Il funerale della politica, la volgarità che uccide l'Occidente

Il funerale della politica, la volgarità che uccide l'Occidente LETTERE AL GIORNALE Il funerale della politica, la volgarità che uccide l'Occidente Il Parlamento diventa uno studio-tv Esprimo il mio sconcerto dinanzi allo «spettacolo parlamentare» di martedì 2 agosto. Di fronte a una Camera eccezionalmente gremita, quasi si trattasse di una prima alla Scala, si è celebrata non già una festa della democrazia e della partecipazione, ma il funerale della politica intesa come incontro-scontro di idee e di programmi su questioni concrete. Benissimo ha fatto Gianni Vattimo a sottolineare i pericoli di una nascente Repubblica plebiscitaria fondata sui sondaggi, assai meno bene i giornali che hanno assecondato - anche nel linguaggio, mutuato ancora una volta dal mondo del pallone - l'immagine positiva di un Parlamento-stadio, nel quale conta solo il risultato finale in termini di indici d'ascolto e di gradimento personale dei vari leader e non la bontà delle diverse opinioni. Lo specchio di questa spettacolarizzazione della politica è stato proprio il discorso di Berlusconi-Ferrara. Se si eccettua l'incredibile improntitudine di attribuire all'attuale governo i relativi successi economici di questi ultimi tre mesi, derivati invece, come sanno i meno sprovveduti, da una più favorevole congiuntura internazionale e dagli sforzi compiuti in passato dai governi Amato e Ciampi e da tutti gli infelici contribuenti italiani, esso mi è parso infatti privo di contenuti e in taluni passi allarmante, soprattutto laddove il presidente del Consiglio ha affermato che il Paese sarebbe stanco delle «risse», cioè a dire del dibattito, tra i partiti. Speriamo che al rientro dalle vacanze muti questo clima, all'interno del quale sembra ben allignare la duplice tendenza della maggioranza a fare del governo il centro assoluto dell'amministrazione della cosa pubblica (ci risiamo con la «go- vernabilità» e il «decisionismo» di craxiana memoria?) e del Parlamento, se non proprio un'aula sorda e grigia, uno studio televisivo, come dice Massimo Gramellini, luminoso ed echeggiante di consensi per il Capo. Claudio Salone, Roma Invidiosi dei giocattoli di Berlusconi Vorrei dire la mia, sulla faccenda della incompatibilità patrimoniale del presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi, e la sua carica di presidente eletto dalle Camere. Io mi domando se al posto di Berlusconi fosse «perseguitato» come lui qualsiasi altro cittadino, non sarebbe forse sorto un coro di protesta da parte di molti giornalisti, in nome di quel progressismo tanto blaterato? La considerazione che faccio è elementare; si tratta di pensare alla situazione dell'on. Berlusconi prima della sua elezione dalle Camere, non era forse nota? Allora il motivo deve essere un altro! La mia impressione è quella di assistere alla lite fra ragazzi invidiosi dei giocattoli altrui e il povero ragazzo che ne ha qualcuno in più o diversi dal gruppetto degli invidiosi. Caterina Bianconi, Siena I carabinieri non avevano tempo Mezzanotte è passata da un quarto d'ora. Uscendo dal ristorante «Zio Oio» a Pula (Cagliari) triste sorpresa: un masso di cemento armato è stato usato per colpire il parabrezza della nostra nuovissima Nissan Primera (un mese), per tentare un furto o per l'insana moda di quest'anno? La prima reazione al dispiacere è comunque l'istinto di conservazione: «Fortunatamente non eravamo nell'abitacolo». Quante volte ci siamo fermati, viaggiando di notte a consultare l'elenco degli alberghi. La seconda reazione: «Chiamiamo il 112, arriveranno subito in soccorso». La delusione e la rabbia seguita hanno fatto crescere in noi l'angoscia: siamo da soli! Al 112 ci hanno risposto: «Non abbiamo tempo per venire, abbia¬ mo troppo da fare!». Quando abbiamo replicato che li avremmo attesi comunque, a tempo indeterminato, la