Arena, 16 mila in festa per Domingo il titano di Armando Caruso
Diretta tv in 24 Paesi: ma in Italia no Diretta tv in 24 Paesi: ma in Italia no Arena, 16 mila in festa per Domingo il titano La protesta sindacale non ha fermato il gran gala del cantante-direttore DAL NOSTRO INVIATO VERONA Soltanto la Rai-tv (per misteriose ragioni) non è riuscita a trasmettere in diretta l'evento lirico dell'anno all'Arena di Verona. «Il gala per Placido Domingo» è stato irradiato in Eurovisione e Mondovisione ieri sera in diretta in 24 Paesi grazie alle strutture Rai che però in Italia lo diffonderà soltanto in ottobre. Peccato davvero, perché queste nozze d'argento di Placido Domingo meritavano un'attenzione più calorosa da parte dell'ente di Stato e non soltanto un calcolo esclusivamente economico. L'impresa è riuscita all'Asia, agli Stati Uniti, al Nord Europa, alla Spagna che hanno inviato le splendide immagini del primo atto di «Otello», il terzo di «Aida», e il terzo di «Bohème» che il «Placido Dom» ha cantato da par suo col cuore e con la testa, con quella istintiva intelligenza scenica e musicale che lo pone fra i maggiori interpreti del repertorio drammatico italiano. Nella sera magica dell'Arena, Placido Domingo ha regalato a sedicimila spettatori giunti da ogni parte del mondo momenti di autentica emozione. Cinque minuti di applausi al termine del primo atto di «Otello». Con il suo prorompente «Esultate» scagliato nel cielo plumbeo di una caldissima afosa serata, il «Moro di Venezia» ha espugnato l'Arena e sconfitto quella sparuta schiera di sindacalisti autonomi che alla vigilia, in nome di una manciata di diritti d'immagine televisiva, aveva minacciato di far saltare il «Gala per Placido Domingo». Fortunatamente ha prevalso Placido Doming la ragione e forse qualche promessa economica del sovrintendente Gianfranco De Bosio, che è stato anche il coordinatore registico dell'omaggio al grande tenore spagnolo. Cantare tre atti di tre opere diverse con un impegno vocale e interpretativo espresso al massimo è una impresa titanica. Dopo aver diretto tre giorni prima l'«Aida», cantato l'«Otello», il gala di ieri sera si è concluso nel tripudio generale, con il colpo d'occhio della vasta platea in piedi ad applaudire l'eroe della lirica mondiale. Il piglio del «Moro», il suo canto spiegato si sono fusi mirabilmente con l'accorato canto dell'infelice Radames, e con la dolcissima e struggente «Ci lasceremo alla stagion dei fiori» da «Bohème» rivolta ad una Mimi (Cecilia Gasdia) ormai divorata dal male. Sul podio questa volta c'era Nello Santi, che ha guidato le tre compagnie con la consueta sicurezza e abilità. Un'altra piccola impresa l'ha compiuta il baritono Leo Nucci, che nei tre atti è stato Jago il perfido, l'irruente Amonasro e il pittore Marcello di Bohème. Ma gli applausi e i complimenti di Franco Zeffirelli (che nel '95 firmerà qui la regia di «Carmen»), George Solti e Daniel Oren sono andati alla direzione artistica dell'Arena e a Mario Dradi, ideatori dell'omaggio a Domingo. Mettere in scena tre atti di tre opere nella stessa serata, e con i problemi tecnici che l'Arena impone, è un fatto quasi inimmaginabile, che di sicuro segnerà la storia della lirica mondiale. Armando Caruso Placido Domingo
Luoghi citati: Asia, Italia, Nord Europa, Spagna, Stati Uniti, Venezia, Verona
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