LAMPONI marmellata per un delitto

LAMPONI cibi d'autore. F & L e il mistero della piccola cuoca assassina LAMPONI marmellata per un delitto w|discorsi, eh?» disse il sostiI tuto procuratore. :! «Sì», disse la psicologa I minorile, «I discorsi. Io le —Sparlo, le chiedo, naturalmente senza premere troppo, e lei finora mi ha risposto con quella sola parola: i discorsi». «Certo dev'essere ancora sotto choc», disse il capitano dei carabinieri. «E mettiamoci pure l'effetto dei sedativi, d'accordo. Ma non direi che ci sia una rimozione totale, che si sia bloccata in un'altra dimensione. E' presente, è cosciente, sono sicura che capisce quello che le dico, ma dopo l'altra sera, cioè...». «Cioè trentasei ore fa, circa», disse il maresciallo dei carabinieri. «Bene, in trentasei ore sono riuscita a tirarle fuori una sola parola: i discorsi. Se ne sta lì zitta e buona ad ascoltarmi e alla fine, con quella vocina stanchissima... Forse ce l'ha coi miei, di discorsi». «No, no», disse rassicurante il sostituto, «saranno piuttosto discorsi che sente nella testa, che la ossessionano». «Le voci di Giovanna d'Arco?» disse il capitano. «Be', sì, se voghamo, nel senso che in diversi casi del genere c'è la convinzione di aver agito per eseguire un ordine superiore, di Dio o del Diavolo o che altro». «Ma la ragazza è un po' incline a...» disse il sostituto. «Al fanatismo? Al misticismo? Non ci risulta, abbiamo sentito il parroco, gl'insegnanti, due o tre compagne di scuola, e nessuno ha mai notato la minima tendenza integrali...». «Forse questi strani discorsi glieli faceva qualcuno al di fuori, che ne so, un mago, una cartomante, qualcuno che l'ha plagiata. Un ragazzo, un uomo. Cosa risulta da quel lato?». «Un amore segreto? Mah, un diario intimo non lo teneva e all'amica del cuore non ha mai confidato storie del genere». «Io comunque», disse il sostituto, «approfondirei ancora in quella direzione. A quattordici anni sono molto suggestionabili e salta poi sempre fuori che avevano perso la testa per il giardiniere, sposato e con quattro figli... A proposito, qui c'è un giardiniere?». «Più che un giardiniere è un uomo di fatica. Un vecchietto vicino ai settanta per dare una mano alla zia, che si è sempre occupata personalmente di tutto. Le due ville sono contigue e il terreno è indiviso, una bella proprietà con piscina, orto, frutteto...». «Sì, sì», disse il sostituto, «ho visto anche le siepi di ribes e lamponi, e la rimessa con tutte le attrezzature, il trattorino, il falciaerba, le sementi, i fertilizzanti...». «Fino a due generazioni fa», precisò il capitano, «erano ancora contadini. E negli Anni Cinquanta il padre, cioè il nonno della ragazza, ha messo su l'azienda, che poi è passata ai due figli, grandi lavoratori anche loro. Uno alla produzione e l'altro a viaggiare, esportare. Una quarantina di operai, tutti molto specializzati». Il sostituto era in città da meno di un anno e non li conosceva, «Una famiglia stimata e rispettata», disse, «evidentemente». «Sì, benestanti ma senza ostentazione, cordiali, alla mano, anche generosi in beneficenza». Il sostituto, afflitto da una certa corpulenza, cercò una diversa sistemazione sulla poltroncina messagli a disposizione nella caserma dei carabinieri. «I discorsi...», sospirò. «Ma chi glieli fa o glieli faceva questi discorsi? Lo spirito di Escoffier?». ... discorsi comunque del cavolo perché le uniche marmellate mangiabili erano quelle fatte in casa da zia Nini, niente a che fare con la roba che si trovava in commercio anche nei migliori negozi specialmente di uvaspina o forse pensandoci bene il massimo era la marmellata di lamponi, la fine del mondo sopra una crostata ma questo per il semplice fatto che erano lamponi, lamponi veri, cioè a dire raccolti dalla siepe piantata con le sue mani dallo zio Bruno che non sopportava niente che non fosse rigorosamente genuino e considerava non solo i surgelati e scatolame cibo per cani ma anche la frutta e le