Quando il cuore vale più del record
HELSINKI '94 Agli Europei, in un mondo di atleti-robot, spiccano le vicende di tre campioni azzurri Quando il cuore vale più del record Iapicbino, May e Panettai storie d'amore e d'amicizia HELSINKI DAL NOSTRO INVIATO Dopo le polemiche, il volto umano dell'atletica. Panetta che quasi si ferma per dare aiuto a Lambruschini, la coppia lapidi ino-May che festeggia con primato e medaglia un'unione felice. Ed è una boccata di ossigeno anche per chi deve raccontare, preferendo di gran lunga i fatti alle polemiche. Capita infatti che cenando con Gabriele Rosa, tecnico di molti keniani e tra questi Moses Tamii, si scopra la sua sorpresa per la crisi di Panetta: «L'ho visto a St Moritz racconta il professore - e mi ha impressionato. In allenamento faceva lavori grandi, staccava anche Lambruschini...». Francesco, cos'è successo? «Vorrei capirlo anch'io - risponde -. Forse sono sceso troppo tardi dall'altura e tra 20 giorni andrò come una scheggia. Ma sarà tardi, non servirà a niente. La mia stagione non prevede altri grossi impegni. Rimane il risultato negativo: meglio che mi sia sfuggito anche il bronzo delle siepi, altrimenti non proverei questo senso di fallimento. Che invece può spingermi a fare ancora di più, a ricostruire me stesso attraverso un lungo periodo di allenamenti». Resta comunque l'aiuto a Lambruschini, una medaglia ideale... «Per carità, non voglio diventare eroe per quello. Se fossi stato bene, avrei corso in testa. E allora non sarebbe successo niente, magari avrei approfittato del momento di difficoltà di un rivale. Essendo in coda è stato un gesto naturale, con Alessandro siamo amici, abbiamo scoperto di essere differenti da come credevamo. Non mi sento vecchio, ma non voglio nemici. Non è come qualche anno fa quando vedevo solo avversari intorno». Da Panetta ai coniugi Iapichino. Si sono conosciuti qualche anno fa, ai Mondiali juniores di Sudbury in Canada. Lei, Fiona, inglese di colore, origino giamaicana, nata a Slough, sobborgo di Londra; lui Gianni, fiorentino, madre americana e padre siciliano, nato a Columbus, Ohio, dall'età di due anni in Italia. La loro storia è luminosa come gli sguardi che si lanciano in continuazione. Nel settembre '92 Fiona si è trasferita in Italia e il 12 maggio '93 si sono sposati. Poi lei ha chiesto la cittadinanza che ha ottenuto nel giugno di quest'anno. «E' stata una scelta precisa spiega - perché sapevo che così avrei potuto fare un salto di qualità. Qui si è seguiti differentemente, altrimenti non avrei potuto migliorare come ho fatto». E non aggiunge, per correttezza, la cifra offertale dalla federazione britannica perché non cambiasse nazionalità: 500 sterline, ovvero poco più di un milione. Spiega Gianni: «In Inghilterra chi vince è ben pagato, riesce ad avere contratti con gli sponsor. Ma prima devi arrangiarti. Così è stato per Fiona anche quando si è procurata due microfratture da stress in allenamento. Da noi è tutta un'altra cosa». «E poi - interviene lei - c'è Gianni a darmi la carica. Io non sono così grintosa, è stato lui a dirmi di esserlo, a spiegarmi che potevo vincere una medaglia. E adesso già faccio i conti per il futuro: visto che non ho ancora 25 anni e le mie avversarie sono tutte intorno ai 30, per far meglio del bronzo ho davanti a me almeno quattro Mondiali, due Olimpiadi e due Europei». ((Anche Fiona mi aiuta molto - spiega Gianni - io sono impulsivo, lei mi calma». E quando gareggiate insieme come a Sestriere o l'altro giorno, andate bene entrambi... «Sarà rispondono a una voce - ma in realtà ci distraiamo. Come ci si può concentrare e pensare che l'altro sta saltando da un'altra parte? Molto meglio poter essere a turno spettatori». [g. bar.] Francesco: «Aiutare Lambruschini è stato un gesto naturale» Fiona: «E' Gianni a darmi la carica» Lui: «Riesce sempre a tranquillizzarmi» HELSINKI '94 Panetta (a sinistra) aiuta Lambruschini a rialzarsi; a destra Fiona May in azione e (sopra) insieme con Gianni lapichino
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