Battaglia nel nome di Maria
E'guerra tra i fedelissimi di un veggente e la chiesa Vicenza: ronde dopo che i frati avevano tentato di rubare la Madonna «Caro vescovo non ci ruberai la statua» E'guerra tra i fedelissimi di un veggente e la chiesa BATTAGLIA DI MARIA AVICENZA DESSO notte e giorno davanti a quella statua della Madonna «Regina dell'amore» ci sono le «guardie di Maria». Una specie di guardia islamica in versione cattolica formata da pellegrini fedelissimi. Solo che gli infedeli questa volta sono l'arciprete e due frati cappuccini mandati nientemeno che dal vescovo di Vicenza, mons. Pietro Nonis, a sequestrare la statua e mettere fine all'adorazione non autorizzata della Madonna che dal 1985 a San Martino di Poleo, vicino a Schio, parla con un ex casellante di autostrada. Si e quasi sfiorata la rissa. Da una parte l'arciprete di Schio, Luciano Dalle Molle, e i due frati al grido di «è un ordine del vescovo», che volevano portare via la statua dalla chiesetta di San Martino; dall'altra centinaia di pellegrini al grido di «Viva Maria», che li hanno circondati, decisi a difendere la loro Vergine Immacolata fino alla fine. Tensione, parole grosse, i fedeli che re- citavano urlando l'Ave Maria come un esorcismo anti-sequestro. Così il blitz è rientrato. Le polemiche no. E' una guerra che dura da anni, quella tra la diocesi di Vicenza e Roberto Baron, il casellante veggente. Per la precisione dal 1985, quando l'allora vescovo Onisto aveva firmato un decreto che bocciava il culto della «Regina dell'amore» e vietava manifestazioni e messe nella chiesetta dei «colloqui riservati» tra Baron e la Vergine. Pochi giorni fa la dura conferma di Nonis: «E' vietata la celebrazione di Sante Messe e ogni atto di culto nella chiesa di San Martino da parte di tutti i sacerdoti, salva autorizzazione da noi esplicitamente conferita per circostanze particolari». Con tanto di ammonizione ai sacerdoti che dovessero violare l'ordine del vescovo, visto che è proibito, tra l'altro «conservare l'eucarestia nei luoghi e negli edifici in questione». E cioè la chiesetta romanica dove viene venerata la statua, una grande costruzione con tanto di cappella interna e un nuovo mega-complesso poco distante, destinato a ospizio per anziani e malati. Tutto proprietà dell'associazione «Opera dell'amore» fondata da Baron con alcuni sostenitori dopo l'inizio delle chiacchierate miracolose. Baron e soci avevano avuto anche grane giudiziarie, tutte risolte a loro favore. Nell'89, infatti, il pretore di Schio Antonino Abrami aveva messo sotto accusa il veggente e altre 35 persone per abuso della credulità popolare e appropriazione indebita di parte delle offerte. Anche perché le cifre che giravano intorno ai pellegrinaggi a San Martino di Poleo erano diventate miliardarie. Tra una richiesta di assoluzione in primo grado e ricorsi vari si era celebrato il processo terminato con una nuova assoluzione sia dall'abuso di credulità che dai sospetti di maneggi finanziari poco chiari. Intanto la fede nei colloqui miracolosi continua a crescere. Alessandro Mognon Da monsignor Nonis stop all'adorazione non autorizzata
Persone citate: Alessandro Mognon, Antonino Abrami, Nonis, Pietro Nonis, Poleo, Roberto Baron
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