Il governo frena sull'aborto

Forza Italia critica Matteoli, An lo difende. Pannella a Berlusconi: rigurgiti missini Forza Italia critica Matteoli, An lo difende. Pannella a Berlusconi: rigurgiti missini Il governo frena sull'aborto Letta: «La 194? Mai stata in discussione» ROMA. «La questione aborto non impegna la linea di governo. In consiglio dei ministri non si è mai parlato della revisione della 194. Anzi, l'argomento non è stato nemmeno sfiorato. Le opinioni di Matteoli? Nei problemi di coscienza ognuno si comporta come crede, ognuno è libero di dire la sua, e in estate di cose se ne dicono tante, ma, ripeto, l'esecutivo non c'entra». Gianni Letta si allontana da casa Berlusconi. E' reduce da un lungo colloquio con il presidente del Consiglio. E prima di eclissarsi il «sottosegretario-pompiere» provvede a mettere il governo al riparo dall'ennesima polemica. L'uscita del ministro dell'Ambiente, il missino Altero Matteoli, che considera l'aborto un omicidio, sta provocando reazioni a catena e Letta ci tiene a precisare che questa volta non si può coinvolgere palazzo Chigi nella «querelle». Il governo, dunque, si tira fuori. Lo conferma anche Marco Pannella che, nel pomeriggio, incontra il presidente del Consiglio, e al termine di quel colloquio dichiara: «Sono sicurissimo che Berlusconi non farà propria la posizione di Matteoli, come sono convinto che non farà assolutamente niente contro la 194». Polemica già chiusa? No, perché resta il fatto che un ministro della repubblica ha rilasciato delle affermazioni inequivocabili sull'aborto. E che il giorno dopo le ha ripetute, pur precisando che la sua è «una posizione personale». «Ma questi - taglia corto Pannella sono rigurgiti missini». E effettivamente sono solo gli esponenti del movimento sociale, quelli che, nella maggioranza, scendono in campo, lancia in resta, contro la 194. Gli altri hanno un atteggiamento molto diverso. La componente «laica» di Forza Italia, poi, critica duramente Matteoli. E comunque anche chi, come Antonio Guidi, vorrebbe.«modificare la legge», si mostra cauto. Il ministro degli affari sociali ha già pronto un progetto di revisione della 194, ma si affretta subito a precisare che «l'ultima parola spetta alla donna. E qualora la sua scelta non fosse quella, auspicabile, per la vita, non dovrà mai essere considerata un'assassina, bensì una vittima di un sistema che non la sostiene in maniera adeguata». A nessuno, quindi, viene in mente di dire, come fa Mirko Tremaglia, che «l'aborto è un omicidio da cancellare»: anche il cattolico forzitalista Fabrizio del Noce, che pure considera un «crimine» l'interruzione della gravidanza, non ritiene che sia giusto sopprimere in fretta e furia la 194 perché «la legge non è nulla se non asseconda il costume e la coscienza della gente». Ma dove vuole arrivare, allora, l'msi? A impegnare il governo in una battaglia di questo genere? Le opposizioni di sinistra se lo chiedono, preoccupate. E Gianfranco Fini è costretto a correre ai ripari. Certo, anche lui, in materia, ha idee del tutto simili a quelle dei suoi colleghi di partito. Il ministro dell'Ambiente sostiene che l'aborto è un omicidio? E Fini ammette: «Nel merito la penso esattamente come Matteoli». Salvo aggiungere: «Ma Letta ha ragione quando dice che nel pro¬ gramma di governo non c'è l'obiettivo di rivedere la 194». Il segretario missino, dunque, cerca di tamponare la situazione. Ma la polemica ormai è scoppiata. E non investe solo il pds che definisce «un cinico» Matteoli, o i verdi che lo accusano di essere «un provocatore». Anche in seno alla stessa maggioranza si levano le proteste nei confronti del ministro missino. Dichiara Raffaele Costa: «Come parlamentare votai contro la 194 e lo rifarei. Come ministro della Sanità però non accetto che venga definito "assassino" chi nell'ambito della legge esercita un diritto». Duri, i forzitalisti Tina Lagostena Bassi e Piero Broglia. Avverte la prima: «La 194 non si tocca». E il secondo spiega: «Come liberale sono contrario alla sta¬ li presidente del C to etico che sta alla base del fascismo e del bolscevismo: l'aborto è un problema di coscienza del singolo». Per una volta tanto tentano di mettere la sordina alle polemiche i leghisti. Il ministro Speroni e il capogruppo al senato Tabladini precisano che l'aborto «non è un problema di governo o di maggioranza». L'esecutivo - dicono - deve decidere solo la linea da tenere alla conferenza del Cairo sul controllo demografico. Come spiega anche Letta. E tutto ciò, con la 194, non ha niente a che vedere. Maria Teresa Meli li presidente del Consiglio Berlusconi

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