E tu cosa metti in pancia?

SQUILIBRI ALIMENTARI SQUILIBRI ALIMENTARI E tu, cosa metti in pancia? Guerra dei consumi nelle due Europe i Paesi del centro e dell'Est europeo hanno imboccato la strada del libero mercato e l'Europa industrializzata - che con gli Stati Uniti è uno dei due giganti del settore agro-industriale mondiale - fa il punto sulla situazione dell'agricoltura e dei consumi del continente. Recentemente, a tirare le somme per guardare al domani, non è stata soltanto l'Europa dei Dodici, ma tutta quella compresa nell'area regionale europea della Fao, che conta 38 Paesi e comprende vecchi e nuovi Stati, dai Balcani al Baltico, tutti in cerca di una soluzione ai loro problemi agro-alimentari, e non solo, nel libero mercato. Si sono trovate di fronte, ma non contrapposte, due Europe: da un lato quella che continua a produrre eccedenze e che per arrivare a tanto non è andata troppo per il sottile, finendo con il sacrificare anche un ricco patrimonio genetico di flora e fauna; dall'altro l'Europa che esce da ima lunga esperienza di economia pianificata e deve a tutti i costi aumentare, migliorare e vendere la propria produzione. Il ragionamento, per la secon¬ da, è semplice: crescere rapidamente e diventare fonte di materia prima agricola per tutti gli altri Paesi europei, che vanno per la maggiore nel settore della trasformazione. Cosa che, del resto, avviene di fatto nell'allevamento degli animali da carne e del pollame. Per L'Europa con una marcia in più, invece, si tratta soprattutto di aiutare la ripresa agricola dell'altra metà, per garantire la stabilità politica attraverso la sicurezza alimentare, ma anche per assicurare che la produzione sia di qualità tale da competere a pari livello sui mercati, senza ripetere gli errori ambientali del passato. Tuttavia, anche se gli economisti sanno che la strada intrapresa dopo la caduta del Muro è quella giusta, le popolazioni dell'Est europeo per il momento non possono che constatarne alcuni effetti negativi. Prendendo a caso i consumi alimentari di un nucleo familiare dell'Europa orientale - le cifre sono dell'Istituto nazionale dell'alimentazione e della nutrizione di Varsavia - il consumo di pane prò capite per una famiglia tali, prive dei geni liguri. La disparità fra Veneto e Friuli-Venezia Giulia rifletterebbe l'estraneità del patrimonio genetico degli Italici (Veneti) con quello dei Celti. La mancanza dei geni di derivazione italica e l'esistenza invece di quelli di origine celtica in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige spiegherebbe il maggior divario genetico delle regioni occidentali col Veneto e non con il Friuli-Venezia Giulia. L'omogeneità genetica riscontrata in Italia centrale sarebbe una conseguenza del considerevole sviluppo della civiltà etnisca e del prevalere, nelle moderne popolazioni, del genoma etrusco su quello italico. La predominanza, nelle odierne popolazioni meridionali, del genoma greco su quello italico avrebbe prodotto solo una somiglianza genetica fra le regioni interessate; quindi l'eterogeneità rilevata nel Sud d'Italia può essere una conseguenza dell'isolamento geografico della Sicilia, della conquista normanna di quest'isola e della mescolanza, nel corso dei secoli, della popolazione siciliana con quella araba nordafricana, turca, spagnola. Giorgio Turo di impiegati, in Polonia, era di 86,4 kg all'anno nel 1985 e di 87,3 nel 1991, ma al tempo stesso, il consumo di farina di grano era calato da 14,2 kg all'anno per abitante nel 1985 a 12,6 nel 1991. E così era calato il consumo di patate, pesce e derivati, materie grasse e burro, latte e formaggi o zucchero e uova. In Europa occidentale i consumatori preferiscono prodotti di facile preparazione e consumo. Li vogliono freschi, saporiti, appetibili, sani, invitanti e dalla confezione attraente. La maggior parte degli alimenti consumati, circa l'80%, viene trasformata. Ed è proprio il settore della trasformazione quello che si evolve maggiormente; anzi, più l'alimentazione diventa un consumo «di moda», più accelera il tasso di rinnovamento dei prodotti. A questo contribuisce soprattutto la disponibilità di generi provenienti da tutto il mondo, come frutta e legumi esotici, vini e cibi prelibati. Prodotti coltivati o imballati, piatti già pronti, refrigerati o congelati, in conserva o liofilizzati. La riuscita di un alimento è già un successo se resiste sul mercato per un anno, afferma il Capo dell'ufficio regionale della Fao per l'Europa, Milan Zjalic: negli Anni 80, la media degli articoli alimentari venduti all'ingrosso è passata da 10.000 a 15.000 l'anno. A mantenere il dinamismo della produzione e dei mercati contribuisce la varietà della dieta europea. Un consumo minore di carne e latticini può far ridurre gli spazi da riservare all'allevamento; ma la preferenza di patate pre-confezionate per essere fritte, ad esempio, non comporterebbe una produzione inferiore; la domanda resterebbe la stessa. Potrebbe cambiare, invece, la varietà di patate richieste, l'epoca della raccolta, l'immagazzinaggio o le qualità di consegna, tutti fattori che implicano un controllo da parte del settore della trasformazione su quello della produzione agricola. Un'agricoltura su misura, insomma, grazie alle nuove tecnologie che permettono di controllare con precisione le caratteristiche qualitative di un prodotto lungo l'intera catena alimentare. L'evoluzione del commercio al dettaglio, la miriade di marche di prodotti grandi e piccoli, il frazionamento della domanda offrono enormi possibilità alla produzione e alla trasformazione. E potranno fornire prodotti di qualità a costi abbordabili. Francesca Stemmati

Persone citate: Francesca Stemmati, Giorgio Turo, Milan Zjalic