«Sarà la nostra Cernobil» di Gabriella Bosco
La riapertura del reattore è avvenuta a sorpresa, senza la consultazione del Parlamento La riapertura del reattore è avvenuta a sorpresa, senza la consultazione del Parlamento » «Sarà la nostra Cernobil Cousteau insorge contro Superphénix LA CENTRALE MALEDETTA PARIGI j I N caso di incidente, sarebbe IM peggio di Cernobil». Il comandante Cousleau, furente, ha così reagito alla notizia della riapertura di Superphénix, la centrale nucleare di Creys-Malville, nell'Isère. L'autorizzazione ministeriale è giunta a sorpresa il 3 agosto, e l'altro ieri la centrale era già in funzione. Cousteau, rientrato dagli Usa dov'era in vacanza, si è trovato «di fronte al fatto compiuto». Contrario da sempre a Superphénix, aveva a più riprese chiesto che la questione dell'eventuale riattivazione venisse discussa in Parlamento. Il che non è stato. Secca e concisa, la protesta è partita sotto forma di dichiarazioni rilasciate ai principali quotidiani, e con interventi ai telegiornali. Ma ora Cousteau intende andare oltre e farsi ricevere dal primo ministro Balladur, al quale già ha indirizzato via schermo un acceso rimprovero per non essersi occupato del problema fin dall'inizio, demandando la decisione della riapertura ai due ministri. A Balladur - e, non dovesse bastare, a Mitterrand - Cousteau dirà che la riattivazione della centrale è «un abuso di potere». Che «si continua a far correre rischi a persone che non sono state consultate. Peggio a persone che non sono ancora nate». E gli ricorderà che Superphénix «continua a essere molto più pericoloso di una centrale tradizionale, soprattutto per via del raffreddamento a sodio 'iquido». Come si produssero incidenti in passalo, quelli che determinarono la chiusura del super-reattore nel 1990, ne possono avvenire altri. «Il pericolò di esplosione è innegabile», denuncia Cousteau. «Dovesse accadere, una provincia francese intera sarebbe cancellata dalla carta e danni enormi avrebbero i Paesi limitrofi», Italia compresa. E' tonante, ma è la sola voce, quella di Cousteau, che si sia levata alla notizia della riapertura. Anche di questo, lo scienziato accusa il governo. Ritiene che ci sia stato un comportamento subdolo nel dare l'autorizzazione a riattivare la centrale all'inizio di agosto, quando la gente ò in vacanza. Ma Cousteau non è disposto «a farsi prendere in giro». Dice che questo è stato fatto ai francesi, e non solo con la scelta dei tempi. «Anche con la menzogna della promessa di impieghi». Contro questo, il comandante è disposto ad andare a manifestare a Creys, non importa se ha 84 anni. «Andrò a spiegare alla popolazione locale i rischi che corre. Dicono che è favorevole alla riapertura. Ma mai il reattore assorbirà tutta la disoccupazione della regione. Più una centrale nucleare e di punta - dice Cousteau - meno necessita di personale. Qualche guardiano e qualche ingegnere. Li prendono per il naso». Per ora, Superphénix ha ripreso a funzionare scio al 3% delle sue potenzialità. E nel documento firmato il 3 agosto dai ministri dell'Ambiente e dell'Industria, Barnier e Longuet, è scritto che la centrale dovrà essere utilizzata per la sperimentazione, non per la produzione. «Altra menzogna», ribatte Cousteau. «Come è falso che è stata riaperta per l'incenerimento del plutonio. Superphénix può incenerire 50 chili di plutonio l'anno. La Francia ne produce 10 tonnellate l'anno». L'ultimo punto, ma non ultimo di importanza per il comandante, è il fattore spesa. «In 10 anni di vita ha funzionalo sei mesi ed è costato 23 miliardi di franchi. 1 contribuenti non devono accettare». Al di là dell'indignazione personale del comandante, resta comunque sorprendente il silenzio generale nel quale la notizia della riapertura è sprofondata. Ieri, nessuna organizzazione di ecologisti ha dato segno di vita. Neppure Greenpeace, sempre prontissima, è scesa in campo. Ha però fatto sapere, a conferma della denuncia di Cousteau, che è solo a causa del momento scelto dal governo. Una manifestazione sparuta, rispetto a quelle clamorose che portarono alla chiusura della centrale, per non parlare di quelle che vennero organizzate nel '77 alla costruzione (conclusasi tragicamente, con un morto e numerosi feriti), farebbero credere a un'avvenuta accettazione. Sono stati così gli svizzeri a marciare da Ginevra verso la frontiera con cartelli di protesta. Gabriella Bosco In caso d'esplosione sarebbe colpita anche l'Italia Il reattore Superphénix nell'Isère A destra, il comandante Cousteau
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