Riesumato il corpo di Castellari di Francesco Grignetti
Troppi interrogativi dopo che la perizia ha escluso l'ipotesi di suicidio Troppi interrogativi dopo che la perizia ha escluso l'ipotesi di suicidio Riesumalo il corpo di Castellari Il giudice: cerco le tracce del proiettile LA VITTIMA I PERITI E IL GIUDICE ROMA. Non resta che riesumare il cadavere di Sergio Castellari, ormai. I periti hanno fatto il loro lavoro. E il giudice Davide lori s'è convinto che fu omicidio, non suicidio. Ma ora si tratta di capire come andarono le cose e perché. Ecco dunque che l'indagine riparte. E come prima mossa, il magistrato accoglierà una richiesta degli esperti medicolegali che chiedono di poter esaminare il cranio di Castellari: vogliono cercare eventuali tracce del proiettile che uccise Castellari per confrontarlo con gli altri proiettili trovati nel tamburo del revolver che era alla cintola dell'ex manager pubblico. Promettono di risolvere almeno un mistero: con quale pistola Castellari è stato ucciso. Quella che aveva alla cintola o un'altra? Il solo proiettile, infatti, in questo delitto, è già un mistero nel mistero. Nonostante tutti gli sforzi della polizia scientifica, infatti, il bossolo non è mai stato trovato. Accanto al cadavere, su quella collinetta di Sacrofano, non c'era. E certo che è strano, a dir poco, che sparisca un bossolo in un caso di suicidio. Qualcuno se lo dev'essere messo in tasca. Oppure il colpo non è stato sparato lì, e il cadavere c'è arrivato soltanto in un secondo momento. Ma tutta la scena del delitto, più si approfondiscono gli elementi, non fa che moltiplicare gli interrogativi. Perché il teschio era interamente svuotato? Possibile che gli animali selvatici abbiano infierito soltanto sulle mani e sul volto, lasciando intatto il resto del corpo? Perché il sigaro trovato accanto al cadavere portava tracce di saliva femminile? E ancora: perché la bottiglia di whisky non aveva impronte? Perché i vestiti sembravano usciti di fresco dalla lavanderia? Perché il revolver era con il cane alzato, per di più in¬ filato alla cintola? Insomma, si può dire che quello del bossolo è soltanto l'ultimo controsenso di una storia abbondantemente incomprensibile. Un groviglio del tutto illogico dove si intrecciano fin dal primo momento spie, tangenti, affari, partecipazioni statali, banche straniere, politica, esportazioni autorizzate e clandestine. E pensare che era un'indagine partita in sordina, circa diciotto mesi fa, a fine febbraio 1993. Sergio Castellari era sparito da alcuni giorni. Motivo apparente: il panico scatenato nel suo animo da due giudici, il procuratore aggiunto Ettore Torri e il sostituto Orazio Savia, che indagavano sulla vicenda Enimont inchiesta che poi sarebbe finita nelle mani di Antonio Di Pietro con tutti gli sviluppi ormai noti - e che per questo motivo lo avevano già sentito una volta e si apprestavano a risentirlo. Si dirà: Castellari, che era il direttore generale del ministero delle Partecipazioni Statali, referente dei socialisti, ma in buoni rapporti con Franco Piga e Giulio Andreotti, ex commissario di polizia e affarista in proprio, la sapeva lunga sull'Enimont e aveva ottimi motivi per terrorizzarsi. Sapeva come sarebbe andata a finire? Il fatto è che il giudice lori, lungo la sua strada, s'è trovato di fronte a mille misteri. Cominciando con gli incartamenti trovati a casa Castellari: documenti riservati sull'Enimont, ma anche contratti per forniture nucleari all'Iran, elicotteri da guerra in Belgio, intermediazioni assicurative tra Malta e Hong Kong. Roba che scotta. Ma c'è chi si ribella ad ogni ricostruzione tenebrosa dei fatti. Ed è il figlio di Castellari, Giovanni: «La riesumazione è un ulteriore scempio al nome e alla memoria di un uomo vittima di una mostruosa macchina chiamata giustizia. E' un colpo alle spalle, da cui non so come difendermi. Vorrei che mi lasciassero soffrire in pace. Perché tutto questo accanimento?». Il figlio è convintissimo che si tratta di suicidio. Che il resto siano «buffonate». E i misteri non sono altro che «polverone»! Conclude: «Mi sembra esagerato il ruolo che molti hanno attribuito a mio padre, che non mi risulta così delicato come adesso si vuol far credere. Le responsabilità decisionali non erano certo le sue. Doveva comunque riferire a qualcuno». Francesco Grignetti 1 Si spera di stabilire almeno * ] con quale arma è stato ucciso 1] Sergio Castellari (a sinistra) e il giudice Davide lori (a destra) che ha deciso di farne esumare il corpo alla luce delle perizie che ripropongono molti interrogativi mai risolti
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