Forza Italia-Lega guerra finale

«Il leader del Carroccio ha passato il segno», ma tutti assicurano: nessuna crisi «Il leader del Carroccio ha passato il segno», ma tutti assicurano: nessuna crisi Fona Italia-Lega, guerra finale Tajani: potremmo lasciarla al suo destino ROMA. Come la tortura cinese della goccia: un inesorabile stillicidio quotidiano di improperi, contumelie e accuse, con cui Umberto Bossi mette a dura prova la pazienza di Silvio Berlusconi. Quasi a controllare se è vero quello che dice il Cavaliere, il quale confida di avere «nervi d'acciaio». Il leader della Lega aveva già preavvertito i suoi (e un accenno 10 aveva fatto anche ai pidiessini): avrebbe dedicato l'agosto non al riposo, bensì al braccio di ferro con il presidente del Consiglio. Così è stato. Perciò, dopo essersi premurato di rassicurare il capo del governo in una sede istituzionale («la crisi non ci sarà», ha detto Bossi alla Camera non più di una settimana fa), il numero uno del Carroccio ha iniziato a far comizi per attaccare Berlusconi. Ma questa volta il Cavaliere, invece di far finta di niente come al solito, si è arrabbiato. E ha replicato al Senatur tramite il portavoce Antonio Tajani: «Bossi ha passato 11 segno. Non può pensare di continuare impunemente nelle sue affermazioni irresponabili. Di questo passo anche il più paziente dei suoi alleati non potrà che chiedersi se convenga insistere sulla via inizialmente intrapresa o se piuttosto non sia più realistico lasciare al proprio destino un compagno di viaggio che rischia di perdere la bussola». Ma che cosa ha suscitato le ire del Cavaliere? In fondo Bossi si è sempre comportato così. Questa volta, però, l'ha sparata più grossa del solito. Per esempio, ha det¬ to di aver fermato Berlusconi che voleva prendere nuovi provvedimenti per i copyright onde continuare a rimpinguare le casse della Mondadori. E ha condito il tutto con sberleffi e insulti. Tajani spiega il contrattacco del presidente del consiglio con queste parole: «Al leader della Lega piace tanto giocare a ping pong, ci mettiamo anche noi al tavolo per giocare con lui». E al tavolo ci si met¬ te pure Gianni Pilo, il quale ricorda con quali voti è stato eletto il Carroccio in Parlamento: «Bossi dovrebbe accendere un cero ad Arcore», dice. E aggiunge: «Lui sta portando la Lega al suicidio, gli ultimi sondaggi gli danno meno del sei per cento. E se prende una televisione, come dice, non potrà che peggiorare visto che più appare e più parla, meno piace». Gli uomini del Cavaliere, dunque, non drammatizzano ma passano alla controffensiva. Non è producente far vedere che è sempre Bossi ad averla vinta. Anche perché il primo ad aver paura che si arrivi ad una crisi al buio è proprio il leader della Lega. Quindi, meglio, ogni tanto, rispedirla al mittente, quella pallina da ping pong. E infatti Roberto Maroni, che pure difende il capo, si premura subito di precisare che l'Umberto «non mette in discussione l'alleanza di governo». Lo stesso dice il ministro Speroni, che però aggiunge: «Noi non siamo i servi di Berlusconi e non stiamo al governo per fare i dipendenti della Fininvest». Continua, la partita di ping pong. Non porterà di sicuro ad una crisi di governo estiva, come rassicura Tajani, o come dice il missino Francesco Storace, secondo il quale l'iniziativa di Bossi è pura «propaganda», ma il gioco, certo, si è fatto logorante. Anche perché in settembre la maggioranza dovrà affrontare appuntamenti decisivi a cui rischia di arrivare in ordine sparso. La manovra economica. E non solo. In ballo ci sono pure l'antitrust e la legge elettorale. Su questi ultimi due temi sembra esserci perfetta identità di vedute tra Bossi e il pds. Lo ha confermato lo stesso leader del Carroccio a Franco Bassanini in un lungo colloquio, venerdì scorso. Leghisti e pidiessini, dunque, stanno pensando ad una manovra a tenaglia per incastrare il Cavaliere, imponendogli il doppio turno ed approvando una legge che ridimensionerà l'impero televisivo della Finin¬ vest. E Rocco Buttiglione è sensibile ad entrambi gli argomenti. Carroccio, pds e ppi, in Parlamento, sulla riforma, la spunteranno? No, secondo il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Raffaele Della Valle, il quale si dice convinto che sull'uninominale c'è la maggioranza e lascia intendere che una parte della Lega non la pensa come il suo capo. «E comunque - osserva il fbrzitalista Alessandro Meluzzi - la maggioranza c'è nel Paese: e se approvano una brutta legge siamo capaci anche noi di fare un referendum». Manovra economica, riforma, antitrust: non c'è accordo nella coalizione. Però le «elezioni non sono alle porte», assicura Tajani. Ma per quanto tempo un governo può andare avanti così, con un alleato che gioca su due tavoli, a colpi di ping pong? Maria Teresa Meli .... .... presidente Berlusconi

Luoghi citati: Arcore, Italia, Roma