La siesta? Un dovere fa produrre di più di Gabriella Bosco

IL CASO. Formule matematiche per la pennichella più redditizia IL CASO. Formule matematiche per la pennichella più redditizia La siesta? Un dovere fa produrre di più nF\% PARIGI I ' j E' chi ama farlo e chi no, il I sonnellino pomeridiano. 1 i Più che altro come idea, Lv4 Iperché in pratica spesso le circostanze non lo permettono. Ma come idea, chi lo ama lo fa con tenerezza, lo desidera, lo pregusta, se lo gode. Chi non lo ama lo detesta, non sopporta chi lo fa, lo irride. Esce ora in Francia un libro il cui titolo è tutto una promessa: Eloge de la sieste (Oeil). Un premio per gli amanti, della siesta. E invece no. E' un libro paradossale, da cui il popolo della siesta deve tenersi lontano. Finché lo si sfoglia, incuriositi dal titolo e dal tema, si può ancora essere tratti in inganno. Il volume è illustrato da Moebius, e il disegnatore si è chiaramente fatto turlupinare. Le sue figure fanno effettivamente pensare alla tranquillità, alla dolcezza del riposino. Tutto all'opposto il testo. A partire dall'introduzione, firmata da chi? Il sindaco di Parigi Jacques Chirac, candidato della destra alle prossime presidenziali. Un uomo il cui volto ha un'espressione perennemente iperattiva, che sorride di mestiere anche di fronte ai peggiori massacri, un uomo che sta alla siesta come l'algebra alla poesia. Ha certo scritto quelle due paginette per dare un contentino ad un amico, un elettore. Si sente che non ama, non conosce ciò di cui dice: «Una ricetta di equilibrio alla portata di tutti». Ma veniamo al libro vero e proprio, e al suo autore. Quest'ultimo, per cominciare, Bruno Comby: 34 anni, ingegnere nucleare, puro frutto dell'Ena, ecologo, direttore di un laboratorio che effettua ricerche sull'igiene del corpo e della mente. Sta al sonnellino come una gomma americana senza zucchero alla crema Chantilly. In tutta evidenza, le sue 250 pagine sulla siesta - accorate ed innegabilmente elogiative - nascono da una falsa adesione. Il suo tono è quello dell'ex fumatore che avendo smesso è diventato attivista antifumo. Uomo non-sonnellista, venne convinto un giorno da illustri scienziati che «siestare» (così scrive) migliora la produttività dell'individuo. Da allora, la conversione risale a quattro anni fa, Bruno Comby siesta come un altro prende le vitamine in pillole. Un dovere in più, per rendere di più. La negazione stessa del vero sonnellino. Passi per la parte storico-lettera¬ ria del libro. Certo un po' pedante: la siesta si chiama così dal latino sixta, ovvero la sesta ora del mattino, corrispondente al mezzogiorno, momento del pranzo, dopo il quale viene la siesta. E via così dall'antico Egitto alla Cina moderna, dalla siesta come pratica conviviale al «xiu-xi» citato nell'articolo 49 della Costituzione cinese come diritto inalienabile di coloro che svolgono un lavoro. Passi ancora quando Bruno Comby fa esempi celebri di estimatori della siesta. Cita André Gide, che non se ne privava mai, e doveva essere di due ore almeno. Qui l'esempio è scelto bene: Gide era un sensuale, e molto spesso chi ama la siesta lo è. Cita Salvador Dall', ed in questo caso l'esempio è bello perché quella di Dali era una siesta estrosa come l'artista: la faceva in piedi con un cucchiaino in bocca. A terra di fronte a sé metteva un vassoio metallico. Quando si addormentava il cucchiaino gli cadeva dalle labbra, andava a tintinnare sul vassoio e Dalì si svegliava, già completamente riposato da quel brevissimo attimo di abbandono. Poi però Comby cita anche Edison, ma non dà dettagli, e Napoleone. E qui l'esempio è molto mal scelto: è ben noto quanto poco e male l'Empereur dormisse, e il brutto male allo stomaco che la sua ipertensione gli procurò. Ma il colmo arriva dopo. Quando l'autore entra nella parte «tecnica». Insegna come si fa, perché chi ancora non pratica impari la salubre ginnastica del riposo indotto. Dice ad esempio che quando non si è abituati a considerare la siesta un dovere per il proprio benessere, bisogna cominciare a introiettare l'idea: un modo può essere, dice, scrivere ogni giorno sull'agenda all'ora giusta la parola. Siesta. Poi spiega come calcolare il coefficiente. Diagrammi, operazioni, peso corporeo, altezza, qualità e quantità di cibi e bevande ingeriti, tutto intersecato insieme: viene fuori un numeretto che corrisponde alla durata da imprimere alla siesta. Un incubo. Parla dei luoghi. Dice che essendo una necessità corporea, la siesta può essere espletata ovunque. Se per esempio non lo si vuol far sapere alle persone con le quali si è, ci si può anche arrangiare di nascosto. Come? In una qualsiasi toilette pubblica, cinque minuti, seduti sulla tazza, nella posizione del cocchiere. Seguono test, altri schemi, calcoli dell'aumento di resa sul lavoro, incentivazione dei guadagni per le aziende. Spaventose speculazioni. Chiunque ami davvero il sonnellino pomeridiano, esce da questo libro affranto, costernato. Gabriella Bosco // libro scritto da un ingegnere prefazione di Chirac Jacques Chirac massacri, un uomo che sta alla siesta come l'algebra alla poesia. Ha certo scritto quelle due paginette per dare un contentino ad un amico, un elettore. Si sente che non ama, non conosce ciò di cui dice: «Una ricetta di equilibrio alla portata di tutti». Ma veniamo al libro vero e proprio, e al suo autore. Quest'ultimo, per cominciare, Bruno Comby: 34 elogiative - nascono da una falsa adesione. Il suo tono è quello dell'ex fumatore che avendo smesso è diventato attivista antifumo. Uomo non-sonnellista, venne convinto un giorno da illustri scienziati che «siestare» (così scrive) migliora la produttività dell'individuo. Da allora, la conversione risale a quattro anni fa, Bruno Comby siesta come un altro prende le vitamine in pillole. Un dovere in più, per rendere di più. La negazione stessa del vero sonnellino. Passi per la parte storico-lettera¬ Costituzione cinese come diritto siesta lo è. Cita Salvador Dall', ed in questo caso l'esempio è bello perché quella di Dali era una siesta estrosa come l'artista: la faceva in piedi con un cucchiaino in bocca. A terra di fronte a sé metteva un vassoio metallico. Quando si addormentava il cucchiaino gli cadeva dalle labbra, andava a tintinnare sul vassoio e Dalì si svegliava, già completamente riposato da quel brevissimo attimo di abbandono. Poi però Comby cita anche Edison, pubblica, cinque minuti, seduti sulla tazza, nella posizione del cocchiere. Seguono test, altri schemi, calcoli dell'aumento di resa sul lavoro, incentivazione dei guadagni per le aziende. Spaventose speculazioni. Chiunque ami davvero il sonnellino pomeridiano, esce da questo libro affranto, costernato. Gabriella Bosco Jacques Chirac

Luoghi citati: Cina, Egitto, Francia, Parigi