Prossimamente di Mirella Appiotti

Prossimamente Prossimamente DAFLA1AN0 ALLA SERENI: QUEL DOLORE CI RIGUARDA MI riguarda: un libro che e/o ha preparato per l'autunno, la testimonianza di 10 persone notissime, scrittori so I prattutto, sulla loro vita accanto a creature «diverse», a terribili e meravigliosi parenti nati imperfetti (almeno per il metro di giudizio comune). La nostra reazione immediata sarebbe quella di dire: «Ci riguarda». Ma non sarà così dopo aver letto quelle scarne quanto esplosive 130 pagine: un coinvolgimento che non dobbiamo permetterci, troppo facile di fronte a chi ha avuto il coraggio di raccontare, ciascuno usando con pudore estremo l'arma delle scrittura, ciascuno usando, superando il dolore e solo per amore, l'arma della notorietà. Così, dopo Flaiano che scrive alla sua Le'Le, ecco De Concini a colloquio con Riccardo, «angelo spezzato»; Giulio Cattaneo nella sua via crucis accanto alla bellissima e impenetrabile Laura. «Ti guardo da dietro, la tua testa allungata, fragile, di bambino, eterno bambino» dice Isabella Bossi Fedrigotti all'amatissimo malato che chiama teneramente Arlecchino. Ci sono Giovanna Cau, Giancarlo De Cataldo, Carla Gallo Barbisio con tocchi delicatissimi. Clara Sereni, l'autrice di Manicomio primavera e motore di questa iniziativa, dedica al percorso compiuto insieme a Matteo, un «Diario» che è anche speranza, a tratti realtà: «Luci faticate, luci che talvolta basta un soffio per spegnere: ma non più per sempre perché Matteo ha comunque imparato a accenderle..,». Una speranza che accompagna Giuseppe Pontiggia nel suo «Baccontare un'esperienza» tra famiglie e centri specializzati nell'opera di inserimento dei giovani con handicap gravi, e che contiene l'invito a tutti di imparare a «capire». Strada lunga alla fine della quale soltanto potremo dire: «Ci riguarda». Dopo aver saputo ascoltare, come ci suggerisce Tonino Guerra nel suo ricordo di Flaiano, i «respiri paralleli» tra un padre, una madre, un figlio che tentano di uscire dalla notte. Ritratto critico di Alpino «Sape\ o che tutti si va via, è l'unica cosa seria che si riesca a fare, andarsene e poi tornare con quei qualche cosa che è successo e poi ancora morire, un altro andarsene...», da Sei stato felice, Giovanni, il primo romanzo di Giovanni Arpino e già quasi un testamento, una sorta di congedo. Lo coglie Gian Mario Veneziano, giovane studioso torinese che allo scrittore multiforme, molto amato dai suoi lettori, ancora non pienamente riconosciuto dai critici, dedica una minuziosa monografia in uscita a settembre da Mursia nella collana «Civiltà letteraria del Novecento», la prima forse che dia conto, passo per passo, non solo dell'Arpino narratore e giornalista, anche del poeta e del commediografo. Quale che sia il giudizio che di questa indagine sarà dato, bisogna riconoscere sin da ora al suo autore l'impegno nell'operazione. Certo, non a tutti è dato ripercorrere e condividere lo Stile Arpino (Sei) con l'eleganza di Bruno Quaranta: un pizzico in meno di «didascahco», di «universitario» avrebbe giovato a Veneziano nel ritrarre un personaggio tanto poco ufficiale, libero, religiosamente eretico, lieve nella sua severità. Ma Arpino, comunque, lo apprezzerebbe, rispettoso com'era del lavoro serio, guidato dall'onestà. De Beauvoir cuore americano Nelson (Algren) e Simone (de Beauvoir): un amore «americano» scoppiato nel '47 e continuato per un decennio. Una storia molto esistenzialista raccontata da Jean-Pierre Saccani per Archinto, in libreria a ottobre: la «bowery» di Chicago dell'autore dell'Uomo dal braccio d'oro, la Parigi di Sartre tra il Castoro e le altre donne. Due intelligenti, a letto. Mirella Appiotti

Luoghi citati: Parigi