L'INSEGUITORE IN TRAPPOLA

L'INSEGUITORE IN TRAPPOLA L'INSEGUITORE IN TRAPPOLA Romanzo on the road di Favetto E. proprio vero che V scrivere (scrive✓ re un romanzo), è raccontare una storia, purché sorprendente? No, non è vero. Certo, scrivere un romanzo è raccontare una storia ma anche una non storia, e quando si tratta di una storia magari è una storia qualunque. Non è l'eccezionalità di ciò che si racconta a fare il valore di un romanzo ma semmai è la novità di ciò che si racconta, la capacità di indicare aspetti inediti del mondo (del mondo delle cose, del mondo dei pensieri, del mondo dei sentimenti). E questa novità, per la sua impalpabilità, non può essere colta dall'occhio del corpo né da quello della ragione ma dall'occhio della fantasia, il solo che sa fare scommesse con l'inesistente e sfidare l'ignoto. E che questo occhio misterioso funzioni e sappia vincere la scommessa che propone non è difficile accertarlo: basta fare la prova del linguaggio. E' qui che Gian Luca Favetto cade. Lui racconta di un giovane irrequieto la cui «vita altro non è se non un catalogo di prime e ultime volte». Tommaso Torelli è come il mare che peraltro è l'unica cosa che ama (e a cui è fedele): e come il mare è in continuo movimento (nell'apparente immobilità). Se ha una donna deve lasciarla per un'altra e poi ancora un'altra e un'altra ancora; si ferma in una città appena il tempo di conoscerne le strade e il suo cielo; e lo stesso gli capita con gli appartamenti in cui abita, le persone che incontra, i lavori che fa. Tommaso Torelli non è mai quel che è, ma è quello che sta per essere e non diventa mai. Per sentirsi padrone di qualcosa (anche di un sentimento o di un pensiero) deve «trattenersi dal metterlo alla prova». Per lui vivere è attendere: quando l'attesa si interrompe e fa posto al fare è la fine: deve scappare e ricominciare ad attendere. Ma se è così, mi pare di sentire il lettore, allora è un personaggio interessante. «Situato tra il Perdigiorno della tradizione romantica e l'eroe da romanzo beat degli Anni 60», come dice il risvolto di copertina, «ci mette in mano la parte più sognante, ma al tempo stesso incagliata e sospesa tra il vuoto e felicità, di ciascuno di noi». No, caro lettore: a parte l'infelicità dell'espressione, non ci mette in mano un bel niente. Tommaso Torelli è un personaggio strampalato che non ha la forza della sua eccezionalità. E' un personaggio in amore di se stesso: si compiace di ogni gesto che compie e tanto più quanto più quel gesto va contro le attese; e ogni sua mossa è una richiesta di ammirazione. In più si pone come personaggio verosimile (ha la pretesa di poter camminare anche tra di noi): ma anche sotto questo aspetto fa acqua da tutte le parti. Dove trova i soldi per fare la vita libera e sempre diversa («tra vuoto e felicità») che il destino gli ha riservato? Noi sappiamo soltanto di uno scippo a un vecchio colonnello, al quale rapina poco più di cinquecentomila lire. E poi il linguaggio! Pretenzioso e sciatto. Tommaso Torelli non parla in prima persona. Parla per lui l'autore. Ha appena fatto l'amore con una donna conosciuta la mattina sul treno; è notte, la donna, concluso l'amplesso, si addormenta placida, senza pensieri: «... non si fanno pensieri sugli incontri e sugli amori, nemmeno sulle scopate, si godono, si caricano in spalla e si fa avanti con loro, per loro, anche senza di loro in fondo si va avanti comunque, questa è la scocciatura...». Sì, ma è anche la scocciatura del lettore che a questo punto, pur arrivato quasi in fondo al libro, rinuncia alla curiosità di conoscerne la fine. Angelo Guglielmi Gian Luca Favetto Tommaso Torelli, inseguitore Marcos & Marcos, pp. 219, L. 20.000

Persone citate: Angelo Guglielmi, Favetto, Gian Luca Favetto, Gian Luca Favetto Tommaso, Tommaso Torelli