verdure di serra importate da Israele o dal Cile delle schifezze industriali, e questi sarebbero asparagi aveva urlato una volta in un ristorante sulla strada per Pavia con tutta la famiglia più il Rossotto e signora presenti e il cameriere indiano o turco che chi li distingue è bravo e poi la cuoca e il padrone lì attorno a scusarsi rossi come lamponi e a beccarsi gli io qui dentro non ci metto più piede io vi cancello dalla mia lista con papà e mamma che ridacchiavano e la zia Nini che faceva la diplomatica, sa lui è abituato alla mia cucina è un attimino viziato, ma questi asparagi sono effettivamente e il Rossotto che invece dava fuori anche lui, è una vergogna, è uno scandalo, t'impiccano, ti pelano vivo, e poi ti servono degli asparagi indegni perfino di una mensa aziendale, se non lo sapeva lui che era direttore amministrativo dell'azienda di papà e zio Bruno dove mai e poi mai avrebbero osato rifilare ai dipendenti degli asparagi da sciopero generale degli asparagi da far saltare impianti e macchinari col tritolo e tu sta zitta Sabrina, strillava a sua moglie, tu sei l'ultima a poter parlare che non sai cuocere nemmeno una patata e la Sabrina a ripetere su non esageriamo su non facciamo una tragedia per quattro cazzetti verdi e un po' mosci e allora tutti a ridere come matti e a fare la pace col padrone e a bere il nocino della casa a fine pranzo salvo poi a ricominciare a parlare di tutta la scena sulla Range Rover di papà tornando a casa e papà che ricordava altre fregature sulla strada per Treviso, altre scene sulla strada per Lucca perché bisogna sapersi ribellare solo i cafoni morti di fame non protestano mai anche nei posti con tre o quattro stelle e nelle trattorie e tavole calde e pizzerie per il semplice fatto secondo lo zio Bruno che la mozzarella non era più mozzarella e così pure le alici e i capperi e l'olio per quanto la pizzeria aperta da poco in via S. Benedetto, no, non dalla parte di Gastrolandia ma l'isolato dopo la caserma dei carabinieri, hai presente, quasi di fronte alla pasticceria Moroni, be' facevano pizze veramente super, erano in due, un ragazzo di qui e un marocchino o egiziano valli a distinguere ma ci sapevano fare, ti facevano anche il servizio a domicilio e anzi magari stasera per non rimettere le qui presenti distinte signore ai fornelli si poteva telefonare per una bella pizzona calda per tutti c'era una scelta lunga un chilometro e io per me ci sto diceva la Sabrina purché non ci siano sopra gli asparagi e tutti giù a ridere come matti e papà che quasi perdeva il controllo della Range Ro- ver sulla strada per...». «A questo punto», disse il sostituto procuratore, «io col vostro permesso mi toglierei la giacca». Si alzò, si sfilò a fatica la giacca di tela marrone e da tutto l'insieme dei gesti venne alla fine un sommesso «uffa» come se fosse la voce dell'indumento. «Sì, da trentasei ore rifiuta il cibo ma questo è normale», disse la psicologa. «Cerchiamo di farla bere, se non altro». «Anoressica?». «Il medico di famiglia dice di no, mai stata». «A vederla così», disse il capitano, «ha l'aria parecchio denutrita». «Faceva una dieta dimagrante?» s'informò il sostituto. «Perché si sa che a quell'età una dieta drastica potrebbe...». «Al dottore di famiglia non risulta e in casa non abbiamo trovato strane buste o flaconi. No, da quel lato non aveva problemi». «Vorrei poter dire la stessa cosa», sorrise il sostituto accennando al suo grosso ventre. «Sono le undici passate», disse premuroso il capitano. «Se qualcuno desidera qualcosa, un caffè, una pasta... Qui davanti abbiamo la pasticceria Moroni, che secondo la voce pubblica...». «No grazie, non per me», disse il sostituto. «Io faccio sempre una colazione molto abbondante, all'inglese...». «Uova, prosciutto...». «Già, e miele, marmellata, yogurt, alle volte un rognoncino trifolato. Così poi a mezzogiorno mi basta un panino». «E' quello che mi ripete sempre mia moglie, ma io non ci