Serbi-Nato giorno di fuoco a Sarajevo

I miliziani rubano armi da un deposito dei Caschi blu, scatta la reazione, colpito un tank I miliziani rubano armi da un deposito dei Caschi blu, scatta la reazione, colpito un tank Serbi-Nato, giorno di fuoco a Sarajevo Karadzic assicura: non succederà più Washington: pronti a colpire ancora ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Alle 18,35 di ieri i caccia della Nato hanno bombardato le postazioni serbe a Sud della zona di esclusione di Sarajevo. Un aereo ha colpito un carro armato a dieci chilometri dalla capitale bosniaca. Al raid hanno partecipato Mirage francesi, F-16 olandesi e A10 americani: in tutto, secondo il Pentagono, dodici aerei decollati dal territorio italiano, base di Aviano. Da Napoli Adam Leighton Smith, comandante delle forze alleate nell'Europa meridionale, ha detto che l'incursione è stata interrotta per dare ai serbi di Bosnia la possibilità di mantenere la promessa di restituire le armi pesanti da loro prelevate da un deposito dell'Unprofor. «Eravamo pronti a continuare la missione quando è arrivato l'ordine di sospendere. Ma abbiamo mantenuto lo stato d'allarme e siamo pronti a rispondere ad altre provocazioni in modo ancora più massiccio». I bombardamenti della Nato sono giunti al termine di una giornata di minacce ai serbi che all'alba di ieri si erano impossessasti delle armi pesanti custodite in uno dei dieci depositi controllati dai Caschi blu nei dintorni di Sarajevo. Pochi minuti prima delle quattro del mattino, un gruppo di soldati serbi è penetrato di forza nel deposito di armi di Ilidza, custodito da una trentina di Caschi blu ucraini. I serbi hanno preso un carro armato del tipo T55, due autoblindo M-80 e una batteria antiarea. Subito dopo è decollato un elicottero francese dell'Unprofor per cercare di avvistare il carro armato e le autoblindo, ma dalle postazioni serbe è stato aperto il fuoco contro il velivolo che è stato costretto a rientrare alla base. Dalla sede centrale delle Forze di pace dell'Orni a Sarajevo hanno immediatamente richiesto al quartier generale serbo a Pale di restituire le armi pesanti minacciando l'intervento della Nato previsto in tutti i casi di violazione della cosiddetta zona di esclu- stone. Ma i serbi non hanno risposto. A questo punto, il comandante in capo dell'Unprofor per la Bosnia, gen. Rose, ha chiesto l'appoggio della Nato. Rose ha ottenuto l'autorizzazione sin dalla mattina. I serbi sono stati più volte ammoniti nel corso della giornata, finché nel tardo pomeriggio è scattata l'azione della Nato «trova e distruggi». I caccia hanno avuto il compito di rintracciare le armi pesanti dislocate nelle postazioni serbe intorno alla capitale bosniaca. La crescente tensione a Sarajevo ha interrotto ancora una volta il ponte aereo umanitario con la capitale bosniaca ripreso ieri mattina dopo due settimane di sospensione. Soltanto un aereo francese carico di cibo e medicinali è potuto atterrare in mattinata all'aeroporto della città. «Riprenderemo i voli al più presto», ha dichiarato il portavoce dell'Alto Commissariato per i profughi, Peter Kessler, il quale ha annunciato che i serbi hanno bloccato anche il convoglio diretto a Gorazde, l'enclave musulmana della Bosnia orientale assediata dalle loro truppe. Intanto il governo di Belgrado ha cominciato ad attuare le sanzioni contro i serbi della Bosnia, decise dal regime di Milosevic in seguito al rifiuto del piano di pace del gruppo di contatto del leader serbo-bosniaco Karadzic. Lungo la frontiera del fiume Drina è stato bloccato tutto il traffico commerciale. Lunghe colonne di camion sono ferme perché la polizia della Federazione serbo-montenegrina non le lascia andare nelle regioni della Bosnia controllate dai serbi. Da una parte e dall'altra possono passare soltanto le automobili private e gli autobus con i passeggeri. Da ieri mattina sono inoltre interrotte tutte le comunicazioni telefoniche tra la Serbia e la Bosnia, ma alla Posta centrale di Belgrado hanno smentito che si tratti di una sanzione politica, affermando che c'è di mezzo un guasto alle linee. Da Pale le autorità serbo-bosniache hanno intanto risposto alla nota del governo di Belgrado. «Negare la validità del nostro referendum è un atto male intenzionato. Se noi serbi della Bosnia accettassimo il piano di pace, accetteremmo di fatto per la prima volta lo Stato indipendente della Bosnia dandogli legittimità, il che significherebbe rinunciare al nostro Stato e al nostro diritto all'indipendenza». Ingrid Badurina Il blitz è partito dalla base di Aviano Scattano le sanzioni di Belgrado al governo di Pale Centinaia di camion bloccati al confine 4.00 011 OZA COMPLESSO ABBANDONATO MILIZIANI SERBI ASSALTANO IL PUNTO DI RACCOLTA DI ARMI E RUBANO MEZZI CORAZZATI E CANNONI YT\6°° VTV00 |\ JelicotteroI fv ysEMizov onu QUARTIERE COLPITO MENTRE CERCA LE ARMI RUBATE. DEVE RIENTRARE ^ 'SEMIZOVAC QUARTIERE DI SARAJEVO UN'UNITA'DI CASCHI BLU LA CASA BIANCA ANNUNCIA IAVER DATO L'ORDINE DI BOMBARDARE 17.30 CACCIA A'10 GLI AEREI DECOLLATI DALL'ITALIA COLPISCONO GLI OBBIETTIVI SERBI alla nota del governo di Belgrado. «Negare la validità del nostro referendum è un atto male intenzionato. Se noi serbi della Bosnia accettassimo il piano di pace, accetteremmo di fatto per la prima volta lo Stato indipendente della Bosnia dandogli legittimità, il che significherebbe rinunciare al nostro Stato e al nostro diritto all'indipendenza». 2 SARAJEVO, IL GIORNO PIÙ' LUNGO K Il capo della diplomazia americana ha quindi detto di non prevedere una reazione negati Un casco blu con il fucile puntato verso le postazioni dei serbo-bosniaci a Sarajevo Il segretario di Stato americano Warren Christopher ha ribadito la linea dura di Washington

Persone citate: Adam Leighton Smith, Cannoni Yt, Ingrid Badurina, Karadzic, Milosevic, Peter Kessler, Warren Christopher