FIDEL TRADITO DA SE STESSO di Giulietto Chiesa

Si aggrava la crisi di Fidel FIDEL TRADITO DA SE STESSO PER Fidel è l'inizio della fine. Gli incidenti dell'Avana, venerdì scorso, hanno reso esplicita l'estensione del malessere sociale che percorre l'isola caraibica. Mai Cuba, nei trentacinque anni della rivoluzione castrista, aveva conosciuto violenze di strada di tale entità. Si ripete, quasi in fotocopia, dall'altra parte dell'oceano, la crisi che sfociò nel crollo del Muro di Berlino. Ma per Cuba la situazione è, per certi aspetti, perfino peggiore di quella che portò al crollo subitaneo della Repubblica Democratica Tedesca. La Germania dell'Est aveva un'economia tra le migliori (con i criteri di misura del socialismo reale) di tutto l'Est europeo. Crollò più per ragioni politiche che economiche. Cuba, al contrario, non ha mai avuto alcuna autonomia economica reale: poco più di una monocultura dello zucchero, ricevuta in eredità da Fulgencio Batista e dalla United Fruit Company. Il blocco navale americano non lasciò scelta a Fidel Castro: o cedere le armi o chiedere aiuto all'Unione Sovietica o alla Cina. Il flirt con Mao Tse-tung non poteva diventare matrimonio perché la Cina aveva ancora troppi problemi interni da risolvere e non era ancora una vera potenza mondiale. Fu Mosca a rispondere. Da allora Cuba ha potuto reggere esclusivamente per l'aiuto del Cremlino. Nessuno ha mai potuto calcolare con precisione quanto sia costato all'Urss questo appoggio, ma valutazioni attendibili parlano di almeno due miliardi di dollari annui, tutto compreso: dal combustibile quasi regalato, agli impianti industriali, alle centrali atomiche, alle migliaia di istruttori civili e militari, ai trasporti e comunica- Giulietto Chiesa CONTINUA A PAG. 4 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Fidel Castro, Mao