Nell'ospedale dei caprioli
Nell'ospedale dei caprioli Nell'ospedale dei caprioli Non ce l'ha fatta a sopravvivere il capriolo investito tre giorni fa sulla strada per il Frais, in Valsusa, salvato dai pompieri di Susa. Hanno tentato di curarlo al Centro di recupero della Provincia, a Novaretto di Caprie, struttura nata dalla passione per gli animali di Arrigo Debernardi, 63 anni, guardia venatoria della Provincia in pensione da due mesi, e della moglie Elda. Al confine della sua villa si apre l'oasi naturale, 6 mila metri recintati, con all'interno una fitta vegetazione, habitat ideale non solo per la sopravvivenza di animali feriti, ma per recuperare anche gli esemplari debilitati o i cuccioli abbandonati. Da qualche anno nell'«ospedale da campo» sono ospitati in particolare i caprioli, animali selvatici che spesso, secondo Arrigo Debernardi, «non sono rispettati in modo adeguato. La gente deve capire che i piccoli del capriolo non devono mai essere toccati, pena la loro vita». La madre del capriolo, infatti, conosce il suo piccolo solo con l'olfatto. Nel Centro di Novaretto attualmente sono ospitati cinque caprioli e una lepre, salvati da sicura morte nelle zone di Colle Braida sopra Giaveno, Cesana e Ulzio. Nei mesi scorsi sono purtroppo morti un capriolo di pochi mesi con una zampa tagliata da una motofalciatrice, un camoscio appena nato agonizzante a ridosso della Sacra di San Michele. Adesso è toccato al capriolo investito al Frais. Da anni l'«amico degli animali» presta la sua opera; da quando è stato aperto, nel Centro di accoglienza sono stati salvati una settantina di caprioli, diversi camosci e cervi. Se Arrigo Debernardi dà un determinate apporto per preparare i suoi ospiti alla ritrovata libertà dopo le cure, la vera protagonista del Centro è «mamma Elda». Alleva i cuccioli come bambini, preparando biberon, cercando il latte di capra o parzialmente scremato e aggiungendo eventualmente, a seconda dell'età, particolari farine.
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