Benvenuti & D'Urso due ragazzi d'oro

Berger: «Posso salire sul podio solo con una fortuna sfacciata» Alesi polemico con i tecnici Benvenuti & D'Urso due ragazzi d'oro HELSINKI DAL NOSTRO INVIATO Gli azzurri, ritrovato agli Europei di atletica il piacere delle medaglie, si preparano al gran finale. Sugli 800 (guardare la tivù alle 14,15) tocca a Benvenuti e D'Urso cercar d'imitare Lambruschini e Carosi, oro e argento delle siepi. La concorrenza, però, non è da poco: due norvegesi (Rodai e Douglas), due spagnoli (De Teresa e Cerezo), un britannico (Winrow) e un tedesco (Motchebon). Tutti corridori che possono rivelarsi pericolosi, con Rodai e Motchebon un gradino sopra gli altri. Finora, più di D'Urso costretto a faticare nella fase eliminatoria, è Benvenuti ad aver impressionato per facilità di corsa. Il veronese in batteria ha provato due volte a cambiar passo lasciando fermi gli avversari mentre in semifinale, verificando una tattica diversa, è andato subito in testa e non ha più mollato il comando. Affronta la finale con serenità. «Ho frecce al mio arco - ammette - che mi permettono di sostenere anche una gara lenta con buone possibilità. Rodai (che è capolista europeo stagionale con l'43"50, ndr) non mi pare imbattibile. Anzi penso di aver capito quale sia la tattica giusta per neutralizzarlo. Lasciate però che la attui in pista, senza parlarne prima. Inoltre ci sarà anche da tenere d'occhio Motchebon, pronto a sfruttare il minimo spazio. E D'Urso. Beppe ha avuto la sfortuna di gareggiare in due gare tirate, ma non per questo è meno pericoloso». Già, Benvenuti e D'Urso. I due fanno coppia fissa, dividono le lunghe ore di avvicinamento alla finale. Solo in pista dimenticheranno l'amicizia che li lega per giocarsi ciascuno le proprie possibilità. «Negli 800 - spiega D'Urso - è difficile ipotizzare tattiche di squadra. E' una sfida delicata, in cui cinque finalisti rientrano con i loro tempi tra i primi dieci al mondo di quest'anno». Nel toto pronostici le preferenze vanno a Benvenuti. Il professor Vittori sostiene anche di aver visto un «Rodai un po' seduto sulle gambe» e di aver ammirato maggiormente Motchebon. «Benvenuti - dice il tecnico - mi è piaciuto molto: se dovesse esserci un passaggio tirato ai 400, potrebbe vincere migliorando il limite italiano di Fiasconaro (l'43"7)». Un record, questo, che Benvenuti e D'Urso meditano di attaccare forse già a Zurigo, mercoledì prossimo. Dopo gli Europei i due si dedicheranno infatti ai meeting per cercare di monetizzare le loro imprese. «Già - spiega D'Urso perché atletica e soldi non vanno molto d'accordo. Il nostro non è sport ricco. Magari mi proponessero un contratto con dei tacchi a spillo (si riferisce a quello strappato da Cari Lewis alla Pirelli, ndr), ci starei eccome. Anche a fare pubblicità in tanga. Nudo? Eh, no. Dove metterei il marchio dello sponsor? La verità è che nessuno promuove l'immagine del nostro sport: lo scorso anno per l'argento ai Mondiali ho ricevuto 25 milioni lordi con l'obbligo di denunciarli sul 740. E altrettanti mi arrivano come stipendio da guardia carceraria. La differenza rispetto a quando non ero ancora salito sul podio iridato è che prima per i meeting mi pagavano al massimo il biglietto aereo e adesso mi danno 3000 dollari e il biglietto me lo pago io. Chi ci paragona ai calciatori non sa: a Barcellona per l'Olimpiade la mia diaria era di 30 mila lire al giorno». D'Urso non aggiunge altro, ma il discorso è chiaro: per continuare a prendere 3000 dollari bisogna quanto meno salire oggi sul podio. Lui e Benvenuti sono decisissimi a farlo. Giorgio Barbe ri s

Luoghi citati: Barcellona, Helsinki, Zurigo