La politica però non fa spettacolo di Lietta Tornabuoni

La politica però non fa spettacolo La politica però non fa spettacolo AGARI non è del tutto vero che la seduta parlamentare dell'altra sera trasmessa in diretta alla tv sia stata completamente insulsa, inutile: a volte anche il vuoto parla e può essere eloquente. Stavolta ha detto per esempio che la politica non fa spettacolo. Anche se i telespettatori sono stati circa sette milioni, tanti quanti seguono ogni sera «Striscia la notizia» (a proposito: tornerà?). Anche se l'occasione era stata preceduta da una forte promozione («Berlusconi al contrattacco, colpirà, scalda i muscoli, si prevedono scintille, è il giorno del giudizio, ne uscirà a testa alta o a capo chino?»), nella ingenua convinzione che l'evento non è necessario ci sia ma basta crearlo, nell'infantile idea che la politica possa essere un succedersi di momenti alti, colpi di scena, giornate fatali, ore decisive, parole risolutive, discorsi memorabili. Anche se era curioso fare attenzione all'uso maleducato dei telefonini, con arrivi e partenze di chiamate alle spalle o accanto all'oratore al microfono, Segni o D'Alema che fosse (pure Berlusconi non ha mancato di fare le sue telefonatine). Anche se si poteva constatare che certe abitudini parlamentari non cambiano' col ricambio dei politici: in passato e nel presente, appena smette di parlare il presidènte dèi" Consiglio e attacca l'opposizione i deputati escono in massa, fanno capannello, ciarlano, aprono il giornale, naturalmente telefonano. Anche se la diretta televisiva, teoricamente la forma meno manipolabile di registrazione di fatti, risultava la più mistificata: l'esclusione dei rumori d'ambiente tranne gli applausi (suoni, commenti, grida, insulti, inviti polemici, risa, risse) e l'inquadratura perlopiù fissa sull'oratore con eliminazione di gran parte di quanto accadeva nell'aula, hanno alterato il clima restituendo una discussione sotto vuoto, da acquario. Perciò, o nonostante tutto questo, un dibattito a Montecitorio non fa spettacolo, non diverte, non fornisce emozioni né intrattenimento: ma re- sta interessante. Interessante, per dire, ascoltare e osservare Fini. Al culmine degli interventi rilevanti s'è alzato. Ha fatto la recensione della seduta. L'ha stroncata («non è successo niente»). Ha parlato riduttivamente del Parlamento come d'una palestra che serve alle discussioni, mentre il governo fa, lavora e realizza. Ha sconsigliato l'opposizione a scatenare la piazza: come se le centinaia di migliaia di persone che in questi mesi hanno partecipato a manifestazioni antigovernative fossero tutte robot obbedienti o comandate con la cartolinaprecetto delle adunate del fascismo, come se manifestazioni e cortei non fossero espressioni del tutto legittime e democratiche, cóme se qualcuno negli ultimi anni si fosse mai «scatenato», come se «la piazza» fosse la mafia. Ha promesso che, all'occorrenza, la maggioranza sarebbe in grado di controscatenare una contropiazza. Discorsi allarmanti: e per di più fatti con la calma sufficienza paternalista di chi comprende la pochezza e precarietà degli alleati, con la tranquilla albagìa di chi sta soltanto aspettando il suo turno. IPOTESI Ottantuno morti. Quattordici anni. Infinite perizie contraddittorie, menzogne, false testimonianze, prove occultate. L'ultima perizia, o meglio la più recente nel tempo, dice che la tragedia dell'aereo DC9 dell'Itavia esploso in una notte di giugno del 1980 nel cielo sopra Ustica e precipitato in mare non fu dovuta a una bomba a bordo; non fu dovuta a un missile; non fu dovuta a un cedimento strutturale. Allora? Suicidio? Lietta Tornabuoni on^

Persone citate: Berlusconi, D'alema

Luoghi citati: Ustica