Golan addio, Israele si rassegna

La Siria allaccerà rapporti con lo Stato ebraico soltanto quando l'ultimo soldato avrà lasciato le alture La Siria allaccerà rapporti con lo Stato ebraico soltanto quando l'ultimo soldato avrà lasciato le alture Colon addio, Israele si rassegna Lo rivela Amman, ritiro totale in due anni TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Importanti progressi sono stati realizzati nei giorni scorsi dal segretario di Stato Usa Christopher durante la sua missione di pace a Gerusalemme e a Damasco. Fonti giordane qualificate hanno rivelato all'Ansa che Israele ha ora accettato il principio di un ritiro totale dalle alture del Golan. E la televisione commerciale israeliana ha rivelato l'esistenza di un «compromesso», messo a punto da Christopher, in base al quale il ritiro dal Golan dovrebbe essere completato prima delle elezioni politiche israeliane del 1996 e accompagnato dall'allacciamento di piene relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Di fronte a queste informazioni, il ministero degli Esteri israeliano ha preferito assumere un atteggiamento cauto: «Purtroppo i negoziati fra Israele e Siria non sono ancora giunti al punto in cui sia possibile annunciare intese», ha commentato un portavoce. In un discorso di fronte ai cadetti dell'Accademia militare, il premier Rabin ha detto che in seguito agli accordi con l'Olp e la Giordania «c'è ora la possibilità, ma non la certezza, di raggiungere intese anche con la Siria e il Libano. Perché ciò avvenga, occorrerà fare compromessi e accettare rischi calcolati». Le fonti giordane hanno spiegato che proprio i progressi registrati nelle trattative fra Siria e Israele hanno indotto il loro governo a rompere gli indugi e ad accelerare la normalizzazione dei rapporti con lo Stato ebraico. Secono queste fonti che dicono di essere state informate degli ultimi sviluppi dagli Usa - Israele e Siria hanno già elaborato una dichiarazione di principio sulle modalità del ritiro dal Golan, sui meccanismi di sicurezza reciproca e sulle scadenze della normalizzazione. «Restano da discutere i dettagli, la cui definizione non richiederà molto tempo», hanno previsto. Ed è proprio sui dettagli che si è concentrato il «piano Christopher» rivelato dal secondo canale della tv. La Siria, ha spiegato l'emittente, teme un avvicendamento al potere in Israele e insiste dunque perché il ritiro dal Golan sia completato prima delle elezioni politiche del 1996: il Likud - come ha confermato ancora ieri Ariel Sharon - si oppone alla politica seguita da Rabin, e se tornasse al potere farebbe il possibile per «circoscriverne i danni». Rabin, comunque, si è impegnato a sottoporre al giudizio popolare (con elezioni o con un referendum) un eventuale accordo con la Siria che preveda importanti concessioni sul Golan. L'emittente ha aggiunto che gli Usa propongono la «piena smilitarizzazione» del Golan e una «simbolica smilitarizzazione» della zona della Galilea prossima alle alture. In questo «cuscinetto» dovrebbero essere dislocate unità americane, o internazionali. Il progetto del Segretario di Stato prevede inoltre un ritiro in tre fasi, a ciascuna delle quali corrisponderebbe un gesto distensivo della Siria verso Israele: la piena normalizzazione avrebbe luogo solo una volta completata la terza fase. Quanto c'è di reale in queste anticipazioni? Per comprenderlo occorre leggere fra le righe delle dichiarazioni pubbliche. Mercoledì, a Beirut, il ministro siriano degli Esteri Faruk AshSharaa, un «falco», ha dichiarato che «nonostante non si avvertano finora progressi, la Siria e Israele continuano a impegnarsi in uno sforzo serio per rompere il ghiaccio... E' chiaro, e Christopher ce lo ha confermato, che Israele è interessata a proseguire il negoziato di pace e che non si accontenta degli accordi conseguiti sinora con i palestinesi e la Giordania. Ma ci convinceremo che un cambiamento importante è davvero avvenuto nella posizione israeliana solo quando apprenderemo di un impegno pubblico e inequivocabile per un ritiro dai Territori occupati», cioè dal Go¬ lan e dal Libano meridionale. Il mese scorso il ministro degli Esteri di Gerusalemme Shimon Peres aveva lanciato un «ballon d'essai» dichiarando che il governo israeliano ha sempre riconosciuto la sovranità siriana sul Golan. Secondo la stampa israeliana, il governo siriano ha preso nota di questa dichiarazione ma vorrebbe una conferma pubblica da parte di Rabin e questa, finora, non è venuta. Ieri però, di fronte ai cadetti dell'Accademia militare, il premier ha molto insistito sulla necessità di saper accettare quei compromessi che, pur essendo dolorosi, non mettano a repentaglio la sicurezza nazionale del Paese. Aldo Baquis All'intesa preparata da Christopher mancano ormai «pochi dettagli» Assad vuole la pace prima delle elezioni del 1996: teme il ritorno del Likud MAR MEDITERRANEO ILE ALTURE DEL GOLAN Akko HAI FA Netanya TEI AVIV Hafez Assad: imminente l'accordo di pace con Israele, il leader siriano vuole tutto il Golan prima delle elezioni israeliane del '96