riesco», disse il capitano. «Un caffè e via». «Nemmeno un cornetto?». «No, assolutamente». «Non è molto razionale», disse la psicologa. «Bisognerebbe mangiare almeno un po' di frutta. Lontano dai pasti, però, perché la frutta fermenta subito e lo stomaco...». «... discorsi di acidità di stomaco dopo il pranzo dei cacciatori sulla strada per Ivrea e di pesantezza e nausea e vomito dopo il cenone sulla strada per la Valtellina per via di uno stracotto uno sformato, un soufflé neanche lontanamente paragonabile a quelli che faceva la mamma, non sbagliava mai, tranne quella volta del tedesco venuto per un grosso ordine e il soufflé si era seduto una vergogna da sprofondare mentre lo zio Bruno che viaggiava in continuazione la consolava col fatto che tanto i tedeschi non ci capiscono niente salsicce e pa- tate non vanno più in là, gl'inglesi idem come sopra e i francesi che si danno tante arie dopo tre giorni non ne puoi più della loro cuisine ti cominci a sognare un bel piatto di gnocchi al gorgonzola di spaghetti alle triglie sulla strada per Livorno e di tagliatelle al pesto in quella trattoria nell'entroterra ligure e la zuppa di farro in quel buco di camionisti sulla strada per Volterra no cari miei poco da dire la cucina italiana è la più sana e anche la più ricca la più equilibrata la più varia ogni regione la sua specialità tu pensa solo al pasticcio di maccheroni al caciucco al bue al barolo alle melanzane alla parmigiana al parmigiano alla fontina d'Aosta al caciocavallo alla mozzarella che però bisogna che sia proprio di Battipaglia altrimenti non eppure dicono che quella pizzeria aperta un tre mesi sei mesi fa in via S. Benedetto hai presente l'isolato dopo la caserma dei carabinieri venendo da piazza...». «Droga? Pasticche?» disse il sostituto procuratore. «Potrebbero essere questi i discorsi, qualcuno che l'ha istigata a drogarsi e poi...». «Escludo», disse la psicologa. «A quest'ora ci sarebbero i sintomi dell'astinenza». «E d'altra parte la famiglia l'ha sempre controllata e noi non l'abbiamo mai vista in giro coi tipi che teniamo d'occhio». «Prigioniera in casa, soffocata dal padre autoritario e dalla madre oppressiva?». «No, no», disse la psicologa, socializzava normalmente, faceva sport, qualche volta in discoteca fino a mezzanotte, col padre che la veniva a prendere». «Insomma», disse il sostituto, «una ragazza bravina a scuola, sportiva, mai ribelle, mai scappata da casa, felice di fare le vacanze e i weekend con la famiglia...». «Jogging e mountain bike col padre» aggiunse il maresciallo. «E dal cugino Ugo», disse il capitano, «che studia a Milano e domenica sera era andato alla partita, sappiamo che già da un po' si esercitava anche in cucina sotto...». «Ovviamente» disse il sostituto. «Già. La zia le stava insegnando tutta una serie di piatti, dal facile al difficile». «Non ci sono piatti facili», disse il sostituto. «Per fare due uova al burro ci vuole la stessa...». «... per avere una crostata perfetta ci voleva burro della Charente e ci voleva un pizzico di sale e ci voleva un forno preventivamente e perché il tacchino fosse bisognava e perché il ripieno non fosse bisognava e perché lo stufato lo zampone l'arrosto al latte il pollo alla cacciatora gh zucchini di cui si doveva grattar via delicatamente la buccia che aveva sempre un fondo amarognolo sebbene la Sabrina dicesse invece mentre al Rossotto la peperonata le pere avocado i piccioni in umido pur ammettendo che quel ristoran- te sulla strada per Voghera inferiore comunque a quell'altro sulla strada per Treviso con nuova gestione e perciò molto risalito e tutto sommato niente caro se consideri un pranzo comprendente antipasti di pesce tiepidi con un pàté di anguilla veramente ricordava papà sulla strada per Como ma soprattutto per i contorni diceva la mamma i contorni chi ci fa caso eppure una purea di lenticchie come quel posticino tra Dobbiaco e Genova, tra Piacenza e Bari, sulla vecchia strada per Roma, per