Poteri invisibili, è polemica

Dopo l'intervista di Tatarella rispondono politici, industriali, sindacalisti Dopo l'intervista di Tatarella rispondono politici, industriali, sindacalisti Poteri invisibili, è polemica «Esistono». «No, sono fantasmi» ROMA. Si può definirla «la scoperta dell'acqua calda» (Franco Ferrarotti). Si può negarla del tutto e definirla un «lacrimogeno» (Diego Novelli) o «una mistificazione» (Fausto Bertinotti). Ma è certo che la denuncia di Pinuccio Tatarella, vicepresidente del Consiglio detto il Richelieu di An, intervistato da La Stampa sui «poteri forti e invisibili che condizionano il governo», fa discutere. Su un punto concordano quasi tutti i politici italiani, ascoltati molti dall'agenzia AdnKronos: il condizionamento dei poteri invisibili c'è e si sente. «Basta non chiudere gli occhi perché uno si renda conto della loro forza», ammette Pietro Larizza, segretario della Uil. Detto questo, però, subito c'è la divisione tra apocalittici e integrati. Si può essere catastrofisti come il radicale Marco Taradash: «Hanno condizionato tutti i governi fino a oggi. Ma non riescono ancora a condizionare questo e perciò cercano di distruggerlo». Oppure si può minimizzare, sia pure dicendo enpassant cose terribili come il leghista Marco Formentini: «La Lega ha un compito fondamentale: salvare Silvio Berlusconi dall'eterna tentazione di Cuccia. E' chiaro che Mediobanca ha ancora una grossa influenza sul Berlusconi imprenditore, che finché sarà in questa situazione non può opporsi». E poi si può fare ironia, di cui è maestro Marco Pannella. «Intervista perfetta. Condivisibile alla lettera per l'ottanta per cento. Ma se si combatte questo regime, come sembra fare l'ex msi, consentendo a questi poteri di inquinare liberamente, di rovesciare un'altra valanga di cemento, di abbattere alberi centenari per far morire ugualmente i piloti di Formula 1, di criminalizzare le donne, allora l'intervista serve ad accreditare una bella immagine politica per meglio affermare una brutta identità storica». Vecchia questione, insomma, quella dei poteri invisibili. Se ne discute da cinquantanni. Il fascismo era ossessionato dai complotti massonici e bolscevichi. La paranoia delle congiure ha invischiato anche la Seconda Repubblica? Il vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Pietro Di Muccio, addirittura condanna tutto il capitalismo italiano che «costituisce un potente fattore di conservazione e per questo è schierato all'opposizione contro il governo Berlusconi». Appare perplessa Tiziana Parenti: «Se il governo non si farà imbalsamare dai fantasmi potrà essere in grado di dare una risposta positiva alle attese». E intanto il presidente dei senatori progressisti Cesare Salvi accusa: «E' una visione confusa, cupa e dietrologica della politica». Corre a precisare il pidiessino Mauro Zani: «Tatarella vada a rileggersi il Piano di rinascita democratica che fu attribuito alla P2». L'elenco di Tatarella, infatti - che tra i poteri forti e invisibili ci vede il Csm, la Corte Costituzionale, Bankitalia e i servizi segreti oltre Mediobanca, la massoneria, l'Opus Dei, i gruppi editoriali e la grande industria pri- vata - non è piaciuto a molti. Il ministro leghista Francesco Speroni, che pure è tra i meglio disposti, dissente: «La Corte Costituzionale non può essere considerata un potere invisibile». Ridimensiona anche il ministro Raffaele Costa: «Convengo che c'è un mondo ostile intorno alle novità. Ma più che lo scalpello userei il cemento, cioè il voto». Sulla sponda liberale, l'ex ministro della Difesa Valerio Zanone considera «stupefacente» che nell'elenco di poteri poco visibili siano compresi anche Csm e Corte costituzionale. Dice l'ex segretario del pli: «A questo governo piace tanto autodefinirsi liberale. Ma in un sistema liberale il pregio maggiore di qualsiasi potere è di essere condizionato: avere cioè un contrappeso ad un proprio peso». E intanto a difesa della Consulta si compattano i costituzionalisti. Livio Paladin: «Certo che questi poteri possono condizionare l'operato del governo e dello Stato, ma alcuni possono farlo legittima¬ mente come la Corte Costituzionale, altri illegittimamente come la massoneria». Paolo Armaroli: «Non c'è dubbio che se ci sono poteri invisibili, per rifarci a Bobbio, questi entrano in conflitto con la democrazia. Ma non vedo come la Corte Costituzionale si possa configurare come un potere invisibile». Aldo Corasaniti: «La pluralità di istituzioni è una garanzia. Una riforma istituzionale che accentrasse tutti i poteri sarebbe la negazione di ogni libertà», [fra. gri.] , Formentini è d'accordo con la denuncia del ministro «Ma Bossi salverà Berlusconi» Sopra, il ministro Raffaele Costa e Marco Taradash. A destra, il vicepresidente del Consiglio Giuseppe Tatarella Per il sociologo Franco Ferrarotti (a lato) parlare di «poteri forti» è come «scoprire l'acqua calda»

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