Sanità, guardiamo l'Europa; immigrazione, guardiamo il Marocco

Varianti quotidiane del peggio LETTERE AL GIORNALE Sanità, guardiamo l'Europa; immigrazione, guardiamo il Marocco Letti abusivi di chi la colpa? Leggo la polemica sui letti occupati abusivamente negli ospedali. Sembrerebbero responsabili i medici. Ancora una volta una informazione distorta. Non si esclude qualche disimpegno, del tutto marginale, dei sanitari; ma la vera responsabilità sta nella legge sanitaria e negli organismi politici, soprattutto regionali. Quello che addolora è vedere che il ministro non abbia ancora compreso dove sta il guasto, e creda di rimediare agli enormi disservizi e sprechi, con dei provvedimenti parziali. La legge va cancellata e rifatta di sana pianta. Il discorso sarebbe lungo... ma limitiamoci alla polemica attuale. L'ospedale di Amelia è uno dei numerosi casi di ex infermerie o case di riposo, assurdamente promossi ospedali per motivi clientelari politici, contro lo spirito della legge. Però non potevano non conservare i caratteri primitivi che erano appunto quelli di ricoveri per anziani. Ecco la ragione del caso della signora Assunta che soggiornava addirittura nell'alloggio delle suore. Per parte sua, consentendosi di vivere, non ha certamente rovinato le finanze italiane. La polemica è di una banalità assoluta... è la scoperta dell'acqua calda. Nella attuale polemica si invocano gli ospedali per lungodegenti; ma quelli che oggi strillano per l'assistenzialismo, sono gli stessi che, all'epoca della riforma, predicavano: «Nessuna casa per vecchi. Questi devono essere curati a casa». Ad Acqui da circa 15 anni il vecchio ospedale, centrale, attrezzato, 25 mila metri con parco, è abbandonato all'incuria, sebbene fosse stato previsto il suo utilizzo per lungodegenti, non autosufficienti che sono il flagello di molte famiglie a reddito modesto. E i medici che cosa debbono fare, secondo l'illustre ministro? mettere alla porta il vecchio ricoveralo d'urgenza? chiamare i carabinieri per poi finire sulle pagine dei giornali, quando non davanti a un magistrato? L'attuale sistema sanitario ci distruggerà tutti, se non si giunge ad una nuova disciplina, magari anche copiandola da qualche sistema europeo. prof. Ercole Tasca Acqui Terme (Alessandria) Ma per Tomba sono bruscolini Ho letto che il sommo sciatore Alberto Tomba è stato condannato a 3 mesi di reclusione con i benefici delle attenuanti per avere utilizzato il lampeggiante dei carabinieri allo scopo di evitare i disagi di un maxi-ingorgo stradale nel Bellunese l'inverno scorso. La pena è stata poi commutata in una multa di circa 8 milioni. Se è vero che tale sanzione pecuniaria sarebbe onerosa per un comune mortale, non lo è certamente per il nostro sciatore miliardario, il quale, dall'alto dei suoi lauti guadagni potrà ancora e sempre deliziarci con le sue estemporanee «stravaganze». Silvio Peracchio, Torino Non tutti i sassi sono uguali In merito alla lettera della signora Deborah Fait (pubblicata il 7 agosto), mi pare doveroso fare alcune precisazioni: 1) Le persone che hanno subito in Italia, nel mese scorso, il lancio di sassi, erano liberi cittadini in viaggio lungo le strade del loro Paese. I militari israeliani che subirono, a suo tempo, l'intifada erano membri effettivi di un esercito straniero di occupazione. 2) Coloro che gettano sassi da un cavalcavia, nascondendosi dietro transenne, agiscono in modo vigliacco e criminale. I ragazzini palestinesi, durante le sassaiole, fronteggiavano a viso aperto le autoblindo militari, subendone tragicamente l'inevitabile reazione. 