In valigia mezzo chilo di terrore nucleare di Emanuele Novazio
Trovato (dopo una soffiata) dagli 007 tedeschi, tre arrestati. Kohl a Eltsin: vediamoci subito Trovato (dopo una soffiata) dagli 007 tedeschi, tre arrestati. Kohl a Eltsin: vediamoci subito In valigia mezzo chilo di terrore nucleare Plutonio sul volo Mosca-Monaco della Lufthansa BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mezzo chilo di plutonio 239, il «lievito» della bomba atomica, nascoste nel doppiofondo di una valigia imbarcata a Mosca. Tre persone - quasi certamente un colombiano, uno spagnolo e un i. .incese - arrestate a Monaco appena scese dal jet della «Lufthansa» in arrivo dalla capitale russa. Sospetti poi rientrati su un ministro di Boris Eltsin, Viktor Sidorenko, anche lui a bordo dell'aereo per impegni con il governo bavarese. E un'unica certezza: mai, prima d'ora, un simile quantitativo di materiale radioattivo era stato individuato in territorio federale. Mai, prima d'ora, il cancelliere Kohl aveva reagito a un sequestro con tanta apprensione: «11 pericolo è molto serio, e non soltanto per la Germania Federale», ha dichiarato ieri, annunciando l'invio di un rappresentante personale a Mosca per colloqui urgenti con il presidente Eltsin. Mai prima d'ora a Bonn l'allarme era stato tanto profondo: per il ministro degli Esteri Klaus Kinkel «il mondo sta correndo un nuovo pericolo atomico». Il sequestro avvenuto mercoledì scorso all'aeroporto della capitale bavarese, del quale si è avuta notizia soltanto ieri dopo le indiscrezioni pubblicate da due settimanali, è dunque il colpo più spettacolare mai inflitto alla «mafia dell'atomo». Ma secondo il ministro degli Interni bavarese, Edmund Stoiber, «segna un salto di qualità rispetto al passato» nel comportamento delle bande internazionali, E gli interrogativi che solleva sono allarmanti: chi c'è dietro un commercio clandestino che da settimane sembra essersi impenna¬ to? Una rete internazionale di trafficanti, o gruppi mafiosi rivali e in conflitto fra loro che cercano di accaparrarsi al miglior prezzo i clienti più preziosi? Ma soprattutto, chi sono gli acquirenti? Per costruire un'atomica di potenza pari a quella di Hiroshima servono cinque chili di plutonio 239: ma il sequestro di mercoledì è il terzo in poche settimane, in Germania. E la mafia dell'atomo lavora in Europa da almeno quattro anni: dalla dissoluzione dell'Urss, da quando gli arsenali atomici e i laboratori di ricerca sparsi nel Paese immenso sono stati investiti e sommersi, anche loro, dalla rovina del regime. Secondo il ministero russo per l'energia atomica, ieri a Mosca non risultava mancante «nessun quantitativo di uranio o di plutonio», e «non ci sono informa¬ zioni a proposito di trafficanti arrestati». Ma i servizi di sicurezza tedeschi non sembrano aver dubbi: a vendere uranio e plutonio alle bande internazionali - gli intermediari e i vari cassieri del traffico - sono quasi sempre scienziati russi sottopagati, gente in difficoltà economica e priva di mezzi per la ricerca, allettati dalle dimensioni della richiesta. Il mercato internazionale è vasto e ghiotto: secondo i servizi occidentali decine di Paesi, soprattutto del Terzo Mondo, sono interessati a massicci acquisti di materiale radioattivo per usi militari. L'Iraq di Saddam Hussein, ma anche la Libia di Gheddafi, la Corea del Nord, il Pakistan, l'Iran. Proprio ieri, il direttore dell'«Ente americano per il disarmo e il controllo degli armamenti», John D. Holum, lanciava un nuovo allarme: «Teheran continua a cercare di co¬ struirsi una bomba atomica». Riferimento d'obbligo è la Russia, dove è facile l'acquisto e dove i trafficanti godono di vaste complicità alle dogane: fare uscire dall'aeroporto di Mosca materiale radioattivo del valore di milioni costerebbe poche migliaia di dollari. Ma punto obbligato di transito è la Germania, che da crocevia dello spionaggio internazionale sembra diventata, con la caduta del Muro, quello dei traffici illegali di armi e materiale radioattivo, e terra di scontro fra le mafie di quattro continenti. Di recente i servizi di sorveglianza tedeschi - che secondo lo «Spiegel» mercoledì erano stati allertati da un agente infiltrato fra i trafficanti - hanno vantato buoni successi: in maggio la polizia del Baden-Wuerttemberg aveva sequestrato alcuni grammi di plutonio 239. E il 13 giugno un altro modesto quantitativo di uranio 235 di provenienza russa era stato sequestrato a Landshut, in Baviera, insieme a seicento grammi di un derivato dell'uranio, di scarsa utilità per la fabbricazione di ordigni atomici. In quell'occasione, sei persone erano state arrestate: cinque slovacchi e una donna tedesca, considerata «una figura centrale» della banda, un gruppo nuovo - pare - entrato soltanto da poco nel grande traffico di materiale radioattivo. Anche l'anno scorso i risultati erano stati discreti: i sequestri di uranio e plutonio in territorio federale erano stati 123. Ma nessuno si illude che il traffico sia stato davvero impedito: quante volte i mercanti dell'atomo l'hanno fatta franca?, ci si chiede a Bonn. Quante «consegne» sono riuscite? Emanuele Novazio
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