Solo un nonno dà l'addio a Emanuele

Funerali deserti per il neonato morto d'eroina Terni, la polizia sulle tracce degli spacciatori che hanno venduto la dose alla madre prima del parto Solo un nonno dà Paddio a Emanuele Funerali deserti per il neonato morto d'eroina TERNI NOSTRO SERVIZIO Emanuele, il neonato morto 12 ore dopo il parto per una crisi di astinenza da eroina, riposa da ieri mattina in una fossa del «campo comune» del cimitero di Terni. Non un fiore e neppure una persona ad accompagnare quel corpicino deceduto tra gli spasmi per il gesto di una madre che si era iniettata una dose di droga non appena erano iniziate le doglie. Al cimitero Emanuele ha trovato ad aspettarlo solo un nonno: troppo poco per un dramma che ha scosso la coscienza della gente, che ha fatto inorridire tante mamme. Possibile che nessuno ahbia pensato di prendere un fiore dai tanti che vengono recapitati in ospedale, nella clinica neonatale per festeggiare la nascita dei bambini, e lo abbia appoggiato sulla piccola bara di Emanuele? «Se nessuno ha osato manifestare il proprio dolore non è per indifferenza, ma solo per riservatezza», risponde un'infermiera del reparto dove Emanuele èvissuto solo per poche ore. E allora è toccato ad un'assistente sociale preoccuparsi delle formalità del funerale, convocare un'impresa di pompe funebri per scegliere la piccola cassa bianca dove il neonato è stato adagiato. E terminata l'autopsia su Emanuele, operazione diretta dal professor Mauro Bacci dell'Istituto di medicina legale dell'ospedale di Terni, il corpo di quel neonato la cui storia ha commosso l'Italia è stato depositato in una cella frigorifera dell'obitorio, da dove è stato prelevato e poi accompagnato al cimitero. I genitori di Emanuele, conviventi da sette anni, tossicodipendenti, sono andati al cimitero solo dopo che le operazioni di sepoltura erano finite da un pezzo. ((Abbiamo voluto evitare i clamori, i fotografi e i cineoperatori. Volevamo rimanere in raccoglimento con il nostro dolore», ha fatto sapere Roberto, il padre di 29 anni, operaio, che aveva affidato ai parenti gli altri due figli messi al mondo con una donna segnata anche lei dalla drammatica esperienza dell'eroina. Forse la coincidenza delle vacanze e la mancata informazione sull'orario della sepoltura del neonato hanno impedito che trovasse spazio qualche gesto di partecipazione umana a una vicenda che ha scosso anche gli inquirenti, pure abituati ad occuparsi di storie sempre tanto tristi. «Da quando siamo entrati in possesso del referto di morte di Emanuele, che faceva preciso riferimento all'astinenza da eroina, non ci siamo concessi una sola pausa pur di assicurare alla giustizia lo spacciatore della dose consegnata alla madre poche ore prima del parto», assicurano alla squadra narcotici della questura di Terni. Le operazioni di controllo degli spacciatori sono state assunte direttamente dal capo della Mobile Piero Angeloni e il moderato ottimismo manifestato già dopo i primi interroga- tori hanno trovato conferma ieri: si è proceduto ad alcuni fermi, c'è la convinzione che allo spacciatore che ha venduto la dose mortale possa essere dato un nome e un cognome non appena saranno stati fatti alcuni riscontri. Anche Roberta S., la madre di Emanuele, che è tornata a casa, a Collestatte, una frazione a pochi chilometri da Terni, rischia di essere accusata di omicidio colposo al pari del suo abituale fornitore di eroina. Gli inquirenti, e con loro il sostituto procuratore della Repubblica di Terni Carlo Maria Zampi, non si sbilanciano sul conto dell'accusa che verrebbe formulata alla madre. Attendono le conclusioni delle analisi richieste all'anatomo-patologo cui il magistrato ha concesso 60 giorni per rispondere a una serie di quesiti. Il più importante dei quali ruota sullo stretto rapporto tra il decesso di Emanuele e l'assunzione della droga da parte della madre. Sono esclusi alcuni elementi che pure hanno avuto una certa importanza nel deces¬ so del neonato, come ad esempio il peso, superiore di pochissimo ai 2 chilogrammi, e il fatto che il parto sia avvenuto sette mesi dopo il concepimento. Nella clinica di Patologia neonatale, dove Emanuele era stato trasportato proprio per la sua condizione di «immaturo» non sono rari i casi di salvataggio in extremis di neonati in crisi di astinenza. «Abbiamo fatto di tutto per risolvere anche questo caso - assicurano i medici della clinica diretta dal dottor Mario Fornaci -, ma le condizioni di Emanuele erano assai precarie per un quadro generale complesso». Una gravidanza non desiderata, quella di Emanuele, e la fuga dai servizi di assistenza dei tossicodipendenti hanno preceduto il dramma. Adesso che ad Emanuele è stata data sepoltura, ci sarà chi si ricorderà di mettere sulla sua tomba un fiore, e chi su quella fossa depositerà una lapide? Mario Mariano Anche la donna rischia l'accusa per omicidio colposo Accanto l'ospedale di Terni dove è morto il piccolo Emanuele, appena dodici ore dopo il parto, per una crisi di astinenza da stupefacenti. In basso il primario del reparto di neonatologia

Persone citate: Carlo Maria, Mario Fornaci, Mario Mariano, Mauro Bacci, Piero Angeloni, Roberta S.

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