«I russi, il mio tesoro estivo» di Pierangelo Sapegno

Rimini: Zampiga, l'imprenditore che fa scoprire la riviera romagnola ai ricchi dell'Est Rimini: Zampiga, l'imprenditore che fa scoprire la riviera romagnola ai ricchi dell'Est «I russi, il mio tesoro estivo» Arrivano in pullman, ma sono pieni di dollari I NUOVI PADRONI DELLE VACANZE RIMINI DAL NOSTRO INVIATO Avanti, signori. Giuseppe Zampiga si gratta la testa quasi pelata e ride. Questo è l'elenco. Una famiglia al Grand Hotel, un'altra all'Arcangelo, venti all'Eurhotel. Tutti russi. E poi all'Imperatore, al Nettunia, pure al Primalba. Sempre russi. «Li ho inventati io», dice. Due stanze, sedie sparse e scrivanie, tre computer e pile di fogli, e poi questo ventilatore che fischia un po' come un arnese del dopoguerra, ma taglia l'aria, santocielo. Fuori, tira il garbino, butta folate di caldo e l'appiccica addosso, accidenti al tempo. Venite avanti, signori, qui c'è posto. Questo è Zampiga, camicia bianca aperta e due occhi da pirata che brillano. Bisogna essere un po' pirati per sentire il vento giusto. E questa è Inessa Falina, da Riga, Lettonia, rossi capelli e occhi verdi, che un anno fa se n'era venuta in vacanza a Cervia, viaggio in pullman di tre giorni per arrivare e altri tre per risalire, tutti imbottiti di bagagli da far bestemmiare l'autista con la divisa blu. In balera, sculettando dietro una mazurka, aveva conosciuto lui, Zampiga, che dopo una notte sotto le stelle le aveva promesso: «Ti vengo a trovare», come fanno tutti i bellimbusti romagnoli con le straniere. Ma a settembre se n'era andato su per davvero risalendo un pezzo d'Europa e restando con la bocca spalancata alla frontiera della Lettonia: «Ci saranno stati venti chilometri di coda, tutti pullman che aspettavano di uscire. Roba da matti. Vogliono espatriare?, ho chiesto. No, vogliono andare in vacanza, mi ha detto lei». A Zampiga gli si illuminano gli occhi. «Ci penso io. Trovo gli aerei, mi porto una russa in casa e organizzo i viaggi». Così, ha guardato Inessa in faccia: «Tu verresti con me?». E ti pare di no? E' tornato indietro, ha comprato queste due stanze in via Sigismondo, e ha aperto l'In Transit, agenzia di viaggio: «We can offer the real Italy». Rimini, piadina, un salto a Firenze e un altro al baraccone di Mirabilandia. L'Italia vera. Li porto pure a casa mia e stappo il Lambnisco. Con quegli occhi da pirata: «Oh, per davvero». Pensava: dovrò aspettare un anno per rifarmi dei soldi. E invece no. A dicembre, appena avviato l'ufficio, c'erano già le code. Sono venuti giù i primi russi, è andato a prenderli all'aeroporto e li ha portati negli alberghi. Brecht, Wally, Welcome, Des Bains, roba a una o due stelle, prezzi accessibili e tutti contenti. Macché. I russi hanno storto la bocca: «A noi non va mica bene. Camere piccole, senza tv, senza frigo. Brutti posti». Già, ma gli altri costano, signori miei. Li ha portali al Lima, al Monaco, al Sultano, tutti tre stelle. E sorrideva: «Okay?». No, non andavano bene pure quelli. E i soldi? Eccoli: niente carte di credito, ma pacchi di dollari, proprio pacchi. «Bastano?». Cristo, immaginate il pirata. Questo era l'affare della sua vita. Allora, grandi alberghi e via. Dove volete andare? A far le compere. Li passa a prendere con il bus, guida lui o il figlio Andrea, e li porta ai grandi magazzini. Attrazione fatale. Stanno lì tutta la giornata e quando escono affondano il pul¬ lman con tutto quello che hanno comprato e solo i marsupi pieni di dollari sono un po' meno gonfi. Comprano di tutto, dal dentifricio ai vestiti, ma più di tutto le scarpe. Centinaia di chili di scarpe. E restano estasiati a guardare i formaggi disposti sulla tela dei contadini, come fanno ancora