Kohler difende i tedeschi «Sbaglia chi non li vuole» di Angelo Caroli

Kohler difende i tedeschi «Sbaglia chi non li vuole» Kohler difende i tedeschi «Sbaglia chi non li vuole» TORINO. Nel giro di quattro anni, la Borsa tedesca è crollata. Ma attenti, il Mondiale c'entra, eccome se c'entra! Dopo Roma '90, era di origine teutonica la razza padrona, e la nostra serie A aveva strappato il «sì» a 8 rappresentanti della Germania, per passare a 10 nella stagione successiva. Poi, il grafico si è inclinato, e la sturmtruppen di stanza in Italia è calata alle 7 unità del '92/'93 e alle 5 del '93/'94. E adesso il contingente è ridotto all'osso: Doli, che vive sospeso tra la conferma e la partenza, e Kohler sono gli ultimi panzer che frequenteranno i nostri stadi. Kohler è tornato ieri in Italia, salutato con un'ovazione da un migliaio di tifosi. Era sorridente, abbronzato e molto soddisfatto di essere «ancora con la Juve, fra voi giornalisti e questi tifosi che amo e mi amano. L'Italia è un paradiso. Chi si lamenta è sciocco». Bene, bravo, grazie. Però resta la bocciatura della Germania da Usa '94 e dalla nostra serie A, che ha tagliato talenti come Moeller e Haessler e il misterioso Gumprecht (Lecce). Doli, per di più, non è sicuro di niente e resta con il fiato sospeso, attaccato alla speranza. Dunque, la realtà per voi è triste: siete in crisi e nessuno vi vuole più. Kohler se la ride, non s'adira, firma un autografo, posa la sacca sportiva e risponde con tono docile, però non rassegnato: «Ma quale crisi! Il calcio vive di cicli, basta guardare quello che faceva la Juventus negli Anni 70 e quello che ha fatto successivamente il Milan. Ho letto pure che la nostra Nazionale è piena zeppa di vecchietti, arzilli ma vecchietti. Altra stupidagine, un luogo comune. Però devo essere sincero e riconoscere che negli Stati Uniti abbiamo giocato molto male e che l'eliminazione, arrivata in modo inatteso e prematuro, ce la siamo strameritata. Dunque, non siamo in crisi né abbiamo un aspetto decrepito, ci siamo soltanto espressi nettamente al di sotto delle nostre possibilità». Bene, Kohler ha ragione. E allora Jurgen dica quali giocatori tedeschi consiglierebbe oggi ai dirigenti italiani. Altro sorriso e altra risposta sicura: «Nessun dubbio: il centrocampista d'attacco Scholl che gioca nel Bayern, e Gaudino, che non è un giovanissimo, però vale quanto pesa». Calano le azioni tedesche, salgono o resistono quelle francesi (Deschamps, Angioma, Desailly, Cyprien, Boghossian) e portoghesi (Sousa e Rui Costa) e spuntano perfino quelle americane (Lalas) e giapponesi (Miura). Perché loro sono ritenuti «abili» per il nostro campionato di A e voi (Moeller, Effenberg e Haessler) no? «Questo bisognerebbe chiederlo agli interessati e ai dirigenti che li hanno lasciati andare - ribatte secco Jurgen -, vedremo che cosa sa¬ pranno fare i nuovi arrivati. Il campionato italiano è una prova del nove infallibile: se sei valido vai avanti e duri, ma se non lo sei torni a casa. E' la vostra dura legge. Un problema che comunque non mi riguarda». L'ultimo (con Doli) panzer «italiano» non si preoccupa nemmeno della presenza di quattro stranieri nella Juventus, concorrenza che affronta con una considerazione elementare e serana: «Io sto bene e so quel che valgo. L'ultima parola, la scelta voglio dire, toccherà all'allenatore. E allora noi quattro ci daremo tante legnate in allenamento (e giù una risata, ndr) per conquistarci il posto. Io ho lavorato un po' tra i tanti relax delle vacanze, e sono okay, pronto per raggiungere presto il top della condizione. Non ho mai avuto difficoltà al riguardo, non credo che la mancanza di preparazione di questa prima fase di precampionato inciderà sul mio rendimento durante la stagione». Si cambia strada, il percorso è obbligato e conduce alla Juventus e alle sue potenzialità. A cominciare dalla difesa, il reparto (suo) che Jurgen giudica «molto modificato, Ferrara e Fusi sono fortissimi e hanno grossa esperienza. Ma pure il centrocampo ha subito profonde trasformazioni con gli inserimenti importanti di Sousa e Deschamps. Non nascondiamo la testa nella sabbia, come fanno gli struzzi, la squadra mi piace e, soprattutto, mi dà fiducia. Fino ai massimi livelli. Abbiamo tutto per vincere. Ho parlato con Lippi prima di andare in vacanza. Mi è parso un uomo simpatico, con grossa carica umana. Da quando sono arrivato a Torino non faccio che pensare allo scudetto. I primi tre tentativi sono andati in fumo. Non pensate che sia arrivato il momento buono?». I tifosi ascoltano con piacere questo tipo di musica, loro sono sempre sintonizzati su questa lunghezza d'onda. Non aspettano altro che vedere i sogni prendere corpo. Non accade dalla primavera del 1986. Angelo Caroli «Voi siete spietati e chi sbaglia paga ma spesso cacciate anche chi è bravo» DANO» Jurgen Kohler, 28 anni