Marines a caccia di contrabbandieri

Pattuglie alla frontiera di Santo Domingo Marines a caccia di contrabbandieri Pattuglie alla frontiera di Santo Domingo EMBARGO PIÙ* DURO L #PORT-AU-PRINCE ISOLAMENTO internazionale di Haiti è da ieri molto più rigoroso, grazie all'accordo concluso dagli Stati Uniti con il Paese confinante, la Repubblica dominicana: pattuglie internazionali sigilleranno la frontiera fra Haiti e lo Stato vicino. Le pattuglie miste, composte da militari statunitensi, canadesi, argentini e brasiliani, garantiranno che beni essenziali come il carburante non vengano più contrabbandati attraverso il confine sfidando le sanzioni americane. La Repubblica dominicana è l'unico Paese con cui Haiti abbia confini nella storica isola di Hispaniola. Negli ultimi mesi il contrabbando attraverso le catene montuose e lungo la linea costiera ha svolto un ruolo cruciale nel garantire la sopravvivenza del regime golpista haitiano. Ma anche le poche strade sono state assai trafficate, grazie alla disponibilità dei funzionari dominicani a farsi corrompe- re per permettere il passaggio di autocarri carichi soprattutto di benzina. Fonti statunitensi e dominicane hanno fatto sapere che la nuova missione internazionale coinvolgerà 88 uomini fra civili e militari. Ma l'elemento più importante dovrebbe essere la stessa, nuova determinazione mostrata dalle autorità della Repubblica dominicana. L'accordo di ieri arriva a due settimane dalla proclamazione ufficiale del risultato delle elezioni presidenziali dominicane, tenutesi sei settimane fa tra diffuse accuse di frode. I risultati preliminari danno vincente, con un vantag¬ gio di meno dell'uno per cento, Joaquin Balaguer, l'ottantasettenne presidente candidato al settimo mandato. Ma l'Amministrazione Usa ha fatto sapere che a Balaguer che Washington non accetterebbe l'imposizione di un governo che considerasse illegittimo per via di eventuali brogli. Ma se le commissioni elettorali confermassero la vittoria di Balaguer, sarebbe ben difficile per gli americani mettere in discussione il verdetto. Intanto a Port-au-Prince l'ambasciata americana continua a fare pressione sui capi militari golpisti di Haiti affinché se ne vadano, scongiurando il pericolo di un'invasione che rischia di causare vittime anche tra i civili innocenti. In una dura conferenza stampa con i giornalisti stranieri, il portavoce dell'ambasciata Stanley Schrager ha detto che il capo della giunta, generale Raoul Cedras, «farebbe bene a capire che siamo seri sull'intervento militare. Non ci sarà un'ulteriore sforzo di persuasione. Il generale Cedras deve dimettersi. Ci sono due treni che stanno per scontrarsi e si avvicinano sempre più». Gli americani insistono che al pari di Cedras, anche il generale Philipe Biamby e il colonnello Michel Frangois, il temuto capo della polizia di Port-au-Prince, devono dimettersi per evitare l'invasione. «Possono andarsene volontariamente e presto, oppure contro la loro volontà ma altrettanto presto» ha detto Schrager, echeggiando le parole dell'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, madeleine Albright. Schrager ha anche confermato che 515 haitiani, i cui requisiti erano stati dichiarati idonei all'asilo politico in Usa, non hanno ancora avuto il permesso di lasciare il Paese. «Le autorità militari non hanno detto apertamente no, ma finora ci hanno ne¬ gato il permesso sia di portarli fuori da Haiti via aria, sia di passare per via terra attraverso il confine alla Repubblica dominicana, sia di prenderli a bordo su una nave». Un gruppo di haitiani in fila davanti all'ambasciata americana per richiedere l'asilo politico sono stati attaccati dalla polizia. «Li hanno obbligati a piegarsi a terra e li hanno bastonati. Tre sono stati portati via dagli agenti e da allora non abbiamo più saputo niente di loro», ha detto Schrager. Maggie O'Kane Copyright «The Guardian» e per l'Italia «La Stampa» Il generale golpista Cedras invita un senatore Usa «Venga a trattare» Ferito gravemente da una squadra di poliziotti un leader dell'opposizione segretario Onu Boutros-Ghali