La terapia

La terapia La terapia Dosi di morfina per salvarli ROMA. La morte del neonato a causa di una crisi di astinenza da stupefacenti, avvenuta nei giorni scorsi a Terni, è probabilmente dovuta a una doppia causa: la particolare sensibilità del piccolo all'eroina, più il fatto che egli era prematuro. E' il parere espresso ieri dal tossicologo Enrico Malizia. La crisi di astinenza da stupefacenti in genere non è mortale, può risultare tale soltanto per i neonati. Per evitarla, nei numerosi casi che si verificano di nascite da madri tossicodipendenti (che generano bambini a loro volta assuefatti alla droga) si somministrano ai piccoli basse dosi di morfina, non appena è stato eseguito il taglio del cordone ombelicale. In questi casi, spiega il tossicologo Malizia, nei centri di natalità si mette in atto una terapia di disintossicazione che prevede dosi di morfina via via più ridotte, così da «svezzare» il neonato dalla tossicodipendenza che è stata indotta dalla madre. Il passaggio dello stato di tossicodipendenza dalla madre al figlio avviene inevitabilmente attraverso la comune circolazione sanguigna durante la gravidanza. La terapia di divezzamento è quasi sempre efficace e dura soltanto tre giorni: questo perché il problema da risolvere è esclusivamente fisico, non essendoci nel neonato la componente psichica che nell'adulto induce alla dipendenza. Nel caso del neonato di Terni, prosegue Malizia, è ipotizzabile che si fosse in presenza di una particolare sensibilità del neonato, per di più prematuro, alla sostenza stupefacente che la madre aveva assunto fino a poche ore prima del parto; la droga aveva forse prodotto nel piccolo un danneggiamento dei centri cerebrali (quelli del bulbo) che comandano il respiro e il battito cardiaco. [Ansa]

Persone citate: Enrico Malizia, Malizia

Luoghi citati: Roma