Le strane sconfitte decise al cellulare di Piero Bianco

Le strane sconfitte decise al cellulare In Malesia telefonini vietati ai calciatori Le strane sconfitte decise al cellulare PER Trinca e Cruciani il cellulare si rivelò soltanto uno sgradito mezzo di locomozione: destinazione il carcere, con gli altri eroi del primo Totonero. Storie datate. Il cellulare dei tempi moderni, inteso come telefonino portatile, oggi è l'imputato principe, lo strumento del diavolo. Questo perlomeno lascia intendere la curiosa notizia che arriva dalla Malesia: la Federcalcio del Sabah, uno degli Stati confederali, ha tassativamente vietato ai calciatori l'uso dello strumento infernale. Niente telefonino nei due giorni che precedono le gare, e nemmeno in occasione delle trasferte. Sorprendente la motivazione. Il cellulare serve ai giocatori per «confezionare» i risultati, in base alle scommesse dell'ultima ora. Così l'unico modo per garantire la regolarità del campionato è vietare le telefonate via etere. Nessun dubbio sulla colpevolezza del mezzo, per il quotidiano «Star» di Kuala Lumpur, che dedica ampio risalto all'inchiesta promossa dalla polizia. Galeotta una sconfitta imprevista e imprevedibile, 7-0, del Sabah contro il Singapore, la cenerentola del torneo. Jahid Jahim, il tecnico dei presunti «venduti», è andato su tutte le furie. Ha presentato un nastro con l'inequivocabile dialogo tra un bookmaker ed un suo giocatore. Ha denunciato tutti. Ed è nato il putiferio internazionale. Consoliamoci, sospetti e scandali non sono patrimonio esclusivo del nostro calcio. «E' un cancro - parole di Peter Velia- pan, segretario della confederazione asiatica - ramificato in tutto il Sud-Est asiatico. Malesia e Singapore ne sono il cuore». Il cellulare, in Italia, è nato con una straordinaria vetrina calcistica: il Mondiale del '90, che è stato un eccezionale veicolo di propaganda. I giocatori, naturalmente, sono stati i primi a gratificare la novità tecnologica di un uso intenso e ossessivo. Da status symbol, il telefonino è diventato un compagno irrinunciabile della vita quotidiana. C'è perfino chi se lo porta in campo, accanto alla borsa d'allenamento. E rubacchia una telefonata, tra un tiro ed un cross. Una mezza rivoluzione è scoppiata quando gli allenatori (Trapattoni tra i primi) ne hanno vietato l'uso a tavola, durante i pasti che si stavano trasformando in assurdi concerti di trilli d'ogni specie. Senza telefonino, i calciatori d'oggi non vivono. E chi non ha ancora il prefisso d'elite, lo 0335 che consente le indispensabili chiamate europee, è già un démodé. Un primitivo. Provate a immaginare un diktat di Matarrese: d'ora in poi niente più cellulari in ritiro. Apriti cielo! Crollerebbe, d'un tratto, la Prima Repubblica del calcio. E, probabilmente, riuscirebbe ai calciatori quello sciopero tante volte annunciato e mai realizzato. Ma come, mister, e se devo chiamare il procuratore? Non cercateli: i campioni di casa nostra in Malesia non potrebbero mai giocare. Piero Bianco

Persone citate: Cruciani, Matarrese, Trapattoni, Trinca

Luoghi citati: Italia, Kuala Lumpur, Malesia, Singapore