Castro: America ti invado di profughi

«Sono provocatori pagati da Clinton per creare il caos» Il dittatore sul luogo degli incidenti accusa gli Usa: tiratemi pietre, sono pronto a morire Castro: America, ti invado di profughi Scontri, feriti e saccheggi a LAvana WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Disordini senza precedenti sono esplosi l'altra sera a La Avana e Fidel Castro, accusando gli Stati Uniti di fomentarli, ha minacciato di aprire le frontiere incoraggiando un'alluvione di esuli in Florida come nel 1980. Alle minacce del dittatore cubano il Dipartimento di Stato ha reagito con rabbia, ma anche con preoccupazione. La dinamica degli incidenti non è completamente chiara. Venerdì sera, sul lungomare del Malecon, si è sparsa la voce che era stato sequestrato un altro ferry-boat diretto verso la Florida. Sarebbe stato il quarto nell'arco di una decina di giorni e, alla fine di luglio, uno di questi battelli dirottati da esuli disperati affondò al largo dell'Avana e una quarantina di per¬ sone affogarono. La miseria crescente sta spingendo un numero sempre maggiore di persone a cercare la fuga dall'isola. L'«Associated Press» ha raggiunto telefonicamente un giornalista cubano, che ha raccontato di una massa di persone raccolta sul lungomare, che agitava le mani salutando un battello in allontanamento. Del ferry, poi, si è persa ogni traccia e non è ben chiaro se esistesse davvero. Sta di fatto che la polizia, secondo notizie raccolte dall'agenzia messicana «Notimex», temendo un assalto ai moli, ha caricato la folla, che ha risposto con sassi e bastoni. Qualcuno dice di avere sentito anche colpi di arma da fuoco, ma l'agenzia di Stato cubana «Prensa Latina» non ha dato notizia di morti o feriti. La folla, tuttavia, ha saccheg¬ giato parecchi negozi di lusso, che vendono merci in dollari, e ha sfasciato l'ingresso di un hotel del centro. Incalzati dalla polizia e dalle «brigate civili di rapida risposta», i manifestanti, che erano migliaia, si sono inoltrati nella città vecchia, dove si sono scontrati con gruppi di militanti del partito comunista. Più tardi, a bordo della solita jeep, Castro è arrivato sul posto per un sopralluogo («Sono pronto a morire con il popolo ha detto - voglio la mia parte di pietre») e ha annunciato un messaggio al Paese. Si è trattato in realtà di un'intervista trasmessa dalla televisione di Stato, nella quale un gruppo di giornalisti ha offerto al «jefe maximo» la possibilità di parlare per circa un'ora. Castro ha definito i manifestanti «una quinta colonna di Washing¬ ton», la cui strategia, ha detto, è quella di «liquidare la rivoluzione» creando «disordini», provocando «la «massima infelicità» per i cubani, seminando «divisioni» per «aprire il Paese a un bagno di sangue». Il dittatore, in particolare, ha puntato il dito contro la politica dell'immigrazione condotta dal governo americano, che incoraggia l'esodo per poi riservarsi di rimandare indietro chi non desidera. Per Castro, gli Stati Uniti usano gli esuli cubani come semplice «materiale di propaganda politica». «Non c'è alternativa - ha minacciato il capo della rivoluzione cubana noi non possiamo agire come guardiani delle coste americane». «O gli Stati Uniti - ha concluso - prendono serie misure per guardare le loro coste, oppure noi cesseremo di frapporre ostacoli a chi vuole partire, aumentando invece gli ostacoli per chi dagli Stati Uniti vuole venire qui a curare i propri rapporti». Non si tratta di una minaccia vuota: nell'80, Castro lasciò partire circa 120 mila persone in sei mesi durante quello che venne chiamato il «Mariel's boatlift». Gli Stati Uniti vennero invasi da una moltitudine di cubani, in gran parte indeside- rati nel loro Paese, si trattasse di delinquenti comuni, di dissidenti o di malati mentali. Un portavoce del Dipartimento di Stato, David Johnson, ha reagito sostenendo che «gli Stati Uniti non permetteranno mai a Fidel Castro di dettare la loro politica dell'immigrazione, né di ripetere la cinica operazione Mariel». Ma ha anche aggiunto che le dichiarazioni di Castro suscitano «profonda preoccupazione». La tensione è forte. Castro sostiene che il ferry affondato ebbe una collisione accidentale con un guardacosta cubano. Bill Clinton ha accusato Cuba di «brutalità» per un'azione di affondamento costata la vita a 40 persone. Paolo Passarini «Sono provocatori pagati da Clinton per creare il caos» Castro durante il discorso in tv in cui ha minacciato gli Usa Gli incidenti a L'Avana: polizia e militanti castristi sono intervenuti con durezza dopo che alcune centinaia di dimostranti avevano inscenato una protesta nella zona del porto