«Macedonie al pesticida»
«Macedonie al pesticida» «Macedonie al pesticida» Legambiente: veleni in un prodotto su tre INQUINAMENTO A TAVOLA LA dieta estiva è a rischio pesticidi. Insalata e frutta, alimenti raccomandati dai dietologi per fronteggiare la grande afa, possono mettere in pericolo la salute perché contengono residui di pesticidi superiori ai limiti di legge. L'allarme «chimica nel piatto» è stato lanciato da Legambiente, che per tutto il 1993 ha fatto analizzare dai presìdi multizonali preposti al controllo degli alimenti 8079 campioni di frutta e ortaggi, rilevando che 350 contenevano residui di pesticidi in concentrazioni superiori a quelli ammessi e quasi 3000 risultavano comunque contaminati. I prodotti più a rischio, secondo i rilevamenti di Legambiente, sono l'insalata (11,3% di campioni fuorilegge), le fragole (9,6%), l'uva (5,9%) e gli agrumi (5,7%). Le pere sono invece il frutto che presenta più residui (anche quelli permessi), con il 70,8% dei campioni. «I dati raccolti - dice Cesare Donnhauser, di Legambiente - confermano che il fallimento del referendum di quattro anni fa e la mancata approvazione da parte del Parlamento di una nuova normativa continuano a esporre i consumatori a rischi sanitari gravi, che per alcuni prodotti e per alcune città diventano drammatici». E proprio nella geografia della chimica italiana esistono città dove mangiare frutta e verdura, secondo l'associazione ecologista, è più rischioso: Trento, con il 79% di campioni con residui, Modena con il 75%, Trieste (68%), Rimini (59%), Udine (58%), Taranto (55%), Gorizia (53%). Pordenone guida la classifica delle città con più campioni fuori legge: il 27 per cento di quelli analizzati (soprattutto insalata). Per quanto riguarda le regioni, in Piemonte il 53,4% dei campioni presenta residui, in Emilia Romagna il 48,4%, in Toscana il 30,3%. Legambiente ha cercato anche di indagare sulla provenienza dei prodotti irregolari. «La maggior parte - sottolinea l'associazione - arriva dal Sud e dall'estero, con zone d'ombra anche nella zona di Fondi, nel basso Lazio, e a Imperia, dove sedano e basilico presentavano residui superiori ai limiti di legge». Ma Legambiente mette anche in guardia nei confronti di quei prodotti, in aumento rispetto al '92, che pur essendo «regolari» per la legge presentano più di un residuo: 7,6% due anni fa, 17,2% nel 1993. A Chieti sono stati addirittura rilevati due campioni di insalata con 7 e 8 diversi tipi di pesticidi, mentre il 100% dell'uva analizzata a Palermo conteneva ditiocarbammati, un fungicida classificato come sospetto cancerogeno dall'Epa. Ma secondo l'associazione la situazione residui potrebbe peggiorare. Un'ordinanza firmata dall'ex ministro della Sanità Garavaglia innalza infatti i limiti di molti pesticidi pericolosi per adeguare l'Italia a una direttiva dell'Unione Europea. «La liberalizzazione osserva Legambiente - riguarda anche pesticidi pericolosi come i ditiocarbammati, che passano nella lattuga da 2 a 5 parti per milione, il benomyl, che aumenta da 1 a 2 parti per milione nelle mele, il clorotalonil (da 0,3 a 2 parti per milione nei pomodori». Sfuggire all'inquinamento dei cibi è difficile. La situazione migliora con i prodotti provenienti dalle cosiddette «coltivazioni biologiche»: soltanto tre campioni di verdura a Trento presentavano tracce di pesticidi. [r. cri.] Allarme rosso per fragole e pere Pordenone e Trento città più a rischio Legambiente lancia l'allarme sui pesticidi negli ortaggi, in particolare nell'insalata
Persone citate: Cesare Donnhauser, Garavaglia
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