Biondi: il mio decreto non voleva proleggerlo

Biondi: il mio decreto non voleva proleggerlo Biondi: il mio decreto non voleva proleggerlo IL MINISTRO E LE POLEMICHE SULLE MANETTE E Lorenzo è tornato in galera? Non me ne importa nulla. Dal punto di vista umano, certo, mi dispiace. Eravamo anche compagni di partito. Ma come ministro non devo tenere conto dei casi personali. E poi non capisco perchè questa vicenda di De Lorenzo debba suscitare così tanto scalpore». Davvero ministro Biondi? Non potrebbe sembrare una «toppa» messa sulle polemiche scoppiate dopo il suo decreto? «Scusi se lo dico, ma questo accostamento del decreto con il nome di De Lorenzo è una delle cose al mondo che mi fanno più girare i coglioni. Io non ho fatto il decreto per De Lorenzo. L'ho fatto, anzi, l'ha fatto il Consiglio dei ministri, perché ritenevo che la custodia cautelare in carcere per certi tipi di reati non fosse essenziale». Sarà. Però ha fatto impressione questo ennesimo arresto «spettacolare», davanti alle telecamere. Prima le telefonate che arrivavano al giornale erano di persone indignate per la scarcerazione dell'ex ministro. Adesso qualcuno comincia a chiedere: ma perché lo rimettono in carcere? «Guardi, come privato cittadino anch'io potrei avere delle cose da dire, ma come ministro devo limitarmi a prenderne atto. Un ministro non deve mai ingerirsi nelle questioni giudiziarie». D'accordo, però questo di De Lorenzo sembra essere diventato un caso emblematico, e c'è già chi parla di «persecuzione». «Io sono convinto che la persecuzione giudiziaria non esiste se non in talune situazioni abnormi. Vede, un provvedimento di legge viene fatto in generale, senza badare ai casi singoli. Tant'è vero che prima sono uscite di carcere 2725 persone, De Lorenzo compreso, e adesso ne sono ritornate dentro, mi pare, 86. L'ex ministro non era ritornato subito in carcere perché la Cassazione aveva ritenuto "non competente" il giudice che lo aveva arrestato. E questo a prescindere dal mio decreto. Adesso la pratica è passata a un giudice competente, il quale ha deciso per l'arresto. Tutto qui». Deve ammettere, signor ministro, che De Lorenzo non è un imputato qualunque. «Ammetto che nei confronti di De Lorenzo o, ad esempio, di Poggiolini, ci sia un rancore sociale ge- neralizzato perché si ritiene che abbiano tradito la fiducia della gente e il potere di cui disponevano. Il reato che si attribuisce a De Lorenzo ripugna alla coscienza della gente perché riguarda il settore della Sanità, cioè un settore in cui il dolore si accomuna all'angoscia, alla preoccupazione. E questo sommuove dei sentimenti molto più forti rispetto ad un reato compiuto, che so, nel settore dei tabacchi. Questo lo capisco come cittadino, ma come ministro non ne devo tenere conto. E non ne devono tenere conto nem¬ meno i giudici. Almeno, me lo auguro». Quindi, in questo arrestobis, l'opinione pubblica non ha contato nulla? «Se avessi tenuto conto dell'opinione pubblica, forse avrei fatto un decreto diverso e adesso sarei certamente più popolare, ma meno giusto. Bisogna fare le cose secondo coscienza e non secondo la voce del popolo. La voce del popolo sarà anche la voce di Dio, ma non dimentichiamoci che il popolo preferì Barabba a Cristo. E che il popolo italiano è molto mutevo- le nei giudizi». Nessun rammarico, dunque, per aver presentato quel decreto? «Guardi, ho avuto il consenso del Consiglio dei ministri nella sua interezza e il presidente Scalfaro l'ha firmato. E questo mi basta. Poi, se qualcuno ha fatto marcia indietro politicamente come Fini, o anche emotivamente come Maroni e Bossi, io non posso farci nulla. Ora c'è un disegno di legge che si chiama Biondi e siccome ha avuto una buona accoglienza in Parlamento, nessuno lo accomu¬ na più al mio nome. Ecco, questo mi secca». Forse le polemiche erano legate ai tempi e ai modi. «Ribadisco che il mio decreto non era accomunato né al nome di De Lorenzo né a quello di Paolo Berlusconi. Per questo, adesso, non mi importa nulla se qualcuno è tornato in galera o se è rimasto fuori. Io non giudico i giudici. Purtroppo, però, siamo in un Paese in cui, invece, i giudici giudicano anche gli atti del Parlamento. Io sono un vecchio liberale e odio le invasioni di campo», [s. cos.] «I magistrati devono fare il loro mestiere senza lasciarsi condizionare dall'ira della gente» LE PROPRIETÀ' DELL'EX MINISTRO DELLA SANITÀ' UNITA' IMMOBILIARI Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli - ■ via A. Manzoni A 9 ■ via A. Manzoni 9/B • via A. Manzoni 9/B • via A. Manzoni 9/B ■ via M. 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In alto: De Lorenzo scarcerato per la prima volta