Il Pool fiducia alle Fiamme gialle di Susanna Marzolla

La Procura di Milano: «La Guardia di finanza può continuare le indagini di Mani pulite» La Procura di Milano: «La Guardia di finanza può continuare le indagini di Mani pulite» Il Pool; fiducia alle Fiamme gialle Pannella contro Borrelli MILANO. Cosa porta il sostituto procuratore Piercamillo Davigo ai giornalisti davanti al suo ufficio? «Ho un comunicato stampa», dice laconico. E perché il colonnello Ugo Marchetti, comandante del nucleo regionale di polizia tributaria della Finanza, sorride quando lascia l'ufficio del procuratore capo, Borrelli? La spiegazione sta proprio in quel comunicato portato da Davigo. Ecco cosa si legge: «La procura della Repubblica di Milano esprime apprezzamento per la determinazione e il rigore con cui il comando generale della Guardia di Finanza intende proseguire le indagini relative a fatti delittuosi attribuibili a membri del corpo». La procura si dice poi «convinta che l'opera di pulizia intrapresa con fermezza all'interno del corpo possa restituire allo stesso la piena credibilità di cui deve godere un'istituzione fondamentale dello Stato. E si augura che l'allontanamento di coloro che con il proprio comportamento hanno gettato discredito sull'uniforme possa restituire ai cittadini la fiducia e ai militari l'orgoglio». Infine l'ultima annotazione, la più importante dal punto di vista dell'inchiesta: «La circostanza che l'indagine in corso sia nata dall'interno del corpo, grazie alla fedeltà dei suoi componenti, e l'impegno finora dimostrato nelle investigazioni confermano che la Guar- dia di Finanza possa proseguire le stesse fino alla conclusione definitiva delle investigazioni». Al di là del tono un po' rétro sulla «divisa» e l'«orgoglio», il succo è questo: la Finanza continua a collaborare a Mani pulite, non verrà sostituita da altre forze di polizia. E' proprio quanto la Finanza stessa voleva venisse precisato, nero su bianco. Di un'iniziativa della procura «a sostegno» della Finanza si parlava già da alcuni giorni, ma c'era una certa titubanza a esporsi con qualcosa di ufficiale. Poi, lunedì, la nota del presidente Scalfaro da un lato e le dure parole del comando gene¬ rale («Non temiamo intimidazione o minaccia») hanno convinto la procura a rompere gli indugi. Ieri mattina una riunione da Borrelli, con Davigo e il colonnello Marchetti. Ed ecco il comunicato. Per la verità la procura aveva in più occasioni manifestato pubblicamente fiducia alla Finanza. Fin dall'inizio dell'inchiesta, quando lo stesso Antonio Di Pietro aveva convocato i giornalisti per spiegare che «poche mele marce non possono infangare tutto il corpo». Con l'ampliarsi delle indagini Di Pietro aveva lanciato un allarme («E' ormai un problema istituzionale») ma non aveva «abbandonato» i finanzieri: lui e Borrelli, ad esempio, avevano tenuto a farsi vedere alla festa della Guardia di Finanza. Ma i comunicati e le pubbliche manifestazioni sono una cosa; l'inchiesta un'altra. E così succede che (dopo le dure dichiarazioni dell'avvocato Taormina, difensore del generale Giuseppe Cerciello) un altro legale scenda in campo contro la procura. E' Giannino Guiso, difensore di quel Giuliano Montanari, fino all'altro giorno stretto collaboratore del pool. E' finito nel carcere militare di Peschiera, accusato da Antonino Ligresti di aver incassato una «bustarella» da 150 milioni. Ieri l'hanno interrogato prima il pubblico ministero Gherardo Colombo, poi il gip Andrea Padalino. «Il mio cliente ha negato ogni addebito - dice Guiso - e contro di lui ci sono solo le parole di Ligresti. E per non lasciare dubbi ha fatto mettere a verbale la seguente frase: "Sono molto meravigliato che proprio a me, dopo molti anni di servizio, sia toccata una cosa simile"». L'inchiesta continua a scatenare la reazione di inquisiti ed avvocati; il comunicato di sostegno alla Finanza scatena dall'altro verso reazioni politiche. Per ora da personaggi che hanno sempre attaccato a testa bassa i magistrati, e la procura di Milano in particolare: Marco Taradash («Il comunicato è un indizio preoccupante circa il ruolo politico che il gruppo guidato da Borrelli pretende di svolgere»); Tiziana Maiolo («Un'ulteriore dimostrazione di iattanza da parte della procura di Milano; Borrelli non ha alcun titolo per dichiarare fiducia o sfiducia nei confronti di un corpo o di un'istituzione»). Per finire con Marco Pannella: contro la procura, per quel comunicato («che ha tutte le caratteristiche delle veline di regime», dice) vuole chiedere l'intervento del ministro della Giustizia, del Csm e del procuratore generale della Cassazione. Susanna Marzolla Il comunicato del procuratore capo della Repubblica di Milano, Borrelli, ha suscitato perplessità

Luoghi citati: Milano, Taormina