risposta è stata la stessa. Alla richiesta di sapere con chi stavamo parlando, abbiamo ottenuto un netto rifiuto di fornire le generalità, unica risposta: «Sono quello di turno» (ma di turno dove? Mi¬ stero!). Dopo 5 telefonate al «113» finalmente alle due una pattuglia della polizia di Sanluri con a bordo il vicesovrintendente Ciardo e l'assistente capo Schirru arriva da un posto lontanissimo e non può fare ovviamente altro che portarsi via il corpo contundente di cemento armato. Le sorprese non sono finite: domenica 7 agosto alle 11,30 ci rechiamo mogi mogi dai carabinieri di Pula per sporgere denuncia e per dichiarare che ci saremmo rivolti alla procura della Repubblica per il mancato intervento. Il gentile militare ci accoglie costernato e stupito: «Il 112 non mi ha avvisato, ero di pattuglia dietro l'angolo, sarei subito accorso. Il 112 ha persino il mio numero di casa». Ovviamente per tutta la vicenda, oltre ai sottoscritti, ci sono altri testimoni. Lucietta Ajma Caviglio Torino Libertà di pensiero e insulti all'Islam Provo dolore e vergogna quando leggo sul giornale azioni disoneste e malvagie di miei connazionali. Essi portano il disonore al nostro bel Paese e alla nostra religione. Tuttavia quando mi guardo attorno nel vostro mondo occidentale, vedo molta volgarità e molta poca attenzione e rispetto per chi è diverso e povero. Il filosofo Ricoeur (La Stampa del 4 agosto) dice che l'Occidente abbandona la politica, ma non dice che la politica è delegata alle multinazionali e ai vetero-marxisti come la Gordimer che, sullo stesso giornale, cita la solita frase di Voltaire «difenderei le tue idee anche se non le condivido...». Ma non dice che Voltaire era antisemita. Se vale una cosa dovrebbe valere l'altra. In effetti Voltaire era un uomo, più saggio e colto di altri, ma sempre solo un uomo con le proprie idee alcune giuste altre sbagliate. L'Occidente, privo di passioni e dominato dalle donne, sale in cattedra per giudicare il popolo dell'Islam, la Sharia che regola i rapporti tra i musulmani. In Occidente vale ormai il turpiloquio come normale forma di comunicazione e si usano i soggetti religiosi per spettaco¬ li osceni. Si insultano i rappresentanti delle religioni e i credenti. Tutto questo viene definito «libertà di pensiero». Per come la vedo io è invece grave e offensiva mancanza di rispetto per chi coltiva nel proprio cuore una idea religiosa che dia senso alla propria vita. Se l'Occidente continuerà sulla strada dell'eccesso e della volgarità, sicuramente i fondamentalismi avranno presto un grande sviluppo. Non sono i testi di una persona come Taslima Nasrin che cerca di farsi pubbicità profanando la religione e usando un linguaggio osceno e offensivo che nulla ha a vedere con l'arte. Il solo fatto che l'Occidente si sollevi e tutti i giornali sentano il bisogno di parlare di questa signora Taslima mentre tacciono sui problemi della miseria di buona parte del Terzo mondo, salvo quando scoppiano guerre o calamità. Senza una rigenerazione etica non ci sarà futuro per il mondo. Ben Salali Bekir Banane e barocco Complimenti a Claudio Gorlier per l'articolo «Lasciate in pace il Barocco» che La Stampa pubblicava ieri in prima pagina. Un ottimo esempio di corretta informazione su questo «vilipeso» periodo storico. E non solo. Quanta distanza dalle «pillole» governative viste in questi giorni in tv! E perché poi i cosiddetti «fondi» debbano occuparsi a tutti i costi di politica! Il lettore, mi si creda, ha bisogno anche di idee e di ideali per non sentirsi sempre e solo cittadino di una «Repubblica delle banane». Lo spirito si nutre anche del Barocco per non patire costante offesa dal solito, ricorrente «grande fratello» urlante farisaiche rassicurazioni. Suvvia, signori, non gridate, «lasciate in pace il Barocco». Saturno Illomei, Roma

Luoghi citati: Cagliari, Pula, Roma, Sanluri, Siena, Torino