3) Le centinaia di vittime dell'intifada (per contare solo i morti), dall'una e dall'altra parte, meriterebbero sicuramente maggior rispetto, evi- tando improbabili quanto imbarazzanti paragoni. Fortunatamente ormai, anche in Israele, il sordo rancore manifestato dalla signora Fait trova voce soltanto in una sempre più ristretta (anche se riottosa) minoranza. Raffaele Pezzano Una legge troppo permissiva Ha perfettamente ragione il sig. Boutallaka quando afferma che la legge in Marocco è molto severa e viene fatta rispettare: il nocciolo della questione è tutto qui! Pertanto ò opportuno modificare la nostra legge sull'immigrazione: chi è privo di permesso, senza documenti, senza fissa dimora, deve essere rimandato al Paese d'origine senza indugi. La permissività della vigente legge consente d'aggredire non soltanto il cittadino comune ma anche le forze dell'ordine preposte a reprimere. Questi individui sanno perfettamente che dopo pochi giorni di carcerazione (sempre a spese della collettività) ritornano liberi di dedicarsi al «lavoro» abusivo. Troppo spesso si è strumentalizzato sulla parola xenofobo-razzista nei confronti di chi si lamentava (e si lamenta) per i casi dei quali quasi quotidianamente la cronaca cittadina si deve purtroppo occupare. E' chiedere troppo al governo della seconda Repubblica di «ricordarsi» anche di questo fenomeno? Lettera firmata, Torino Quei ribelli a Formentera Quando noi italiani facciamo qualche sconquasso all'estero la colpa è sempre degli altri, così come se nostro figlio a scuola è un po' tardivo è l'insegnante che «ce l'ha con lui», e questa è una legge immutabile come quelle della chimica. E così l'aver letto su tutti i quotidiani le imprese dei nostri eroi della notte a Formentera mi ha dato due senzazioni; un pizzico d'orgoglio perché il sottoscritto per «cuccare», come usava dire qualche anno fa, si limita a frequantare con profitto Deiva Marina e Sestri Levante, senza dover emigrare ed essere costretto, per sentirsi forte e per «divertirsi», a intrupparsi in una banda (e camuffare così un po' penosamente insicurezza e paure) e rompere las pelotas in casa d'altri. E ho provato anche una discreta irritazione per il fatto che queste non proprio ragazzate fanno sì che gli stranieri generalizzino e ci classifichino tutti come «cabezas de chorlito», colorita frase che invece spetta di diritto ai «ribelli di Formentera», e il cui significato qualche lettore potrà ben mtuire e che certamente i nostri eroi conoscono bene per esserne stati laggiù bersaglio. Tino De Castozzi Rivanazzano (Pavia) I gesti di Sgarbi Con riferimento alla lettera del signor Giacomo Grasso, di Vercelli (La Stampa, 9 agosto), ci sia con¬ sentita questa breve precisazione. Il «volgare e aberrante gesto dell'on. Sgarbi», di cui parla il lettore, è nient'altro che la risposta ad una provocazione altrettanto forte e «colorita», e non ripresa dalle telecamere della Rai da parte di un deputato del partito di Bertinotti. Le telecamere, soffermandosi solo sul pugno chiuso di Sgarbi, hanno dato una ricostruzione completamente falsata dei fatti, facendo apparire per provocazione quella che invece era solo un'inevitabile «risposta». Altra imprecisione riscontrata nella lettera del lettore. Il gesto di Sgarbi non ha interrotto il discorso dì Bertinotti, per la semplice ragione che è stato fatto prima, mentre parlava il presidente del Consiglio. Quindi nessuna offesa ai martiri e alla storia, a cui l'on. Sgarbi guarda con rispetto e ammirazione come, d'altronde, ad ogni cosa che evochi concetti a lui particolarmente a cuore di libertà e di democrazia. Ufficio Stampa on. Vittorio Sgarbi Roma I poteri dell'Opus Dei Nell'intervista al vicepresidente del Consiglio on. Giuseppe Tatarella, riportata il 10 agosto dal vostro giornale, si parla di poteri forti e invisibili e tra questi si accenna all'Opus Dei. Riterrei cosa utile ricordare che la prelatura dell'Opus Dei, istituzione della Chiesa cattolica, ha per fine quello di diffondere il messaggio spirituale che tutti gli uomini possono vivere in pienezza l'annuncio di Cristo nella loro vita quotidiana. Questo, come appare evidente, non ha nulla a che vedere né con il «potere» (politico, economico ecc.) né con l'ainvisibilità», svolgendosi tutte le attività della prelatura e dei suoi membri alla piena luce del sole. dott. ing. Luca Macario per il direttore dell'ufficio informazioni della prelatura dell'Opus Dei in Roma