Fumata grigia sul futuro di Monza di Gianni Letta

Letta vola a Cannes per convincere la Federazione a ripristinare la prova: «Discuteremo ancora» Letta vola a Cannes per convincere la Federazione a ripristinare la prova: «Discuteremo ancora» Fumata grigia sul futuro di Monza Bossi: un decreto per salvare il G P MILANO. Nessuna decisione per Monza. Neppure dopo il summit di Cannes, dov'era volato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per incontrare Max Mosley, presidente della Fia, e il vicepresidente Marco Piccinini. Al vertice erano presenti il presidente della Regione Lombardia Paolo Arrigoni, il vicepresidente Riccardo Marchioro, il presidente dell'Aci Rosario Alessi; dopo un'ora di discussione e una lunga telefonata a casa Berlusconi, uno scarno comunicato. Nessun commento: «Una dichiarazione o un comunicato saranno emessi solo se e quando dovessero emergere fatti nuovi». Come dire, si continua a discutere per cercare una soluzione, ma il tempo stringe. Un accordo, almeno questo, l'avevano trovato nel pomeriggio i rappresentanti dei partiti al governo, tutti concordi nel ribadire che il Gran Premio debba svolgersi 1' 11 settembre a Monza, e rimanere nella sua sede tradizionale, dentro il parco. Intesa solenne sancita nientemeno che ad Arcore, nel clima della concordia politica rinnovata durante il lungo faccia a faccia tra il leader della Lega Umberto Bossi e il presidente Berlusconi. «E' un avvenimento di interesse nazionale», ha dichiarato Bossi, «e credo che il governo sia d'accordo nel preparare un decreto legislativo il quale stabilisca che il Gran Premio di Monza si possa correre solo a Monza». E da Roma Gianfranco Fini ribadiva l'auspicio a «raggiungere il duplice obiettivo di far vivere lo storico Gran Premio e garantire ai piloti la necessaria sicurezza». Un epilogo non del tutto prevedibile, visto che l'intera giornata era trascorsa in un clima di polemiche, accuse e controaccuse, sospetti, ripicche, voci e smentite, ansie autentiche e preoccupazioni strumentali. Si susseguivano le minacce di dimissioni della giunta regionale e dei sindaci di Monza nonché di alcuni Comuni limitrofi, la messa sotto sequestro cautelativo di una parte del cantiere allestito in prossimità della tanto discussa curva di Lesmo, un ennesimo sopralluogo sul circuito da parte di alcuni assessori. Avanzata dal presidente della Giunta regionale, Paolo Arrigoni (Lega Nord), l'ipotesi delle dimissioni era legata a un eventuale risultato negativo della riunione di Cannes (ma quel comunicato è da intendere in senso pessimistico o lascia speranze?). Dopo avere riconosciuto che governo e Regione stanno ora facendo «tutto il possibile affinché l'Associazione piloti e la Federazione internazionale automobilismo accettino la soluzione delle chicane e delle modifiche alla variante Ascari per permettere lo svolgimento del Gran Premio», Arrigoni accusava: «Il governo non ha fatto quanto in suo potere per salvare il Gran Premio, intervenendo solo negli ultimi minuti». Intanto un comunicato della Giunta, in seduta straordinaria, rilevava come «il ministro Fisichella non abbia mosso un dito per garantire lo svolgimento della gara e si sia costantemente limitato a richiamarsi passivamente alla legalità senza esercitare alcuna azione attiva e di governo per risolvere i problemi». In serata, dopo l'incontro a villa San Martino, Bossi ha attenuato i toni dicendo di essere «fiducioso» che il decreto del governo sventi eventuali manovre della concorrenza «perché se si vuole correre il Gran Premio da qualche altra parte, allora vuol dire che c'è qualche speculazione sotto». Il sospetto che il Mugello voglia accaparrarsi la competizione emerge con maggiore frequenza. A innervosire ulteriormente il clima, la notizia del sequestro, resa nota da Wwf e Legambiente. E' stato compiuto a titolo cautelativo a seguito di alcuni esposti presentati nei giorni scorsi. Il provvedimento riguarda una parte del cantiere aperto dalla Sias presso la curva della Roggia, posta poco prima del rettilineo che porta a quella di Lesmo. «Nei pressi della curva», si legge nel documento, «si trova una quercia centenaria di cui la Sias vuole il taglio non per la sicurezza dei piloti ma più probabilmente perché di ostacolo alla visuale delle tribune». Nessuna replica diretta della Sias, il cui presidente ha però puntualizzato che «qualora i piloti dovessero accettare di correre con la chicane, qualcuno dovrà pure prendersi la responsabilità di dire che si tratta di una soluzione sicura. Nessun dirigente dell'Automobile Club e della Sias è competente per dirlo». Ornella Rota La Giunta lombarda attacca Fisichella «E' colpa sua» A destra, l'avvocato Giovanni Agnelli e Luca di Montezemolo A sinistra gli ambientalisti, in basso il sottosegretario Gianni Letta