Ecco la Sanda seduttrice stanca di Osvaldo Guerrieri

Alla Versiliana «Le relazioni pericolose» di Hampton, tratte da Laclos Alla Versiliana «Le relazioni pericolose» di Hampton, tratte da Laclos Ecco la Sonda, seduttrice stanca Delude l'attrice al debutto teatrale in Italia MARINA PI PIETRASANTA DAL NOSTRO INVIATO «E' un libro senza mistero, tutto in primo piano», diceva Giovanni Macchia delle «Relazioni pericolose» di Pierre Choderlos de Laclos. Presa nella sua secchezza, la frase deve essere piaciuta parecchio a Mario Monicelli, che non ha esitato a trasformarla in programma di lavoro. E così, portando tutto in primo piano ed evitando le impalpabili ombre del mistero, il creatore di indimenticabili opere cinematografiche ha affrontato la sua seconda regia teatrale, dopo «Arsenico e vecchi merletti» del '92. Il testo che ha messo in scena alla Versiliana, dinanzi ad una platea nobilitata da celebrità della politica, della cultura e dello spettacolo, non è il romanzo epistolare del 1782. Ciò che ha utilizzato, nella fluida traduzione di Masolino d'Amico, è la riscrittura teatrale di Christopher Hampton: testo ormai celebre, rappresentato per la prima volta in Inghilterra nel 1985 e approdato tre anni più tardi in Italia, dove fu messo in scena da Antonio Calenda per l'interpretazione di Umberto Orsini e di Pamela Villoresi. E' cresciuto, negli ultimi anni, l'interesse per un'opera che, parlandoci di libertinaggio, mostra in controluce il dissolversi di un intero ceto sociale. Heiner Mùller vi si ispirò per «Quartetto; Milos Fonnan e Stephen Frears ne trassero due film in curiosa contemporaneità (1988). Una così fitta concentrazione di sguardi si può anche spiegare. Il romanzo di Laclos è il riflesso più vivido dei mali che hanno minato un'epoca. In più è sostenuto da una struttura rigorosissima, da un'impalcatura che ha al proprio centro il Visconte di Valmont e la Marchesa di Mortemi. Lui, per dirla ancora con Macchia, è una «machine à plaisir», un seduttore senza principii e senza rimorsi. Lei è di molto superiore a lui per cinismo e per vizio: un «Tartufo femmina», osservava Baudelaire. La macchina romanzesca e teatrale nasce da un patto scellerato tra i due: passeranno ancora una notte insieme se Valmont riuscirà a sedurre l'onestissima Madame de Tourvel. L'impresa è ardua, il visconte vi si dedica con tutta la forza simulatrice di cui è capace, non senza concedersi deviazioni di libertinaggio puro, seducendo per esempio la giovane Cécile Volanges, appena uscita di convento e innamorata del giovane Danceny. Quando finalmente farà breccia nel cuore della Tourvel, l'abbandonerà in modo brutale, ma non potrà cogliere il frutto della scommessala Marchesa di Merteuil, che nel frattempo è divenuta amante del giovane Danceny, gli si nega. L'epilogo è terribile. Valmont muore in duello, trafitto da Danceny, la marchesa s'ammala di vaiolo e appare orribilmente sfigurata (ecco un volto finalmente specchio dell'anima), Cécile e Madame de Tourvel si ritirano in convento, dove quest'ultima muore. Nel secolo dell'immoralità, la morale - forse per opportunismo censorio - sigla il proprio trionfo. Ciò che non trionfa, purtroppo, è lo spettacolo. Troppi elementi gli impediscono di approdare a un persuasivo (non diciamo avvincente) risultato teatrale. Il primo motivo di perplessità sta nella lettura di Monicelli, troppo esteriore per risultare vitale, troppo garbatamente illustrativa per riuscire a sondare l'inferno della perversione. Il secondo sta nella configurazione del cast. Era molto atteso l'arrivo sulle nostre scene di Dominique Sanda, attrice di nobilissimo pedigree cinematografico. Ma qui, in teatro, in una lingua non sua, la Sanda ha offerto una prova incolore. Anziché perfida e demoniaca, la sua Marchesa di Merteuil è apatica, impacciata, totalmente priva di fascino seduttorio. Le cose sono andate un po' meglio con il Valmont di Geppy Gleijeses, anche se questo attore che cominciamo a considerare un vigoroso talento comico sembra non credere fino in fondo nel proprio personaggio. Non a caso sente il bisogno di irrobustirlo con poggiature ironiche e con coloriture divertite. Invece è brava e convincente Laura Morante, la cui Madame de Tourvel è di forte interiorità, intransigente, appassionata, disperata. Citiamo ancora Yvonne Sciò nel- la parte non trascurabile di Cécile e un acerbo Fabrizio Dardo nei panni di Danceny. Completano il cast Marilù Prati, Mariella Capotorto, Giulia Del Monte e Oreste Valente. Scene e costumi di Raimonda Gaetani. Musiche di Matteo d'Amico. Al maestro d'armi Renzo Musumeci Greco il merito di aver creato un duello che non faceva morire di vergogna. Osvaldo Guerrieri Con la regia di Mario Monicelli uno spettacolo molto illustrativo Geppy Gleijeses è il cinico Valmont ma la sorpresa è Laura Morante Dominique Sanda, Geppy Gleijeses e Laura Morante nello spettacolo

Luoghi citati: Inghilterra, Italia