Verona, per Borgosansepolcro, no, il secondo bivio dopo Napoli, dopo Radicofani, dopo Venezia, dopo Forlì e dopo la caserma dei carabinieri venendo da piazza...». «Avremo diosaquante perizie», disse il sostituto procuratore. «Ma di raptus improvviso non si potrà proprio parlare. La premeditazione c'è, grande come una casa». «Eppure è stata lei a chiamare l'ambulanza», disse il maresciallo. «Appena si è resa conto di quello che aveva fatto si dev'essere in un certo senso pentita». «Io non la metterei in questi termini», disse la psicologa. «Quando li ha visti in terra che si rotolavano urlando con la bava alla bocca, be', dev'essere scattata la sua normalità, se voghamo, ha agito automaticamente, da ragazzina in gamba che sa cosa bisogna fare in un'emergenza». «Non è che ci tenesse tanto a salvarli, però. Al Pronto soccorso ha solo detto che stavano male, non ha parlato di veleno. E quando le abbiamo chiesto cosa avessero mangiato è rimasta nel vago, sperava ancora di farla franca». «Questo non lo so», disse il sostituto, «ma per me non c'è dubbio che li voleva morti. E difatti, appena le abbiamo dato la notizia che erano morti tutti e sei, padre, madre, zio, zia e quei disgraziati Rossotto, e appena le abbiamo parlato dell'autopsia e del parathion, ha subito ammesso tutto. Non dico che sembrasse contenta, ma non è stata una confessione sofferta, questo no». «Piuttosto tecnica, la definirei», disse il capitano dei carabinieri. «Il parathion non diluito e quindi inodore e insapore preso nella rimessa, le sei cucchiaiate piene, come fosse farina, la teglia imburrata, la pasta ben tirata, i lamponi... Ne parla come di una ricetta nuova, aveva quasi l'acquolina in bocca». «Che discorsi», disse la psicologa. «Il suo è stato un impulso paragonabile a quello di una bambina di tre anni che schiaccia le formiche o fa annegare un ragno. Una specie di esperimento riuscito». «Ecco la prima perizia», sorrise il sostituto. «Ma una bambina di tre anni non odia le formiche», disse il capitano. «E qui c'era odio, un odio mortale, è il caso di dire. Accumulato da chissà quanto tempo, e chissà per quali ragioni». «Forse non le sa nemmeno lei, le ragioni», disse la psicologa. «0 quelle che sa, che crede di sapere, non sono quelle vere. Ma sarebbe almeno un primo passo farle esplicitare in che cosa consistano quei famosi discorsi». «Già, i discorsi...», disse il sostituto procuratore guardando l'ora. «E io adesso quasi quasi cambierei discorso. Se mi dite che questa pizzeria qui di fronte...». «Qui li fronte c'è la pasticceria», spiegò il maresciallo. «La migliore della città, e non sono solo io a dirlo. La pizzeria è qui di fianco, l'isolato dopo la caserma, aperta da poco. La gestiscono in due, un ragazzo di qui e un extracomunitario, e sono veramente bravi, hanno nna lista lunga così, una scelta veramente...». «Bene», disse il sostituto alzandosi. «E allora andiamo a farci un sano discorso di pizza». Carlo Frutterò Franco Lucentini Una famiglia distrutta I sospetti sulla figlia ossessionata dai genitorit «Sempre osterie fuoriporta e rognoncini trifolati non parlavano d'altro» RACCONTI D'ESTATI , * :: •" ■■ Ss- -, a per Treviso, altrada per Lucca persi ribellare so fame non proteei posti con tre o lle trattorie e tarie per il semplice zio Bruno che la a più mozzarella e i capperi e l'olio eria aperta da potto, no, non dalla andia la canieri, asi di cceria evano uper, agazarocalli a sapeevano a domagari rimetti dirnelli re per calda scelmetro iceva é non asparidere à che cone Ro- to strane buste o flaconi. No, da capiscono niente salsicce e pa- già da citava La zia nando ti, dal ffìcile» «Jogging e dre» aggiunse«E dal cugitano, «che stunica sera erasappiamo checitava anche «Ovviamen«Già. La zitutta una seridici«Pbusastbucisaprpebipigntoalcicudechfobeinsopeinte «... Sappiamo che già da un po' si esercitava anche in cucina... La zia le stava insegnando una serie di piatti, dal facile al diffìcile»