualche punto di vantaggio su chi si propone di intrattenerci raccontandoci cose un po' troppo simili a quelle che sappiamo già. La premessa serve al recensore per confessare non dirà un pregiudizio, ma senz'altro una certa saturazione. Egli infatti i'a di mestiere il docente universitario, come ahimè una buona metà dei narratori americani moderni, senza contare gli allievi dei loro corsi di composizione: e per ragioni personali comincia pertanto ad essere un po' stanco di storie di professori sfigati o di tensioni fra studenti nel campus. Inol¬ La diva di Stalin Noi donne: tutto lo staffili cassa integrazione, ma tutte in prima linea. E il numero di settembre si annuncia ricco: oltre al dibattito socio-politico centrale (questa volta la grande domanda è «La paternità è un furto?»! offre un incontro singolarissimo con l'ottantenne star del cinema sovietico Tatiana Okunieskaia che racconta la sua terribile vita. Un percorso classico dell'epopea staliniana. Da coccolata diva del muto Tatiana diventa all'improvviso e senza una plausibile motivazione inquilina della Lubianka, prima, e di un gulag negli Urali, poi. Dieci anni rubati. Ma non del tutto. Sta finendo di scrivere la propria storia che arriverà certo in Occidente. Racconterà anche del suo flirt con Tito, forse la causa della sua «caduta». Stalin non perdonava i peccati d'amore gno internazionale, ma sin dall'inizio è travolto dai propri complessi di inferiorità relativi ai colleghi sconosciuti e illustri e agli usi e costumi dell'Europa che visita per la prima volta. L'incubo, anche alcolico, in cui costui trascorre il suo sterile soggiorno, diffidando di tutti e scalciando, assume i connotati di una rivisitazione dei quadri di Van Gogh: l'istituto che ospita il convegno occupa infatti l'albergo dove il pittore visse, e al nostro uomo tocca proprio la sua stanza, rimasta immutata; la cittadina inoltre brulica di discendenti-sosia dei personaggi famosamente effigiati (l'arlesiana, lo zuavo, il postino, il dottore). Questi effettuano una sorta di danza grottesca intorno all'americano all'estero, innocente e diffidente come e più dei suoi innumerevoli precedenti letterari, in un gioco episodicamente abile, ma il cui scopo oltre allo sbeffeggiamento del malcapitato rimane un po' oscuro. Masolino d'Amico Stanley Elkin La stanza di Van Gogh a Arles trad. Igor Legati Einaudi, pp.216. L. 24.000 cui si vagheggia di un incontro fatale mediato dal destino, tra un automobilista sognatore e una giovane orfana di paese. Ma più che da assistenza al nuovo parto vorrebbero, queste righe, servire da tramite per un percorso di conoscenza che venga a colmare i vuoti della disattenzione critica, perlomeno di quella snobistica frangia che ancora si ritrova a discettare sulla grandezza di Campanile come umorista o come scrittore. Allo stesso modo sarebbe il caso di sottolineare che Lo stralisco di Piumini, prima ancora che un gran bel racconto per ragazzi, è un gran bel racconto, e basta. Un appunto finale, in minuscolo, tanto per risparmiare

Luoghi citati: Arles, Europa, Missouri, Urali, Washington