Ai Mondiali per cambiare vita

Non c'è solo il Dream Team: a Toronto tiene banco il caso di Matienzo BASKET Non c'è solo il Dream Team: a Toronto tiene banco il caso di Matienzo Ai Mondiali per cambiare vita «A Cuba non torno, chiedo asilo politico» TORONTO. Non è vero, come molti sostengono, che in questi dodicesimi Mondiali di basket si finisce per parlare solamente del Dream Team. Giovedì Richard Matienzo, il più forte giocatore cubano, 18,3 punti a partita, non si è presentato in campo contro la Germania nel girone di classificazione. In pantaloncini e scarpe da gioco, con l'assistenza del «Toronto Stars», uno dei quotidiani più letti dell'Ontario, che gli ha garantito l'assistenza di un legale, ha deciso di chiedere asilo politico imitando l'altra grande star della pallacanestro cubana, Andres Guibert, che un anno fa - al termine delle qualificazioni mondiali a Portorico decise di non tornare a Cuba. Cuba ha perso contro la Germania 86-74, il suo Mondiale è ormai una mesta avanzata, i giocatori sono sotto stretta sorveglianza, non hanno rilasciato commenti, mentre Matienzo ha confessato che è stata la madre a spingerlo a questa clamorosa decisione. «Vivevamo in una piccolissima casa senza bagno e senza cucina, da ben cinque anni avevo chiesto invano una nuova sistemazione: ho vissuto sino ad oggi senza nulla, ma non voglio vivere per nulla». Questa l'accusa di Matienzo al regime di Fidel Castro. Matienzo ha 25 anni, è alto ni 2,03, ò una gloria nazionale dello sport. A Cuba ha lasciato la madre Angela, la compagna, i due giovanissimi figlioletti Stevi Ricard e Sting Julio, due sorelle e due fratelli. Spera di trovare adesso - come Guibert - un posto in una squadra della Nba. «Per disputare questi Mondiali mi pagavano 20 dollari, come giocatore guadagnavo 120 pesos al mese, cioè (manto un dollaro al mercato nero», ha spiegato. La fuga del cubano ha messo in secondo piano il caso del carneade egiziano trovato positivo ai controlli antidoping. Ashraf Mohamed rischia la squalifica di due anni per uso di anabolizzanti. Fino ad oggi nelle competizioni internazionali non si era mai parlato di steroidi, la Fiba era pero vigile da tempo. Aveva, ad esempio, in grati segreto fatto «testare» tutto il Dream Team, che è risultato pulitissimo. Si arriva quindi alle semifinali con gli Usa strafavoriti, e Croazia, Russia e Grecia a contendersi le altre due medaglie. Il Dream Team 2 viene accusato di uccidere il basket, tocca con facilità i 130 punti, ma alla gente sembra piacere meno della versione originale. «Non vogliamo romperci il capo per essere simpatici a tutti i costi, abbiamo rinunciato alle vacanze per fare del nostro meglio, stiamo lavorando duro. Se la gente lo capisce, tanto meglio», ribatte Alonzo Mourning, il duro della compagnia. Del resto quello del Dream Team è un supplizio di Tantalo ben ripagato. Far parte dello squadrone statunitense è un grosso affare anche per i giocatori, spinti dai loro sponsor a dare il meglio. Curioso il caso di Shaquille O'Neal. Legato alla Pepsi, sembrava voler boicottare la manifestazione perché fra lo sponsor del Dream Team e del Mondiale c'è anche la bevanda concorrente. Con grande gioia di chi ama la schiacciata, la defezione del ventiduenne gigante plurimiliardario è stata scongiurata con un piccolo stratagemma: mentre i compagni bevono Coca Cola, lui solo acqua in un bicchiere senza scritte. Ma se nella concitazione della partita dovesse sbagliare bevanda? Non è il caso di ridere: dovrebbe pagare penali per miliardi e miliardi. Ma sono proprio imbattibili gli americani, si prova a chiedere la gente? «Sono i dodici migliori giocatori al mondo, bisognerà aspettare ancora vent'anni per vedere la loro prima sconfitta», prevede Dino Radja il croato che dopo la parentesi di Roma è diventato l'idolo dei Boston Celtics nel campionato professionistico. Lui e Kukoc, cioè i due giocatori più ammirati dei Mondiali (americani a parte), non bastano a equilibrare un'ipotetica finale e così nemmeno la giovane squadra russa di Sergei Belov, che ha fornito una serie di prove eccellenti e vorrebbe soffiare ai croati la finale. Enrico Campana j Una schiacciata di Richard Matienzo, la stella dei cubani