«Non sono un corrotto»

In carcere l'ex ministro della Sanità tenta di spiegare quei 9 miliardi di tangenti In carcere l'ex ministro della Sanità tenta di spiegare quei 9 miliardi di tangenti «Non sono un corrotto» De Lorenzo si difende per otto ore NAPOLI. Parla, adesso, Francesco De Lorenzo, davanti ai giudici del tribunale dei ministri, venuti nel carcere di Poggioreale a contestargli le accuse, i 97 capi di imputazione che incombono come macigni e motivano questo secondo arresto. Un interrogatorio-fiume, un lungo colloquio nella sala riservata ai magistrati. Parla, l'uomo che fu potente e stimato, ma la sua non pare proprio sia una confessione. Dopo aver scelto la linea del silenzio, ha deciso di rispondere alle domande, sperando di non trascorrere questo caldissimo agosto dietro le sbarre. La strategia, però, stando alle indiscrezioni filtrate con il contagocce, non sarebbe sostanzialmente mutata: i finanziamenti illeciti al partito liberale, il malcostume che ha accomunato i big della Prima Repubblica, sono scontati. Discorso diverso per i danari pagati per quella che i magistrati chiamano corruzione. Alle 11 del mattino il presidente del tribunale, Marco Occhiofino, varca la soglia del penitenziario, seguito dagli altri due componenti del collegio, Elvi Tortori e Francesco Pellecchia. Nella borsa, l'ordinanza che ha rispedito in galera l'ex ministro. Ma prima del faccia a faccia con De Lorenzo, tocca all'impren- ditore Pasquale Acampora, anche lui arrestato per l'inchiesta sulla sanità e accusato di aver versato mazzette per assicurare gli spot antiAids alla sua società pubblicitaria. Breve pausa per un panino, poi tocca a lui, l'imputato Numero Uno. Sono le 3 del pomeriggio, quando entra nella sala dei colloqui con i giudici e si siede affiancato dai suoi legali, gli avvocati Gustavo Pansini e Domenico Siracusano. Con i magistrati del tribunale dei ministri, ci sono anche due p.m. del pool Mani pulite, Alfonso D'Avino e Antonio D'Amato, quelli che hanno inda¬ gato per oltre un anno, alzando il velo sul sistema tangentizio della malasanità, sui legami, le collusioni tra politici, industriali farmaceutici, superburocrati. Una presenza, la loro, non gradita dai difensori di De Lorenzo, che avevano ingaggiato una dura battaglia procedurale con i sostituti, spuntandola alla fine quando la Cassazione ha riconosciuto la natura «ministeriale» dei reati contestati all'ex parlamentare liberale. Ora, però, a presentare il conto all'ex ministro sono i nuovi giudici, quelli voluti proprio da De Lorenzo. E lui accetta di rispondere, come avevano annunciato i suoi legali. Sul tavolo ci sono le carte in cui è scritta la storia dello scandalo della sanità: tangenti per oltre 9 miliardi, pratiche pilotate per l'adeguamento dei prezzi dei medicinali, autorizzazioni concesse a suon di quattrini. Si va avanti fino a tarda sera: i magistrati sembrano intenzionati a chiudere la partita senza sospensioni e rinvìi per proseguire l'interrogatorio. Una maratona estenuante, forse l'ultima chance per lasciare Poggioreale. E lui, De Lorenzo, ammette le colpe o si difende, come ha sempre fatto nei 14 interro¬ gatori che ha reso quando era ancora parlamentare? Secondo le prime indiscrezioni, l'ex ministro avrebbe ribadito la sua estraneità agli episodi di corruzione, ammettendo di aver ricevuto contributi spontanei versati dagli imprenditori e finalizzati esclusivamente a finanziare il partito. Lo aveva detto e ripetuto in passato, arrivando a restituire ai magistrati 4 miliardi e 200 milioni, l'equivalente delle somme utilizzate per le campagne elettorali e per le spese del pli. L'associazione per delinquere, la rete di complicità con i componenti del Cip-farmaci? De Lorenzo da queste accuse s'è più volte chiamato fuori, sostenendo che l'organismo diventato una consorteria per la spartizione di mazzette era sotto le dipendenze del ministero dell'Industria, che lui non c'entrava nulla con quella gente. Ma non è detto che il lungo, per alcuni versi drammatico interrogatorio, il primo per il detenuto Francesco De Lorenzo, possa riservare qualche sorpresa, magari l'estremo tentativo di addossare su altri le accuse oppure qualche segnale di cedimento per riconquistare la libertà. Mariella Cirillo A lato, l'ex ministro Francesco De Lorenzo. Sopra, l'ex direttore del ministero della Sanità Duilio Poggiolini

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