da queste parti. Magnifico. Adesso, poi, che è arrivata l'estate, il giro è ancora cresciuto. Potrà sembrare incredibile, ma l'affare della stagione in Riviera è cominciato così, sulle note di una mazurka, in una sperduta balera romagnola. Inessa non se la ride tanto, ma lui sì. E Valentino De Bortoli, della Firmatour, confessa: «Noi siamo stati salvati dall'Est. Se non era per loro, il nostro turismo straniero era in picchiata libera, eravamo passati dal 70 al 15 per cento». E questo è niente. Il prossimo anno, annunciano le agenzie, sarà ancora meglio. Vengono giù, si fermano una settimana e gli unici che non li vedono quasi mai sono i bagnini. Zampiga ha il pacchetto pronto per tutti. Lunedì arrivano e la sera vanno subito in discoteca. Martedì a San Marino, mercoledì a Roma, giovedì all'Aquafan, venerdì Firenze, sabato mattina mercato (dalle 7 a mezzogiorno), pomeriggio e sera Mirabilandia. Da restare stecchiti, con questo caldo. Ma loro no. Eccezioni per i commercianti, che passano il tempo a comprare, e per quelli che non vogliono girare in gruppo. Come Ausra Vibriene e Vladimir Tupolev o Lev Kremer, che si presenta con le braccia imbottite d'oro nella hall del Grand Hotel. Lev è andato a Roma, all'hotel Raphael, e ha storto il naso: «Ma non c'è di meglio?». E' quello dove veniva Craxi, gli hanno risposto. Il viaggio l'ha fatto in taxi: «Con aria condizionata, mi raccomando». Ausra ha passato una sera all'Hostaria del Castello a Gradara, un piatto di strozzapreti e un po' di polka e mazurka. E' andata a Ravenna, a guardare i monumenti, e davanti al Mausoleo di Galla Placidia, s'è appoggiata come in raccoglimento e chissà che cosa le è passato per la testa quan- do s'è messa a piangere: «L'emozione di essere qui, in un posto che sognavo e che solo fino a qualche anno fa mai avrei pensato di poter vedere in vita mia». «Questa è romantica». Per Zampiga, è una meraviglia anche questo. Fra un po' si commuove pure lui. Che c'è di male, tutto fa mercato, santiddio. «L'Est è una miniera, un mondo nuovo, una manna caduta dal cielo. Dobbiamo andare avanti, avanti, andare in Siberia, insegnargli a sciare, inventare scuole». Ieri ha portato i suoi russi all'Aquafan. E pensare che fino all'anno scorso qui ci venivano solo i bambini, e sempre meno. I russi si fermano lì tutto il giorno. E se non tornano più, se trovano di meglio? Ma no, ma no, il pirata ti guarda come un imbecille, nessuno è bravo come noi a farsi benvolere. Avrà pure ragione: «C'è della gente che in un anno con me è già tornata sei volte». Anche in pullman, che per Zampiga è peggio che andare all'inferno. E Ausra ora è felice come una bambina. E' andata a Firenze, e per tornare Zampiga ha fatto il giro passando dalla Faentina, tra boschi e colline. Una sosta a Marradi, alla trattoria, per mangiare. E poi giù, «Guarda che incanto». Ah, l'Italia. L'Italia vera. «Mi ricorda il dopoguerra. Io ero piccolo, ma la gente faceva come lei». Ausra ne capisce, Mirabilandia non le fa effetto. Gli altri vogliono vedere posti che luccicano, niente osterie, niente paesi. Questo gruppo Zampiga se lo porta a casa. Cucina lui i maccheroni e poi piatti di verdura, davanti all'aia. Guarda le mazzette di dollari e gli brillano gli occhi. Chi l'avrebbe mai detto? Solo un dubbio gli passa per la testa. Un lampo. «E se questi hanno trovato la macchinetta per fabbricare i soldi finti?». Pierangelo Sapegno «Nei loro desideri piadina, sangiovese e hotel a 4 stelle» Sopra, Giuseppe Zampiga e Inessa Falina nel loro ufficio. A sinistra, una comitiva di lettoni scende dal pullman che li ha portati da Riga a Rimini

Persone citate: Brecht, Craxi, Giuseppe Zampiga, Lev Kremer, Valentino De Bortoli, Vladimir Tupolev