A Washington si litiga sull'invasione di Haiti

Per Washington «è un primo passo positivo» Ma il Consiglio di sicurezza si riunisce oggi per decidere l'inasprimento delle sanzioni WASHINGTON Il Pentagono contrario all'intervento chiesto dal Dipartimento di Stato. Si diffondono voci sul ritiro di Cedras A Washington si litiga sull'invasione di Haiti Clinton: ai sondaggi non farò più caso WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'amministrazione americana è profondamente spaccata su cosa fare a Haiti. Il dipartimento di Stato favorisce un intervento militare il più presto possibile, mentre il Pentagono dà la priorità a una soluzione politica, incoraggiando i militari golpisti a ritirarsi spontaneamente. La spaccatura è emersa in forme piuttosto drammatiche nel corso di una riunione svoltasi alla Casa Bianca martedì scorso e riferita ieri dal «New York Times». Intanto da Haiti giungono voci su un possibile ritiro spontaneo del generale Raul Cedras entro un arco di tempo che va dai due ai cinque mesi. Sarebbe la soluzione migliore per Bill Clinton, non solo perché in questo modo la spaccatura nel suo governo si ricomporrebbe naturalmente, ma anche perché il Presidente vuole concentrare tutta la sua attenzione sulla riforma sanitaria, dopo l'apertura di un varco che gli offre la speranza di una riscossa. Nel corso della riunione di martedì, il segretario per la Difesa, William Perry, si è opposto alla raccomandazione di fissare un ultimatum temporale dopo il quale scatterebbe l'intervento. Perry, pur dicendo di non opporsi in via di principio a un intervento militare, ha suggerito di esplorare prima a fondo tutte le altre possibilità, compresa quella di incoraggiare con contropartite il ritiro spontaneo della giunta. Strobe Talbott, numero 2 del dipartimento di Stato e stretto amico di Clinton, ha preso la parola per definire «moralmente ripugnante» l'idea di offrire incentivi alla giunta golpista perché lasci il Paese. A questo punto, in un crescendo polemico inusuale in una riunione di quel livello, Perry ha richiesto la parola per definire quella di Talbott «una strana moralità». Secondo Perry «sarebbe invece immorale se gli Stati Uniti non facessero tutto quanto è possibile per risparmiare la vita di soldati americani e i soldi dei contribuenti». Gli Stati Uniti vogliono che almeno tre uomini si dimettano e lascino Haiti: oltre a Cedras, si tratta del capo della polizia Michel Joseph Frangois e del capo dell'esercito Philippe Biamby. Devono andarsene o con le buone o con le cattive. Poiché quest'ultima strada solleva dei problemi, sono state esaminate alcune ipotesi relative alla prima. Sono tre: la prima prevede l'invio di una delegazione americana da Cedras per offrire asilo garantito in un Paese terzo, incolumità, restituzione dei beni a lui e agli altri due militari in cambio di un ritiro. La seconda prevede l'invio di una delegazione che comunichi sem¬ plicemente l'ultimatum e, solo nel caso i militari ponessero delle condizioni, accetti di negoziare. La terza prevede l'invio di una delegazione di un altro Paese, per esempio il Venezuela. Sembra che questa terza strada abbia prevalso e infatti un delegazione venezuelana-uruguaiano-cilena sta prendendo contatti con i militari di Port-au-Prince. Il presidente del Senato haitiano, Bernard Sansariq, ha informato ieri che Cedras intenderebbe ritirarsi spontaneamente alla fine dei suoi tre anni di incarico. Sansariq ha detto che sulla data delle dimissioni c'è una discussione in corso tra il Parlamento e Cedras, che assunse l'incarico di comandante militare in capo il 12 ottobre di tre anni fa. Cedras contesta questa data e vi oppone il 31 gennaio, giorno in cui, sempre tre anni fa, il suo incarico venne formalmente ratificato dal Parlamento. Il 12 ottobre sarebbe per Clinton una data accettabile. Questa soluzione gli eviterebbe di affrontare il Congresso, che rivendica il diritto di autorizzare un'eventuale azione militare. Clinton, nella conferenza-stampa di mercoledì notte, ha detto di desiderare l'autorizzazione congressuale, ma di non sentirsi vincolato a essa. In ogni caso, ha detto, una discussione adesso sarebbe «prematura». Il Presidente ha anche detto di non dare alcun peso ai sondaggi che lo vedono in picchiata, ma, se fosse costretto a forzare la mano al Congresso su Haiti, i sondaggi reclamerebbero un'attenzione estrema. Paolo Passarmi Definita «moralmente ripugnante» l'idea di Perry: offrire incentivi alla Giunta perché se ne vada Il presidente Bill Clinton durante la conferenza stampa