Imboscata in Iraq, ammazzato un Casco blu

Sparatoria nella zona di confine con il Kuwait. Il governo: «E' stata una gang di banditi e trafficanti» Sparatoria nella zona di confine con il Kuwait. Il governo: «E' stata una gang di banditi e trafficanti» Imboscata in Iraq, ammazzato un Casco blu Voci insistenti in Israele: Baghdad tratta in segreto la pace GOLFO PERSICO BAGHDAD. Un Casco blu è stato ucciso e altri due sono stati feriti da colpi d'arma da fuoco sul lato iracheno della zona smilitarizzata di confine creata tra il Kuwait e l'Iraq: l'imboscata è avvenuta l'altra notte a Safwan. La vittima apparteneva al contingente militare del Bangladesh integrato nell'«Unikom», lo «United Nations Iraq-Kuwait Observers Mission. A uccidere l'ufficiale, ha reso noto un portavoce dell'Onu, «è stato un attacco lanciato da un gruppo di iracheni armati». Poco dopo, le autorità di Baghdad hanno fatto sapere che la sparatoria è stata provocata da «una gang di banditi e trafficanti che voleva vendicarsi della confisca di un carico di bevande alcoliche». La zona dell'incidente si trova a una ventina di chilometri a Est del porto di Umm Qasr, sullo sbocco dello Shatt el Arab, dove è staot installato il comando dell'«Unikom». Il portavoce dell'Onu ha sottolineato che «dal novembre 1993 ci sono stati tre incidenti a fuoco nella zona similitarizzata», ma - ha spiegato - «quello avvenuto a Safwan è stato il primo mortale» e ha precisato che l'inchiesta sull'episodio durerà alcuni giorni. Da parte sua, il comando delle forze dell'«Unikom» - di cui fanno parte anche sette ufficiali italiani - ha «protestato fermamente presso le autorità irachene per il gravissimo episodio di violenza». Intanto, quattro anni dopo l'invasione irachena del Kuwait, vari media israeliani riferiscono con crescente frequenza di «scambi di messaggi tra Baghdad e Gerusalemme». In queste rivelazioni - che sono state smentite dai governi interessati - si accenna a un «accordo-pacchetto»: l'Iraq si impegnerebbe a garantire l'incolumità dei Paesi vicini e ad appoggiare gli accordi raggiunti da Israele con l'Olp e la Giordania. In cambio, verrebbero allentate (o abolite) le sanzioni nei suoi confronti. Ancora ieri, tuttavia, il ministro israeliano dell'Edilizia Benyamin Ben Eliezer ha smentito che tra i governi di Israele e Iraq ci siano stati contatti, ma non ha escluso «che ci possano essere state conversazioni, a Londra, tra ebrei di origine irachena e iracheni di Baghdad, oppure tra rappresentanti israeliani con colleghi iracheni». L'ultima in ordine di tempo a sollevare la questione dei contatti segreti tra i due Paesi è stata la televisione di Stato israeliana, secondo cui il vice-premier iracheno Tarek Aziz ha inviato un messaggio possibilista all'ambasciatore israeliano all'Onu, Gad Yaacoby. La settimana scorsa, era stato invece il quotidiano «Yediot Ahronot» a partlare delle «avances» di pace di Saddam Hussein. Esse includevano - secondo il giornale - l'apertura di rispettivi uffici di rappresentanza a Tel Aviv e a Baghdad, la vendita di greggio iracheno a Israele e la dichiarazione del governo baathista di non avere rivendicazioni territoriali con i Paesi vicini, Iran escluso. Secondo alcuni osservatori israeliani, ci sono ambienti economici europei che si stanno sforzando dietro le quinte di attivare canali di comunicazione Israele-Iraq per indurre gli Usa ad allentare la pressione economica su Baghdad. [e. st.] Il leader iracheno Saddam Hussein

Persone citate: Arab, Ben Eliezer, Gad Yaacoby, Saddam Hussein, Tarek Aziz